Gatta Cenerentola

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Gatta Cenerentola

Film ispirato all'omonima novella contenuta ne 'Lo cunto de li cunti' di Giambattista Basile. Napoli. 'O Re brama la concessione ottuagenaria del porto, andata in eredità alla povera orfana Cenerentola, una ragazza oppressa da sempre dalla matrigna e dalle 6 sorellastre.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Gatta Cenerentola
Attori principali: Massimiliano Gallo, Maria Pia Calzone, Alessandro Gassmann, Daniele Bigliardo, Marino Guarnieri, Renato Carpentieri, Antonio Brachi, Luciano Stella, Mariacarla Norall, Chiara Baffi, Francesca Romana Bergamo, Anna Trieste, Federica Altamura, Ciro Priello, Marco Mario De Notaris, Dario Sansone, Huang Xu, Gino Fastidio, Enzo Gragnianiello, Alessio Sollo, Daniele Sepe, Alessandro Rak, Francesco Paura Curci, Marzouk Mejri, Charles Ferris, Kazutaka Ono, Martin Devrient, Oleg Bulat, Viola Guarnieri, Mariano Rigillo, Mostra tutti

Regia: Alessandro RakIvan CappielloMarino GuarnieriDario Sansone
Sceneggiatura/Autore: Alessandro Rak, Marianna Garofalo, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone, Italo Scialdone
Colonna sonora: Antonio Fresa, Luigi Scialdone
Produttore: Luciano Stella, Maria Carolina Terzi
Produzione: Italia
Genere: Drammatico, Poliziesco, Romantico, Animazione
Durata: 86 minuti

Dove vedere in streaming Gatta Cenerentola

Moderna Cenerentola / 14 Maggio 2018 in Gatta Cenerentola

Gatta Cenerentola è una rivisitazione moderna (e un po’ violenta) della conosciutissima favola.
Il risultato finale è un buon poliziesco d’animazione con personaggi molto espressivi e curati in ogni minimo particolare e una buonissima colonna sonora.
È una favola dal sapore fortemente partenopeo e come accade quando c’e’ una forte impronta regionale per alcuni potrebbe rappresentare un problema(più che altro per chi come me non ha dimestichezza con il dialetto della regione in questione).
Alla fine un buon prodotto, visivamente molto bello (splendida la Napoli futuristica, cupa e surreale).

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Scalza Cenerentola / 24 Gennaio 2018 in Gatta Cenerentola

Le fiabe di Basile erano oscure, torbide, cattive. Non raccontavano un meraviglioso sogno, raccontavano del male, delle forme in cui si nasconde per insegnare ai bambini dove cercarlo e come riconoscerlo. Poi con Walt Disney il mito dell’infanzia è diventato edulcorato e luccicante. E da allora la fiaba è un mero esercizio infantile, un gioco come tanti altri, che da adulti diventa solo un po’ di polvere sopra la scatola dei giocattoli. Che si fa rappresentare dalla tecnica dell’animazione, ossia i cosiddetti “cartoni animati”, associati ai bambini e per questo privi di serietà, o di spessore.
Dimenticando che quando parliamo di animazione parliamo forse della più alta espressione dell’arte cinematografica (secondo il mio parare perlomeno), sciolta da vincoli, più libera e malleabile, più autentica.
L’animazione italiana, per quel che ricordo, non è mai stata particolarmente competitiva , o incentivata (a parte alcuni piccoli miracoli come i film di Enzo d’Alò, come la Gabbianella e il Gatto, e Momo), ma questo film mi fa sperare in una rinascita di genere.
Tutto questo per dire che Gatta Cenerentola lo ho amato perché mescola e intavola delle tematiche a me molto care, attraverso uno strumento che adoro: l’animazione
Ambientato nel porto di Napoli, Gatta Cenerentola si apre su questa nave che proietta ologrammi, e ricordi, creata da un Vittorio Basile, un uomo buono e amato, padre della nostra gatta. Basile sposa una Angelica, una donna con sei figli, che però è amante di Salvatore Giusto, il malavitoso che complotta contro Basile.
La struttura è della sceneggiatura è un gioco di maschere, di definizione tra personaggi maschili e femminili contrapposti l’uno contro l’altro, a volte contrari, a volte in conflitto.
Abbiamo Basile, l’eroe che muore giovane, troppo presto e ingiustamente.
Abbiamo Salvatore, il malavitoso che ricorre a frasi qualunquiste e retorica per giustificare le proprie azioni “scellerate”, privo di scrupoli o morale.
E Primo Gemito, l’uomo che tenta di ripristinare l’ordine su una nave ormai destinata al fondale.
Angelica poi, la matrigna, una donna disegnata con mille sfaccettature, dall’egoismo e alla debolezza,dalla solitudine, alla progressiva perdita della morale, da mille colori visibili non appena il suo spettro viene messo in controluce.
Personaggio esteso e completato attraverso le sue figlie, asservite a lei, piegate alla prostituzione, marionette in mano a un gioco più grande.
E la Gatta Cenerentola, Mia, bambina anche lei “Spezzata” come angelica, chiusa nel mutismo, nella solitudine, traumatizzata, utilizzata, sfruttata. Mia è il parafulmine sul quale la matrigna sfoga le sue frustrazioni, mai cresciuta, come una bambina sceglie spazi angusti dove nascondersi, e si aggrappa a tutto ciò che resta della sua vita passata. Un personaggio decadente e romantico, di una fragilità sconcertante. Innocente vittima delle circostanze, che le portano via la voce e la consapevolezza del passato, così caro invece a suo padre
E poi c’è la Nave, protagonista al pari dei personaggi, tenutaria dell’anima di Basile, in decadenza, persa nella nostalgia dei ricordi, proiettati automaticamente senza una spiegazione scientifica, in balia dell’atto di fede dello spettatore.
Sfumature che non si possono rappresentare nella realtà, non si può riprodurre un solco sul viso, il pulviscolo dei ricordi, nella realtà. Solo il disegno, può dare veramente voce a una storia del genere.
Solo il disegno può esprimere la dolcezza della protagonista muta e orfana, solo il disegno può darci quella tenerezza e quella nostalgia.
Ho amato questo film in ogni sua sfaccettatura, è un vero e proprio miracolo nel cinema italiano.
A dimostrazione che i film d’Animazione, non sono solo “cartoni animati” .
E che Cenerentola non è più riconoscibile attraverso una misera scarpa luccicante, anzi, è la scarpetta che la inganna e la scarpetta che la condanna.
Delle scarpette la “principessa” non ne ha più bisogno.

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Poesia e miseria / 25 Settembre 2017 in Gatta Cenerentola

Dopo L’arte della felicità, che, insieme a riflessioni e a ricche suggestioni visive, offriva uno sguardo originale sulla città di Napoli, Rak e soci restano negli stessi luoghi per raccontare una storia di sangue, dolore e violenza che, futuribili elementi tecnologici a parte, sembra vivere fuori dal tempo.
Attingendo alla tradizione fiabesca partenopea, quel Cunto de li cunti di G. Battista Basile che, in tempi recenti, ha affascinato anche Matteo Garrone, la Mad Entertainment ha imbastito un racconto cupo in cui si mescolano in maniera molto interessante poesia e miseria.
Dopo la morte di un suo illuminato figlio, lo scienziato Vittorio Basile (riuscito incrocio, non solo nominale, fra De Sica e l’autore della novella ispiratrice), Napoli è una città post-apocalittica su cui gravano le brame di un personaggio orribile come ‘O Re e una perenne pioggia di fuliggine: colpa del Vesuvio fumante, che pare pronto a un repulisti imminente di questa “sin city”, o memoria dei fuochi d’artificio che hanno accompagnato la morte di Basile?

Mia/Cenerentola, la figlia di Basile, è una ragazzina orfana, muta e analfabeta che, da quindici anni, vive in balìa di una matrigna che, a dirla tutta, è ben più gatta di lei: madre di sei figli senza padre, bella e dolente nonostante la depravazione morale in cui sembra vivere da sempre, bramosa di ardenti carezze, Angelica desidera un uomo che, in realtà, non le ha mai dato affetto. Accecata dallo struggimento e dalla compassione di sé, più che dall’amore per il terribile Lo Giusto/’O Re, questa matrigna affascinante non è cattiva in maniera tradizionale: Angelica sembra rispondere a leggi di natura legate a un istinto di sopravvivenza quasi animalesco. Non esita a coinvolgere nel suo incubo anche la propria prole, femminiello compreso, destinandola allo sfruttamento sessuale e al delitto, all’odio rancoroso e immotivato.
In questo senso, benché stereotipato, Angelica mi è sembrato un personaggio molto più complesso e interessante di Cenerentola, che, fino al “risveglio” finale, sembra difettare di personalità, trascinata dagli eventi e dalle persone e, anch’essa, dal desiderio di essere amata.
Per me, la vera “Gatta” del titolo è la bella matrigna e, visto in quest’ottica, il film animato mi è parso -se possibile- ancora più stimolante.

Bravi i doppiatori-attori coinvolti: in particolare, ho apprezzato il lavoro di Maria Pia Calzone (Angelica) e Massimiliano Gallo (‘O Re).

Molto bella la colonna sonora, caratterizzata da melodie mai banali, distanti da afflati neomelodici o smaccatamente folkloristici, estremamente funzionale a livello atmosferico e narrativo, capace anche di criticare argutamente le contraddizioni evidenti e consolidate di Napoli.
Le caratteristiche grafiche generali e il character design dei personaggi si confermano al limite dello sperimentale e sono molto interessanti, poiché mischiano elementi di estremo realismo a stilizzazioni e a dettagli più esotici, dagli echi quasi nipponici. Efficace l’uso del paint over, che conferisce -specie agli sfondi- l’aspetto di quadri a olio.

Curiosità: grazie ai titoli di coda, ho appreso che, inizialmente, Mia avrebbe dovuto avere una voce. Nei credits della colonna sonora, infatti, è riportato il titolo di un brano già inciso che la ragazza avrebbe dovuto cantare durante il film.
Quando, nel 2015, la factory Mad presentò il progetto a Cartoons on the Bay, Mia/Cenerentola doveva essere ben diversa da quella che, poi, è diventata: https://www.nientepopcorn.it/notizie/le-prime-immagini-di-gatta-cenerentola-di-rak/ A parer mio, anche questo è un elemento interessante, per apprezzare il processo creativo e lavorativo che si cela dietro il prodotto cinematografico finito.

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Napoli regna / 18 Settembre 2017 in Gatta Cenerentola

Gran bel film di animazione delle squadra capeggiata da Alessandro Rak, storia cupa che ricorda la più classica Cenerentola ma rivisitata in chiave decadente in una Napoli scura e fuligginosa che si prende in giro e si giudica senza pietà. Carino anche il corto che precede il lungometraggio con un irresistibile porco blues.