Fury, la guerra secondo Ayer / 17 Luglio 2015 in Fury
Sulla seconda guerra mondiale e sui suoi orrori è stato detto di tutto e di più in ambito cinematografico (e non solo). Forse anche per questo motivo è molto facile scadere spesso nella banale retorica e nel ricorso ai cliché del genere.
Il racconto di Ayer, dalla doppia prospettiva atipica (sia perchè il regista americano sceglie un periodo poco trattato come quello degli ultimi giorni del conflitto, sia perchè credo sia il primo che ricordi a narrarlo attraverso il punto di vista dei carristi) in questo frangente, si rivela un racconto oltremodo “onesto”. Di certo non è totalmente assente la voglia di sbandierare un certo eroismo filo-americano, ma il regista è bravo nel proporlo nella misura più dosata possibile.
La storia prende quindi il via, e si dipana anche con una certa naturalezza. In tutto ciò, allo spettatore viene ricordato (perchè comunque non guasta mai ricordarlo) che non è tanto il nemico a rappresentare il male assoluto, ma la guerra stessa e tutto ciò che ne comporta.
Fury non sarà probabilmente l’auspicato film di guerra definitivo e forse non sarà accostato ai vari capisaldi del genere negli anni a venire. Di sicuro, è una pellicola che si può definire, come già detto, un “onesto” e ben realizzato racconto di guerra.

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