Recensione su Full Metal Jacket

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La guerra di Kubrick / 25 Giugno 2012 in Full Metal Jacket

Bisognerebbe andare all’apice della cultura americana della guerra,del conflitto,del dolore e dell’autorità,per comprendere veramente quest’immensa epopea bellica di un Kubrick strepitoso.Questo tassello nel suo immenso puzzle di conoscenza,Kubrick lo dedica all’esplorazione della violenza e all’esternazione fugace di essa.Ma Kubrick non si serve della guerra come veicolo per raccontare una vera e propria storia di guerra.Kubrick punta alla parte esterna alla guerra,alla preparazione del conflitto,all’addestramento dei soldati.Addestramento devastante e impressionante,dove il simbolo del potere massimo,l’autorità militare prepara delle macchine da guerra per la macelleria del Vietnam.Il soldato Joker sa che la guerra (non) è bella,anche se fa male,come cantava De Gregori,no.Il sergente istruttore è un automa della socirtà americana,un uomo(se così si può chiamare) dedito alla decomposizione umana del cervello,per una preparazione serrata ad un qualcosa di inevitabile(in questo momento).Il soldato Palla di Lardo non è attento alle regole,è un illuso,un bonaccione.Catapultato all’inferno diventa un corpo privo di vita.Così come Joker,o come il soldato Biancaneve.Tutte pedine nelle mani di un mondo che non sa smettere di fare del male,o non vuole.Un mondo che non si è rassegnato alla sua bellezza e che quindi cerca di (auto)distruggersi,mandandosi messaggi subliminali o liminali con frequenza costante.Non ci sono eroi,solo martiri.Ma i martiri a Dio,non gli hanno fatto mai cambiar giudizio,diceva Gaber.E aveva pienamente ragione.La contemplazione dell’Altissimo è dovere dell’istruttore,che agisce nel nome di un Dio invisibile,che nelle macerie del Vietnam non mette piede e gira gli occhi verso il nulla.Verso uno spazio bianco.Forse,la miglior sequenza di questo capolavoro è la genesi del soldato semplice Palla di Lardo:Stanco delle angherie dell’istruttore,si ribella e nasce come soldato perfetto.Quando capisce di non riuscire a sopportare la sua nuova vita si fa carnefice di sè stesso.Un respiro ampio apre le fondamenta del Vietnam,dove si svolge la seconda parte del racconto di quel geniaccio di Kubrick.Si cambia tono,ma non realtà.Non ci stiamo addestrando,ora siamo cresciuti,ora combattiamo.Ma perchè combattiamo?Chi siamo?Cosa vogliamo?Sono domande senza senso,una risposta non l’avrai mai.Ma è meglio se continui a farle,perchè di altre non ne hai.Non è una contemplazione della bellezza della vita,quella di Kubrick,come in altri film di guerra(“La sottile linea rossa” su tutti).Anzi.”Full Metal Jacket” è un grido disperato verso un’umanità che si è pian piano smarrita,e che come icona ha la distruzione di massa,senza alcuna pietà per nessuno e per niente(Quando il soldato Joker domanda,nell’orrore del Vietnam,a un soldato se uccide anche donne o bambini,questo gli dice che sono molto più facili da colpire,in quanto corrono meno in fretta e sono bersagli elementari).Un mondo senza scampo dalle insidie di sè stesso.Kubrick,probabilmente,realizza il suo capolavoro.Una lucida riflessione sulla follia umana e su di una violenza collettiva senza ragione e senza scopo alcuno.Macelleria pura.E allora,i soldati Joker,Biancaneve,Palla di Lardo e gli altri,con gli sguardi cari a Kubrick(quello che hanno al massimo della loro cruda realtà,gli ominidi di “2001”,il Nicholson di “Shining” e l’Alex DeLarge di “Arancia Meccanica”) potrebbero essere i nostri padri,i nostri nonni,i nostri figli,o i figli dei nostri figli.Un mondo del genere può produrre soltanto del marcio,senza dubbio.Un mondo in cui l’Onnipotente ci ha voltato le spalle e ci guarda,magari sorridendo.Ma non è il Dio che ci hanno insegnato a venerare e rispettare.Esso è il God of War.Il Dio della Guerra.L’ultima sequenza di questo profetico capolavoro rappresenta il massimo del Kubrick pensiero,ampliato al reale.I soldati(così chiamati quando sono partiti,ora il loro nome è reduci,per dirla alla Faletti del bellissimo “Io sono Dio”,ambientato in Vietnam e che,probabilmente,deve moltissimo a questo grandissimo film) concludono la loro marcia,mentre nell’aria riecheggia una delle più famose melodie di Topolino.Un piccolo omaggio alla cultura americana delle origini.Quella da conoscere,se si vuole sul serio comprendere la bellezza di Full Metal Jacket.Forse,nella top 10 dei migliori film della storia del Cinema.Senza dubbio,nella top 5,dei film del mio cuore.Voglio concluderla qui questa recensione,perchè forse sono stato un pò logorroico,con una piccola riflessione:Che futuro c’è in un mondo in cui la violenza(Egitto,Libia,Siria)continua ad essere l’unico veicolo di comunicazione con le altre parti del mondo?Meditate,uomini,meditate.A mandarvi questo invito,è un certo Stanley Kubrick.

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