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Venerdì 13

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Il capostipite. / 15 Luglio 2019 in Venerdì 13

Un cult del genere horror così come lo divennero rispettivamente quattro e otto anni dopo Nightmare e la bambola assassina.
Il suo punto di forza è l’ambientazione, un campeggio isolato, non facilmente raggiungibile, immerso in una folta vegetazione dove è facile perdersi, con alloggi non troppo sicuri e isolati, dove la corrente elettrica va e viene e, come se non bastasse, dove le condizioni atmosferiche sono sempre precarie(per tutto il film c’è un temporale che imperversa sulla zona rendendola ancora più misera e desolata. C’è da dire che tutto questo ricorda i tragici fatti del lago di Bodom, chissà se Cunningham ha preso spunto proprio da quel terribile fatto).
Nonostante il budget ridotto e gli effetti speciali che oggi definiremmo irrisori il film per me è un capolavoro, ti tiene incollato alla poltrona per tutta la sua durata, ti trasmette un profondo senso d’angoscia e di tensione emotiva grazie alle musiche incalzanti di Manfredini(che non hanno nulla da invidiare a quelle dei Goblin)che accompagnano tutte le scene delittuose, per non parlare poi del finale, uno dei più belli e scioccanti che io ricordi.
Il cast è decisamente buono, tra tutti spiccano l’allora giovanissimo Kevin Bacon, Adrienne King(che fu costretta ad abbandonare prematuramente le scene perché perseguitata da un maniaco) e la brava Betsy Palmer.
Ovviamente alle nuove generazioni potrà non piacere, abituati come sono ai film ad alto contenuto di splatter dei giorni nostrani ma chi ha raggiunto l’eta’ adulta non potrà non rimanere per me colpito da questo film, non potrà non assaporarne lo spirito, non potrà non guardarlo con occhi malinconici e con un pizzico di nostalgia. Erano un altro cinema e un altro mondo…ah, nostalgia canaglia!
Lo consiglio vivamente agli amanti del genere e, per favore, state lontani dai vari sequel che si sono aggiunti dopo, non valgono nemmeno un milionesimo di questo film, ve lo posso assicurare.

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“Uccidila, mamma!” / 26 Agosto 2015 in Venerdì 13

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Diretto da Sean S. Cunningham, “Friday the 13th” è stato uno dei primi horror ad introdurre l’archetipo cardine di buona parte dei film dello stesso genere venuti dopo: quello del gruppo di giovani, che si trova in un luogo quasi dimenticato da Dio e in cui si aggira un killer psicopatico pronto a sbudellarli.

Premettendo che l’horror è un genere che per molto tempo ho trascurato e che solo adesso sto cercando di recuperare, devo ammetere che questo film non è male. Interessante l’uso ricorrente dell’inquadratura soggettiva che permette allo spettatore di “calarsi” nei panni del killer e di aumentare la tensione. Carini anche gli effetti speciali che si possono notare nelle varie uccisioni (anche se, al giorno d’oggi, potrebbero apparire un pò grezzi).

Per quanto riguarda gli attori, alcuni li ho trovati poco adatti alla parte, soprattutto le ragazze. Alcune di loro, più che urlare, aprono la bocca come se stessero sbadigliando. Ho apprezzato invece l’interpretazione di Betsy Palmer, davvero inquietante e psicopatica nel ruolo di mrs. Pamela Voorhes, l’assasino del film. Un punto in meno invece per il doppiaggio italiano, sia per la scelta delle voci che per l’adattamento (“Lago Cristallo” in luogo di “Crystal lake” non si può proprio sentire.)

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