Meat Game / 16 Aprile 2022 in Fresh

Non c’è solo il femminismo, in Fresh, ma anche il classismo, a cui, solitamente, gli americani si riferiscono col famoso “1%”, e questo film non fa eccezione (come se l’altro 99 fosse una massa indistinta al cui interno ci si differenzia solo con questioni di genere e di etnia, e non anche con ulteriori differenziazioni di classe).
Quindi, come dicevo, un film femminista che – e questo è encomiabile perché non è scontato nel cinema americano contemporaneo – non ha paura di tirare in mezzo, anche se un po’ blandamente, le questioni di classe.
Ma uno dei problemi che ho con Fresh è che sono in una fase in cui mi piacciono quei film che, più che portare avanti tesi con cui mi trovo d’accordo, riescano a mettere in dubbio l’opinione comune, compresa la mia.
Da questo punto di vista, però, Fresh non ci prova proprio: prende i punti chiave del femminismo instagrammatico e twitterino e li ripropone a volte in maniera così prosaica da essere imbarazzante (la prima scena a cena col tizio cafone) e poi con un grosso metaforone sul patriarcato (uomini ricchi e bianchi che si “cibano” – con e senza virgolette – delle donne, aiutati da compiacenti “stronze” – con e senza virgolette – senza coscienza di genere).
Ecco, sempre per le mie idiosincrasie, quando nei film i ruoli sono così chiari e la realtà così semplificata, quasi quasi tifo per i cattivi.
Ma la cosa che mi dà più fastidio non è tanto quest’ultima, quanto lo è, invece, il fare finta di avere un tono ironico. In realtà, Fresh è un film che si prende dannatamente sul serio.

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