Recensione su Frances Ha

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Nouvelle York Vague / 3 Agosto 2017 in Frances Ha

L’utilizzo del bianco e nero oggi porta sempre con sè il rischio della leziosità: fare “il bianco e nero” è un vezzo autoriale. Però è anche una sfida per il cineasta di genio, quella di convincere il pubblico che non si tratta di un bluff ma di una necessità artistica; ebbene secondo me Frances Ha non poteva non giocare con la gamma dei grigi. L’atmosfera è proprio quella di un film della nouvelle vague impiantato a New York (con una parentesi parigina), un montaggio dinamico di sequenze piuttosto brevi, dialoghi figli delle scritture di Cassavetes e Allen; c’è la nevrosi newyorkese e c’è una folie molto francese. Il personaggio di Frances, interpretato da una dolcissima Greta Gerwig, ha un suo modo peculiare di affrontare la vita, genuino, fondamentalmente individualista seppure mai scontroso, che superficialmente diresti sulle nuvole ma in realtà ha una propria forza segreta (non è un personaggio fasullo, conosco gente così). Il rapporto con l’amica (interpretata benino da Mickey Sumner, la figlia di Sting) rasenta la morbosità anche se non supera mai il confine della reciproca indipendenza, e soprattutto non sbrodola mai in uno scontato rapporto omosessuale; questo bisogno irresistibile di Frances di avere l’amica accanto, con la quale c’è una intesa unica, è il perno di questa commedia amara sulla solitudine e l’insuccesso personale. Ottimi anche i due protagonisti maschili, Adam Driver (in una intervista Baumbach ha detto di lui: “Tutto ciò che fa e che dice è interessante”) e il bravo Michael Zegen.

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