Recensione su Il cliente

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“Ti stai vendicando” / 10 Novembre 2016 in Il cliente

A distanza di cinque anni dall’Oscar come miglior film straniero per “Una separazione”, e dopo il film girato in Francia e in lingua francese “Il passato”, Asghar Farhadi arriva in sala con “Il cliente”, e con esso ha l’occasione di tornare a girare in Iran, sua terra natia.
Una giovane coppia di attori si trasferisce in un nuovo edificio, su consiglio di un amico che si è speso per aiutarli a trovare una nuova sistemazione. A pochi giorni dall’insediamento, e con un trasferimento ancora in opera, in casa entra per errore un “cliente” dell’ex inquilina, che svolgeva un mestiere delicato in quell’appartamento. L’errore si trasforma in incidente, e l’incidente in trauma. La coppia dovrà convivere con un peso che metterà alla prova la loro relazione, in bilico tra rabbia, amore e vendetta.
Il linguaggio cinematografico di Farhadi è asciutto, pulito di ogni artificio e senza alcuna voglia di “imbellire” la ripresa che è per lo più a mano, quindi vacillante, instabile come i rapporti umani, sempre in bilico nel loro concatenarsi e relazionarsi. C’è un soggetto preponderante ne “Il cliente”, ed è la vendetta, alimentata da una società (in Iran ancora più che da noi) patriarcale, fortemente religiosa, che attribuisce molto peso all’orgoglio, alla dignità dell’essere umano e del nucleo familiare. Il protagonista non potrà dunque accettare la violenza subita dalla compagna, perché il torto deve essere sanzionato, e il colpevole umiliato pubblicamente. Nella seconda parte il film si tinge di toni drammatici e si fa thriller nell’escalation di vendetta che non è mai saziata. Non è però un’escalation hollywoodiana, (come può essere un Saw – l’enigmista) ma piuttosto uno stratificarsi di sguardi e volti umani che si fanno stanchi, consumati e allo stesso tempo carichi di energia distruttiva. Non c’è violenza fisica nel film (al di là di uno schiaffo tra uomini, scena di maggior carica simbolica) ma c’è una spropositata violenza morale, costituita da norme non scritte ma riconosciute da tutti gli individui, e che, infrante, cospargono i propri pezzi lacerando le carni dall’interno.

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