Recensione su L'elemento del crimine

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un sette per la tecnica / 26 Settembre 2013 in L'elemento del crimine

L’elemento del crimine.
Quando Lars (Von) Trier incontra Fritz Lang.

Tutto doveva nascere da tre scene, tre scene che divennero un vero e proprio film attraverso il lavoro dello sceneggiatore Niels Vorsel e del regista stesso, Trier. Sto parlando de Forbrydelsens element (l’elemento del crimine) un film dai colori cupi, un bianco e nero atipico, un film dai toni dark (reso tale grazie alle lampade al sodio) in una Europa distopica, in un futuro non troppo lontano. Un futuro sporco composto di fogne navigabili, corridoi angusti, stanze claustrofobiche; un futuro sporco a livello morale.Questa pellicola è un rimando al noir e a “M, il mostro di Dusseldorf” di Fritz Lang (recensione del sottoscritto nell’album in questione). Tornano i cliché del genere: un ispettore dedito al mestiere; una caccia fra gatto e topo, un rincorrersi fra il nostro e il suo alter-ego;
un serial killer che uccide venditrici di biglietti della lotteria, venditrici porta a porta, pesci piccoli, colpi facili. Chi è la vittima ? Una bambina, elemento collante della pellicola. Il film si apre con l’ispettore Fisher traumatizzato, il peso dell’operazione si fa sentire, che giunge da uno psichiatra.
L’indagine è finita ma si ripercorrono, passo dopo passo mentre è sotto ipnosi, gli elementi dell’operazione, quello è stato il suo ultimo incarico in una Germania sporca e buia.
A proposti di elementi, durante l’indagine Fisher fa visita a un suo vecchio amico, il professor Osborne.
Egli è l’autore de “L’elemento del crimine” un trattato scientifico, questo suggerisce come il buon poliziotto debba identificarsi con il criminale per svelare l’artefice del delitto. Diventare il criminale, cambiare il nostro punto di vista, cambiare abitudini, modi di essere, comportarsi come ciò che non si è.
Fatto suo il metodo, Fisher si mette sulle tracce di un certo H. Gray. Quanto è corretto il metodo e quanto sia realmente coinvolto il Signor Gray spetterà solo allo spettatore (e a Fisher) stabilirlo.
Nulla è come appare, questo è certo, intanto il killer miete le sue vittime.

Note del Don.
Le lampade al sodio scoppiavano al contatto con l’acqua, elemento primo in molte scene, dal momento che l’acqua inondava le scene Lars decise di girare totalmente al buio le esterne.

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