Recensione su Film

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30 Dicembre 2013

Si incastra in maniera affascinante del percorso artistico beckettiano, con una eco continua delle sue opere precedenti e successive: lo spazio scarno e involontariamente claustrofobico, la vista e la fuga dalla vista, la parola e la fuga dalla parola, la sedia a dondolo…
Un occhio che vede tutto, ma che forse nemmeno osserva – lo sguardo inconsapevole degli animali – e un obiettivo che si premura di registrare tutto questo, altro occhio di cui il protagonista non riesce a liberarsi: del resto, egli esiste poiché esiste l’obiettivo. O no?

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