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Il viaggio di Felicia

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Il killer meticoloso e gentile / 23 Maggio 2017 in Il viaggio di Felicia

Proseguendo con diletto la mia scoperta di Atom Egoyan mi imbatto in questo bellissimo thriller. Una periferia industriale inglese molto loachiana con geometrie regolari, una oggettistica vintage che richiama il passatismo del protagonista (tra cui una luccicante Mini Morris verde bottiglia); tutto il fondale di questo racconto nero come la fuliggine delle ciminiere è perfettamente sintonizzato con le composizioni originali di Mychael Danna e i brani del pop tradizionale anni ’50 di Malcolm Vaughan (una specie di british Sinatra).
Bob Hoskins qui è *magnifico*. Inutile cercare nella sua performance il fascino demoniaco dei vari cloni di Hannibal Lecter, il suo sofisticato assassino nasce dalla psiche disturbata di un taciturno bambino cicciottello con i braghini il cravattino e un complesso di Edipo grande come una casa – quanto horror sotteso nelle registrazioni in bianco e nero in cui subisce la personalità ingombrante della carnale madre francese col suo programma televisivo di cucina! – e giunge a “perfetta cottura” nelle sembianze di un ingrigito manager con le sue piccole fissazioni, il suo mellifluo atteggiamento da prete bonario, la meticolosa tessitura della sua tela mortale.
Bravissima anche la fanciullesca Elaine Cassidy col suo sguardo elfico, preda ingenua di un amore ingannevole e perduta nella sua ricerca disperata (che Egoyan argutamente non va a concludere con facili rabberciamenti), che diverrà redentrice in un complesso e denso finale.
Menzione d’onore anche per la predicatrice settaria dalla dentatura cavallina interpretata da Claire Benedict.

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Il viaggio di Felicia: Cappuccetto Rosso è irlandese. / 8 Dicembre 2014 in Il viaggio di Felicia

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Cinque stelline e mezza)

Sulla copertina del dvd c’è un virgolettato (anonimo) che definisce questo “Il miglior film della storia del cinema su un serial killer”.
Ho i miei forti dubbi in merito.

Ad ogni modo, quello ben interpretato da Bob Hoskins è sicuramente uno dei più originali assassini cinematografici che abbia mai visto finora, se non altro perché, a parimerito con Norman Bates, pur facendo affondare le proprie pulsioni omicide in un irrisolto rapporto con la madre, evita di far sfociare i propri istinti in diffuse messinscene a sfondo apertamente sessuale (non che la scena della doccia di Psycho non lo sia, metaforicamente, ma… ci siamo capiti).
Mi aspettavo che da un momento all’altro avrebbe aggredito fisicamente la protagonista: nulla di più sbagliato. Il sig. Hilditch desiderava sul serio solo parlare ed avere un po’ di compagnia. Il fatto è che la follia gli prende un po’ la mano, tutto qui, sono cose che capitano.

Un po’ fiaba (siamo dalle parti di Cappuccetto Rosso), un po’ thriller, il film di Egoyan non è poi malaccio.
Però, per i miei gusti, semplifica troppo la questione mettendo le redini della vicenda in mano ad un personaggio, quello di Felicia, davvero troppo semplice, anacronistico, meno sveglio di una Biancaneve, per intenderci e per rimanere nel solco del fantasy.

Inquietante l’opera di persuasione di Hilditch affinché Felicia si sbarazzi del bambino e bella la conclusione: di Johnny, Felicia non saprà mai nulla, ma non riuscirà a dimenticare i nomi delle ragazze uccise da Hilditch appresi in un momento di ottenebrata lucidità.

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