16 Maggio 2012 in Fearless - senza paura

Tra la vita e la morte la letteratura cinematografica ha sempre cercato una dimensione visiva che si collocasse nel tempo e nello spazio con valenza espiativa o salvifica o rieducativa, ma che comunque tracciasse una riflessione alla quale nessun spettatore può sottrarsi. sintomatico è Amabili resti o il banale Ghost, il meraviglioso George Bailey di Capra, ma il luogo e il tempo in cui si concretizza la linea demarcante del senso della vita trova in questo film un’esplorazione sincera nei sentimenti controversi che Peter Weir unisce con notevole forza espressiva. la sinopsi di questa capacità è, secondo me, nella gestualità contraddittoria di Jeff Bridges che calza a pennello un personaggio difficile proprio perché nella sua instabilità racchiude la forza ambigua di salvare la vita attraverso la morte. si veste da dio e si autoconvince dei suoi abiti: può volare perché non può morire in nessun tempo e in nessun luogo, ma soprattutto può regalare il suo volo, può recuperare in ogni tempo ciò che non è stato.
Il ricorso di Weir al flashback spiega l’espediente tecnico nel senso della narrazione. non c’è ricordo, ma un tornare indietro non per giuntare il presente col passato, ma per dare una solidità materiale a ciò che ha dimenticato (ha dovuto) per divenire un nuovo salvatore. non è una lotta tra vita e morte, ma una riappropriazione dell’esistere che non va calcolata coi numeri del destino. quindi, la gestualità dei pianti delle madri, della rabbia della moglie, dell’amore della sopravvissuta si staccano dall’effetto visivo per un nobile tentativo di introspezione e, credo, che se avesse potuto, avrebbe consumato pellicola anche all’interno di noi che guardando ci spostiamo al di fuori della nostra esperienza quotidiana. ciò avviene quando la commozione è figlia della camera da presa senza che il percorso narrativo possa pagar dazio, anzi lo rafforza. ci riesce bene in questo film come in “Picnic” o nell’attimo fuggente. il dolore ha la sua natura straziante in ogni suo film, ma ci infonde la serenità per affrontarlo attraverso questo piccolo spazio che dura un attimo tra la felicità della vita e il dolore della morte.

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