Father and Son

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Father and Son

Una coppia di genitori scopre che il suo bambino, Keida, non è il proprio figlio biologico. Per un errore alla nascita, infatti, il neonato è stato scambiato con un altro che, quindi, è stato affidato a un'altra famiglia.
Stefania ha scritto questa trama


Produzione: Giappone
Genere: Orientale, Drammatico

Dove vedere in streaming Father and Son

8 / 4 Maggio 2016 in Father and Son

Father and son (2013)

Ryota Nonomiya è un uomo ossessionato dal successo professionale. All’improvviso scopre che suo figlio biologico (Ryusei) è stato scambiato alla nascita con un altro per errore. Ryota dovrà prendere una decisione cruciale e scegliere tra il suo vero figlio e quello che ha cresciuto (Keita).
Film da far vedere a quelle coppie isteriche stile family day ,che pensano che un figlio sia questione di dna. Dialoghi intensi e delicati ,una fotografia bellissima ,psicologia dei personaggi trattata in maniera profonda. Unica pecca ,i soliti doppiatori italiani. Voto 8

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11 Maggio 2014 in Father and Son

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Coppia con figlio, giovani e belli e ricchi, alfieri di una società che è più una giapponeseria di forme metropolitane e rettangolartificiali, no prato no verde, quadrati di vetracciaio. Si scopre che il figlio non è il loro figliofiglio, bensì c’è stato accidentale uno scambio di neonati in ospedale. Si conosce l’altra coppia, un elettricista povirazzo e guascone e stupi-buono e la moglie. Ora le due coppie devono decidere se riscambiarsi i pupi oppure no. Per arrivarci, si conoscono, escono insieme, si palleggiano i figli. Il protagonista, Ryota, alla ricerca di segni distintivi nei bambini in cui riconoscere il proprio sangue, è un archittetto yuppie vestito invariabilmente o tarro o fichetto, e impiega cocciuto l’intero film a capire che è l’amore frutto di relazioni germogliate e cresciute per anni, come i sei passati col suo figlio non figlio, Keita, a contare. Difatti c’è un momento in cui tutti lo prendono da parte e gli impartiscono lezioni di vita, tipo vivitela, fuck work, e cose così; a lui, abituato a comandare, lavorare e pagare quello che non può avere, e che non ha, e la storia narra proprio di questa ricostruzione, un dizionario, o delle categorie, sentimentali a cui affidarsi per affrontare ciò che gli sta succedendo. L’altro padre fa scassare, con curiose movenze a tratti giappo-benignesche. Queste musiche di piano in sottofondo invece sono ancora qui dall’epoca migliore di Kitano, ma forse hanno un po’ rotto le balle. I bambini condividono coi genitori il peso del processo di scelta, obbligati anche se non possono capire in toto quel che accade loro, e lo fanno con una loro incredibile spontaneità che travolge, genitori nella storia e spettatori fuori; soprattutto Keita, che è puccissimo e non si capisce come si possa volergli male.

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