Recensione su Animali Fantastici: I segreti di Silente

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30 Aprile 2022

Cercare qualcosa di HP in questo muovo franchise è un’operazione inutile, sperare di trovare le stesse atmosfere e sensazioni è un’illusione, si tratta di due prodotti completamente diversi – nati da differenti e forse anche inconciliabili medium, concept e intenzioni – e come tali vanno presi. Ogni confronto sarebbe da evitare, per quanto possibile.
Questo terzo capitolo del ciclo Fantastic beasts si rivela in ogni caso un pessimo prodotto, assolutamente privo di sense of wonder[1] (ma la “normalizzazione” del mondo magico è una costante della narrativa potteriana d’epoca Yates sin dai tempi di HP5), confusionario, caotico, noioso e prolisso, dalla trama labile e impalpabile usata solo come preteso per fare continuo sfoggio di CGI fine a sé stessa, in puro stile hollywoodiano “alla MCU” completamente votato alla futile spettacolarizzazione.
Il parlato è pochissimo, fondamentalmente questo è un film di silenzi (silenzio da parte degli attori in scena, si intende, perché di fracasso invece se ne sente eccome), uno scatolone colorato e chiassoso tutto da vedere da fuori ma senza contenuto all’interno. Tra l’altro i personaggi principali sono circondati da una passività totale; la gente assiste a discorsi, combattimenti, irruzioni, sputtanamenti, di tutto insomma, senza fiatare, in silenzio e immobili, più spettatori degli spettatori in sala. Come se i protagonisti fossero soli in scena e tutto il resto fosse solo sfondo[2]. Perché tanto la trama (quel poco che c’è e che, se condensata, avrebbe potuto risolversi nel giro di una mezz’ora o poco meno tanto è semplice, lineare e ingenua) deve andare avanti a colpi di perché-sì in barba alla logica, alla plausibilità e ai pur presenti buchi narrativi.
Qualche citazione (chiamiamola così) qui e là raccattata in giro[3] completa il quadro desolante.
Jude Law si conferma fuori luogo nei panni di Dumbledore. Redmayne irritante come spesso capita ma forse, stavolta, meno disadattato che nelle precedenti due pellicole. Si salva solo Mads Mikkelsen (comunque sottosfruttato), il Grindelwad che avrei scritturato sin dall’inizio. Il resto del cast non pervenuto.
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****SPOILER****
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[1]:
Le formule magiche sono scomparse, tutti usano la magia non verbale e le bacchette magiche sembrano più pistole spara raggi a energia che altro (è tutto un saltare in aria di pietre e mattonelle, proprio come con delle smitragliate), senza contare che qui i maghi sembrano dotati di superpoteri che MCU lèvete per quel che riescono a fare (senza alcuna continuità interna con gli originali HP, ma che lo diciamo a fare…). I costumi non hanno niente di magico, semplici abiti indefinitamente anni ’30-’40 (più o meno l’epoca approssimativa nella quale è ambientata la storia). Anche le ambientazioni lasciano a desiderare, nessun luogo degno di nota (si gironzola per il globo in lungo e in largo, ma niente di memorabile e di utile – alla fine ci si rende conto che un posto vale l’altro, per quel po’ a cui serve), e Hogwarts la si fa entrare in scena per quella manciata di minuti giusto per fanservice (lo stesso dicasi della giovane Minerva McGonagall fatta intravvedere qualche secondo) visto che non è assolutamente funzionale alla trama. Perfino gli “animali fantastici” latitano e sono perlopiù macchiettistici (il solito snaso e i simil-scorpioncini) eccetto il mostro della prigione e il simil-cerbiatto.
[2]: Prendiamo la scena alla cena di gala in Germania, quando Kowalski minaccia Grindelwad davanti a tutti e il ministro norvegese dà l’allarme; tutti vanno semplicemente via in ordine, senza caos, senza fuggi fuggi, mentre gli sgherri di Grindelwald tramortiscono e portano via il fratello di Newt. Per non parlare dell’accoglienza dell’assoluzione di Grindelwald, o addirittura la sua elezione e successiva deposizione da capo mondiale dei maghi, tutta roba che avviene nella passiva accettazione da parte degli astanti e dei maghi del pianeta (che seguono i momenti chiave “in diretta streaming” – roba che Harry, Ron e Hermione se la sognavano…) dato che nessuno reagisce, si indigna, fa qualcosa, dice qualcosa…niente, né sul posto né altrove. Grindelwad assolto? Vabbe’, chissene. Grindelwald eletto? Alé alé a festeggiare. Grindelwald lancia la sua guerra ai babbani? Massì, che importa. Grindelwald deposto ed elezione invalidata per falsificazione? Alé alé per la nuova eletta che non ha mai spiccicato parola fino ad allora (e neppure dopo). Grindelwald fugge (perché nessuno ha ben pensato di arrestarlo in qualche modo)? E lasciamolo fuggire. Belle statuine e niente più, perché gli sceneggiatori non hanno previsto nulla per loro, ogni scena è evidentemente “fasulla” e appiccicata lì invece di essere inserita in un mondo vivo e realistico.
[3]: Le dinamiche tra Dumbledore e Grindelwad sono le stesse che tra il Prof. Xavier e Magneto di X-Men (i film). La morte della madre qilin è praticamente quella della madre di Bambi. Il reclutamento del team è riscontrabile in un qualsiasi heist movie e roba simile. Ezra Miller è truccato da proto-Snape in versione cool. Il racconto di Dumbledore sulla morte della sorella è preso pari pari da HP7 (libro), e infatti è l’unico momento per così dire “canonico” e più discorsivo.

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