19 Recensioni su

Ex_Machina

/ 20157.2434 voti

Intrigante / 21 Febbraio 2022 in Ex_Machina

bei dialoghi, 2 protagonisti sfavillanti coadiuvati da una eccelsa – anche lei – Vikander.
Location poi adattissima.
Bello e originale, pur essendo – il tema – trito e ritrito.

La lentezza fa da padrona / 13 Ottobre 2018 in Ex_Machina

Nonostante la trama originale e i buoni effetti speciali, il film è molto ma molto lento. Si poteva fare sicuramente di meglio.

Il voto sarebbe un 6.5 / 16 Luglio 2018 in Ex_Machina

Discreto film sull’intelligenza artificiale.
Caleb (Domnhall Gleeson) è un programmatore che vince la possibilità di trascorrere una settimana insieme al capo della società per cui lavora, Nathan (Oscar Isaac). Questi gli svela che ha costruito un umanoide dalle sembianze femminili, Ava (Alicia Vikander), dotato di intelligenza artificiale ed ha bisogno di Caleb per fare un test di Turing su di lei(test ideato da Alan Turing per determinare se una macchina è capace di pensare).
Caleb inizia subito a interrogare Ava e il rapporto tra i due si intensifica col passare dei giorni.
Interessante nella prima parte anche se il ritmo è un po’ lento; Caleb, come lo spettatore, inizia a conoscere Ava e Nathan che, come suggerito da Caleb, avendo creato una figura intelligente e pensante, rischia di sentirsi quasi Dio.
Cala nella seconda parte anche se mi è piaciuto il finale che non vado a svelare.
Cast minimale, ottima Alicia Vikander che con questo film ha iniziato a farsi un nome e bene anche Domnhall Gleeson; un po’ antipatico Oscar Isaac ma bene in parte.

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Tecnologia e angoscia / 16 Dicembre 2017 in Ex_Machina

Come una puntata di Black Mirror.
Quindi voto positivo, casomai non si fosse capito 😉

Ottima confezione, poca originalità / 30 Giugno 2016 in Ex_Machina

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ottima confezione, per gli effetti speciali memorabili e la recitazione eccellente, con Vikander e Mizuno che mettono a frutto l’esperienza da ballerine per dare una sinuosità vagamente artificiale ai propri personaggi; ma il film manca alla fine di originalità. C’è un’unica vera sorpresa – peraltro annunciata dal comportamento di Nathan, chiaramente in contrasto con la stima che pretende di avere per Caleb – mentre il finale è prevedibilissimo, mera variante fantascientifica dei vecchi temi di Barbablù e della dark lady. Un lieto fine sarebbe stato comunque anche peggio; il soggetto non lasciava decisamente molte vie d’uscita.

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Originale e intenso…6,5 / 31 Maggio 2016 in Ex_Machina

Una pellicola originale dall’aria fredda e futuristica, ma una storia che fa pensare, che tocca, che coinvolge.
Con protagonisti semi sconosciuti ma di discreta bravura, questo film va in un crescendo di curiosità e stupore, dall’ottima fotografia alla azzeccata colonna sonora. Senza dubbio non passa inosservato, anche se qualcuno credo che possa rimanerne deluso. Particolare, 6.5

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Fantastico / 8 Marzo 2016 in Ex_Machina

Veramente un gran bel film. Una trama che si svolge lentamente e che riesce comunque a coinvolgere di brutto già dovrebbe essere un fattore. Ma non è certo l’unico. Sviluppato in modo decisamente intelligente il rapporto tra umano ed intelligenza artificiale, anche e soprattutto da un punto di vista affettivo e sessuale. Ottimo anche il confronto tra il protagonista e il capo, che lo recluta per testare la IA. Veramente ben fatti gli effetti speciali (Ava nella fattispecie è veramente uno spettacolo da guardare), ottime le musiche (che nel finale accompagnano perfettamente ciò che scorre sullo schermo) e bravi anche gli attori coinvolti, con Oscar Isaac che mi è particolarmente piaciuto. Non manca anche qualche momento più leggero, “breve ma intenso”, come le citazioni a Ghostbusters o Stark Trek o la scena del ballo.

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. / 31 Gennaio 2016 in Ex_Machina

Film bellino ma non eccezionale, opera prima confezionata bene, esteticamente algido e bellissimo. Le storie di Ai hanno sempre un particolare fascino e il film sicuramente trae vantaggio dai suoi personaggi e dall’orizzonte di ipotesi che si può aprire cominciando a a pensare ai robot intelligenti. Diciamo che però il tutto è più votato all’intrattenimento (e non è certo condannabile per questo) e le riflessioni e dettagli più tecnici sono accennati giusto il minimo indispensabile. Comparto sonoro di gran effetto e bravi gli attori, ognuno nel giusto ruolo. Finale interessante che lascia riflettere.

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Garland convincente / 11 Gennaio 2016 in Ex_Machina

Sci-Fi all’inglese. Bello…nulla da ridire. C’è un po’ di Kubrick, un po’ di blade runner. Una colonna sonora di tutto rispetto.

mezzo voto in più per la citazione a ghostbusters.

I.A. fino dove può spingersi… / 30 Dicembre 2015 in Ex_Machina

Il dilemma riguardo il limite che può raggiungere una machina.
Caleb, giovane e brillante impiegato presso una società d’informatica vince una settimana nella mitica residenza del proprietario della sua società.
Ignaro però di essere stato scelto per effettuare il test di Turing ad una sua macchina con le sembianze di una affascinante donna.
Trama quasi scontata ma piacevole come visione.
Non certo un film che farà epoca… Almeno credo…
Si può vedere.
Ad maiora!

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Femminilità cyborg / 5 Ottobre 2015 in Ex_Machina

Non è affatto scontato che uno storyteller di successo riesca a dimostrare pari abilità anche alla regia. Direi che Alex Garland ci è riuscito alla grande e fin dall’esordio, con un film che sembra avere tutte le carte per essere considerato già un cult del generoso filone sci-fi con al centro l’annosa diatriba uomo-macchina.
Un dramma intimo e di poche parole, che procede felpato come i passi della protagonista, in un senso di soffocante claustrofobia e inanità dell’azione. Alicia Vikander è una intensa perfetta maschera di ghiaccio con una incredibile femminilità cyborg; molto validi anche Domhnall Gleeson e Oscar Isaac.
Splendida sequenza pre-finale, molto kubrickiana, su crescendo musicale distorto e assillante.

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cult / 2 Ottobre 2015 in Ex_Machina

Caleb, un giovane e brillante programmatore viene scelto per andare a vivere per una settimana a casa del fondatore di Google (che nel film ha un altro nome, ma è Google). In realtà è stato invitato come cavia per un test di Turing su Ava, un androide dotato di intelligenza artificiale che mostra però segni di ribellione al suo creatore, e seduce Caleb per convincerlo a liberarla.
Conturbante triangolo fra un miliardario, un geek e un robot (e una escort giapponese) pregno di ambiguità sentimentali che, per osmosi, diventano le ambiguità dell’intelligenza artificiale che il test di Turing cerca di sfidare. A cosa assistiamo, allora: a un dramma sentimentale o a un paradosso esistenziale? Crogiolarsi in questo tipo di domande è uno degli obiettivi della fantascienza, e “Ex Machina” in questo senso diventa subito un piccolo cult.

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ex machina / 3 Settembre 2015 in Ex_Machina

Il sottofilone dell’A.I. – intelligenza artificiale- della cultura filmica fantascientifica odierna affonda sempre di più le sue radici nel tessuto sociale, che usufruisce di tali contenuti con meno stupore e crescente fiato sul collo. Complice uno sviluppo tecnologico sorprendente, il genere fantascientifico è proiettato con sempre più slancio verso un futuro spartito tra uomo e macchina; i motivi del conseguente successo sono da ricercare sia nello stimolo che proviamo a trovarci minacciati da una nostra creazione (tema freudiano ancor prima che cinematografico), sia nella capacità che ha il suddetto genere di divagare verso orizzonti sterminati trattenendo il profumo di contemporaneità, attualità, fattualità.
Ex Machina di Alex Garland si innesta in questo tessuto psicologico sociale in un periodo in cui le speculazioni apocalittiche affiancano ragionamenti profondi sull’identità tecnologica, godendo quindi di un ampio margine di possibilità verso l’una o l’altra scelta. La decisione di rimanere a metà strada è forse il colpo vincente (imprenditorialmente parlando) di un film che rimane interessante anche sul piano riflessivo – filosofico, ma che in ultima istanza sceglie lo spettacolo come fattore dominante.
Il confronto con altre opere è debito, in quanto forte è la relazione che intercorre tra queste, sullo sfondo di una psicosi collettiva data dal difficile uso delle nuove tecnologie, dei social media e dei nuovi paradigmi di interfaccia bio-meccanica. Impossibile quindi non citare Black Mirror, la serie tv ideata da Charlie Brooker che affronta con profondità pregevole diversi aspetti di questo rapporto, talvolta perverso. In particolare a dialogare con Ex Machina è il primo episodio della seconda stagione, “Torna da me”, nel quale l’intelligenza artificiale soppianta la scomparsa del compagno di una lei, perfezionando la natura umana quindi deviando il rapporto.
In Ex Machina un ricco ricercatore seleziona un giovane programmatore per eseguire, nella sua residenza milionaria in un’isola deserta, il famoso test di Touring, nel quale un uomo viene fatto dialogare (in conversazione scritta, non visiva) con un computer. Se l’uomo riesce a capire che sta dialogando con una macchina, il test non è superato. Nel film però il test è concettualmente scavalcato, e il ragazzo viene fatto interagire con la macchina (di nome AVA) che ha fattezze, movenze, comportamenti umani, ma anima scritta in algoritmi.
La trama soffre senza dubbio di poco approfondimento psicologico, nei primi cinque minuti la scena è già completamente messa in opera, i due personaggi principali non hanno storia, e la loro conoscenza è dominata da variabili caratteriali inspiegate, velleitarie. È il guscio vuoto del film, che resta leggermente indigesto, superficiale, ma che al contempo dà valore al personaggio robotico, creando un disequilibrio empatico dello spettatore verso il simbolo umano e il simbolo meccanico, dove l’equilibrio è decisamente spostato verso quest’ultimo. La tematica generale (l’A.I.) è affrontata in sceneggiatura attraverso dialoghi carichi di personalismi (“io sono Dio”) e creazione del contesto altrettanto individuo-centrica, dando per scontato che un solo uomo in uno studio di ricerca, per quanto avanzato che sia, possa far fare il grande passo all’umanità. L’idolatria legata al nome dei grandi personaggi, dovuta al processo di generalizzazione nello studio della storia, si concretizza dunque nel film, che tralascia di conseguenza ogni accenno al metodo scientifico, agli sviluppi della ricerca, agli step evolutivi raggiunti dal progetto, chiamando in causa addirittura Jackson Pollock, in quello che è un passo del film sicuramente affascinante ma vuoto di significato. Sul finale si sciolgono i nodi filosofici, la vera struttura del film emerge finalmente indisturbata, e le domande esistenziali cessano di esistere a favore di un cambio di registro: thriller. Nello svelarsi del rompicapo si può capire come si risolva il gap logico, semplificando ad un ”test del topo nel labirinto” ogni ambiguità; mossa che sortisce un certo effetto, appagando sul livello narrativo uno spettatore in bilico, e inserendosi appunto in quelle dinamiche proprie del genere thriller. Anche se il confronto può apparire ingiustificato (diversi tempi, diversi modi) AVA è sicuramente debitrice a quell’HAL 9000 di 2001 Odissea nello spazio che riuscì a muoversi nella filosofia pura, ponendo quel punto di domanda che Ex Machina non è riuscito a ricalcare.

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Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”. / 3 Settembre 2015 in Ex_Machina

Ava. L’incarnazione della creazione ex novo della donna dalla costola dell’uomo. Il dottore come Dio? Come Dio ha perduto il controllo delle sue creature. Il riferimento biblico è interessante. Inizialmente non ho apprezzato come l’uomo Demiurgo decidesse le sorti della donna, macchina utilizzata per i suoi scopi, e per i suoi scopi distrutta, la fine invece mi è piaciuta. La mente della creazione supera e distrugge il creatore, a suon di furbizia e coscienza di sè. La scenografia creata tra il monocromatismo del laboratorio e i colori vivi del mondo di fuori mi hanno ricordato il mito della caverna di Platone: l’uomo si libera dalle catene ed esce dalla caverna vede le cose per ciò che realmente sono e rimane abbagliato dal Sole e dal mondo delle idee, quello vero. Ogni tanto la storia risulta lenta, ma nel complesso niente male.

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La giapponese muta / 21 Agosto 2015 in Ex_Machina

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il regista, Garland, aveva scritto la l’adattamento per la sceneggiatura di Never let me go, e avrebbe avuto un bonus stima e lacrime da parte mia quasi qualsiasi cosa avesse fatto qui.
In principio non si sa bene cosa ma Caleb ha vinto. Lui è una specie di Watson di Sherlock/Bilbo Baggins, ma programmatore. Pure sveglio quanto i suddetti circa uguale. Viene spostato nella tenuta del boss, che ha 150 microclimi diversi, tutti in un minuto di elicottero. Quindi dovrebbe essere grande circa come l’Argentina. Il suo capo, il quale se ne sta solingo rintanato in un rifugio/centro di ricerca/fortezza in mezzo al niente, è il barb-nerboruto (nerd-oruto. Ahah, l’hai capita? Vabbè lasciam stare :/) Nathan, il quale, pian piano si scopre, è un fottuto genio che ha inventato Google. Con un altro nome, ma voglion proprio dire Google, se l’è inventato da solo e perciò è ricco da schifo. Nathan chiede a Caleb di sottoporre Ava, un androide dotato di IA e con due discrete tette, a un test di Turing nel corso di una settimana. Caleb, abbastanza inevitabilmente, finisce per innamorarsene, ricambiato, e lei lo convince a farla scappare. Lui lo fa ma doh!, Ava lo aveva turlupinato, uccide Nathan, molla lì Caleb e se ne va a conoscere il mondo. La natura potente e fredda (potremmo dire indifferente e quella battuta “Leopardare!”) che sta dietro è norvegese. Ma il film è soprattutto di interni, rivestiti di una patina di tecnologia fantascientifica ma non troppo, che rendono tutto prossimo e verosimile. Non oggi, ma domani ci sta. Come il viso e carattere di Ava, del resto. Pendola Caleb, nel sentirsi una marionetta ora dell’uno ora dell’altro della triade dei protagonisti. Cui si aggiunge una robot japu gnocca che ha la funzione di far scopare Nathan, che è sociopatico e alcolista ma almeno il problema della gnocca lui per sé l’ha risolto. Molto nella pratica, è Frankenstein applicato al web 2.0→ Nathan spiega che per creare un database di espressioni facciali per i suoi droidi ha usato le telecamere di tutti i telefoni del mondo, e l’ha fatto semplicemente perché era possibile, so dude, why not? Ed è un film basato sul verbo e il ragionamento, anzi, di tematiche ce ne sono pure troppe. Se il corpo di Ava è trasparente, così non sono i suoi pensieri, e alla fine potrà anche aver superato il test, ma come etica proprio ancora non ci siamo, se ammazzi una persona (e vabbè ok, era il tuo aguzzino e lo odiavi) e ne lasci un’altra a morire in un rifugio sigillato, il povero Caleb poi, che non potrebbe fare male a un paguro zoppo. Alcune difficoltà a pervenire al finale amaro, se la settimana fosse stata di 5 giorni sarebbe stato meglio, in quanto in quanto il gioco di sorprese e capovolgimenti derivanti dalle parole più che dalle azioni dei tre nella ripetitività mostra un poco la corda. Ma oh, con quella Bibbia di danni ne hanno fatti un sacco, e ci sono ancora nerd che si credono Dio.

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Le macchine di Garland / 6 Agosto 2015 in Ex_Machina

Alex Garland, col suo primo lavoro dietro la macchina da presa, crea un nuovo tassello che va ad unirsi a quel noto filone del complesso rapporto tra uomo e macchina. Sebbene la tematica non vanti una particolare originalità (nemmeno nella sua tragica morale, con l’uomo che viene per l’ennesima volta sopraffatto dalla tecnologia), Ex Machina può vantarsi di essere un tassello elegante e decisamente ben realizzato grazie a numerosi aspetti. Dagli interpreti (Oscar Isaac e Alicia Vikander si innalzano su di un cast molto contenuto in termini di quantità) alla sceneggiatura solida, che si avvale di buoni dialoghi, mai troppo pretenziosi o banali.
Di impatto anche l’ambientazione. Le stanze e i corridoi di quello che, a quanto pare, è un hotel situato in Norvegia sono resi in modo da contribuire molto all’atmosfera generale della pellicola. Così come persegue il medesimo scopo la componente sonora, in un crescendo continuo di tensione.

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Favole e Black Mirror / 2 Agosto 2015 in Ex_Machina

Il tema, quello dell’intelligenza artificiale empatica ed autonoma, è noto ed abusato, ma il film di Garland è una buona prova sull’argomento, supportato da un interessante studio ed uso degli spazi (la fortezza del sapere è prigione mentale e fisica invalicabile, un guscio che ha violentato l’ambiente naturale in cui è stato inserito, fino ad incastonarvicisi con un grande senso di continuità) e da altrettanto convincenti caratterizzazioni dei personaggi il cui dualismo è ben calibrato. Chi è il dio di chi? Chi detta le regole, in realtà? Chi comanda e chi ubbidisce?

Alice, Cappuccetto Rosso, le spose di Barbablù, Pinocchio: l’immaginario favolistico della tradizione si mescola e rimescola, generando una lunga puntata di Black Mirror. Ecco, forse la pecca maggiore di questo film è la sua durata: dice abbastanza presto ciò che ha da dire e, specie nel finale, si dilunga un po’ troppo.

Buona la fotografia, interessante la colonna sonora pervasiva e cupa, notevoli gli effetti speciali.

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Instant Cult? / 6 Luglio 2015 in Ex_Machina

Discretamente interessante questa produzione inglese, sci-fi che non fa dell’originalità di certo il suo punto di forza, ma quanto l’ambiguità intrinseca dei personaggi (bravissimo Isaac) e nella sessualità senza cedere troppo il fianco a facili moralismi o compiacimenti.

26 Giugno 2015 in Ex_Machina

Un po’ Barbablù, un po’ Dracula, persino qualcosa di 2001 Odissea nello spazio. Ottima la colonna sonora. Bravissimo Oscar Isaac, mentre Domhnall Gleeson mi è sembrato leggermente sottotono. Spero abbiano entrambi reso il meglio nel nuovo film di Star Wars.

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