Recensione su Ogni cosa è illuminata

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recensione a modo mio / 8 Febbraio 2012 in Ogni cosa è illuminata

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“Prima della nostra rigida ricerca ero dell’opinione che gli ebrei avevano la merda in mezzo al cervello, principalmente perchè tutto quello che sapevo degli ebrei era che pagavano mio padre moltissima moneta per andare in vacanza dall’america in ucraina”

“Il passato è passato, e come ogni cosa che non è di ora, dovrebbe rimanere sepolta.”

Parallelo devastante, senza ripercorrere e analizzare il passato l’opinione iniziale non sarebbe mai cambiata, e il giudizio superficiale rimasto nei secoli dei secoli e magari tramandato alle generazioni… amen..

fa riflettere no??

Ho sempre ascoltato con grande attenzione il modo di ragionare, le opinioni, le impressioni di quelle persone che si trovano catapultate fisicamente o mentalmente in un’altra vita, un altro stile di vita, un altro modo di vedere le cose.

Mi ha sempre attratto moltissimo cercare di capire dalle loro frasi e dalla loro vita come appare la mia o quella che si trovano davanti.

Il protagonista del film è questo ragazzo ucraino di Odessa (sembra ci tenga) che con il suo modo “semplice” di vedere la vita mi ha aperto la mente a mille pensieri… noi che siamo popolo evoluto, teoricamente colto, in ogni caso “avanzato” (capire quali siano i parametri per definirci cosi non fa per me) abbiamo un modo di osservare e di prendere le cose, le situazioni che, paradossalmente, ieri mi ha fatto riflettere perché in realtà molte cose sono molto più semplici di quello che le facciamo passare.

Ogni battuta, ogni dialogo del film mi spiazzava, il cogliere il punto usando 4 parole e non 100 e lo sputare in faccia i nostri artifici mentali mettendoli in discussione tutti in un istante è una cosa che mi fa pensare e molto.

Il film ruota attorno a tre personaggi tutti molto diversi tra loro, quattro aggiungendo anche il fedele cagnolino…

Il primo è il nonno del protagonista, figura particolare per lunghi tratti severa, cattiva e fredda ma molto concreta che poi si scoprirà come spesso accade nella vita che quella figura in realtà era solamente una controfigura, una maschera, di protezione mossa dal dolore, dai ricordi e dai rimorsi.

Il protagonista appunto dovrebbe rivestire i panni del classico ragazzo povero e non troppo intelligente (se l’intelligenza viene misurata con i canoni tipici della civiltà europea) che viene poco considerato dal padre (classico padre e padrone) ma che nella sua stupi-banalità risulta essere molto più saggio e profondo di un filosofo e che, con la sua spontaneità, mi ha disarmato..

Poi c’è il ragazzo ebreo venuto dagli stati uniti per provare a ricostruire, ripercorrere, trovare qualche traccia o ricordo (essendo un collezionista) dei suoi antenati (nonni). E’ il classico ragazzo di buona famiglia, timido, colto e rigorosissimo nei modi e nell’abbigliamento. Il classico ragazzo che rispetta i canoni della cultura e delle abitudini del suo paese ma che catapultato in un’altra realtà sembra una persona di un altro mondo (com’è, in effetti) ma alla luce di chi quel mondo non lo conosce, risulta essere lui lo strano.

E infine il cane schizzofrenico che è però pazzo nei piccoli gesti ma fedele, fedelissimo nel corso della vita, indomabile nella libertà di espressione ma domabile e lucidissimo per sua volontà e rispeto per gli affetti…

Questo parallelismo mi ha fatto pensare molto a come la nostra vita per come siamo abituati a viverla sia solo un piccolo angolo della vita dell’essere umano, quanto quello che facciamo per abitudine o per storia e tradizione e che reputiamo giusto e normale sia invece soltanto un imposizione del passato e spesso sia un vero e proprio limite. Un limite alla creazione del futuro e un limite alla visione del presente e dello stesso futuro.

In realtà, credo, che nessuno dei due o tre opposti protagonisti sia considerabile come “strano” sono solo degli abitanti della vita che hanno vissuto e quello che sembra strano agli ucraini del ebreo statunitense è normale per gli ebrei statunitensi, quello che sembra assurdo all’ebreo statunitense degli ucraini è normalissimo per gli ucraini stessi. Quindi chi è che può elevarsi a decidere che uno dei due “è stravagante” rispetto all’altro… però noi tutti lo facciamo sempre… ci eleviamo a giudizio anche senza rendercene conto.

Quando qualcuno fa qualcosa che ci sembra anormale lo definiamo “fuori di testa” quando infondo spesso si tratta di semplici abitudini… legate al passato e al luogo dove siamo nati e alla vita che ci si è posta difronte.. ci fermiamo mai a pensare che se fossimo nati in ucraina probabilmente ci comporteremmo come si comporta quell’ucraino che oggi definiamo “ fuori di testa” ?

Oppure al peso diverso che diamo alle parole, le stesse parole.. una parola in se è neutra, noi grazie alla nostra cultura e al nostro passato e alla sua storia gli associamo un significato, un valore positivo o negativo.. ma quando parliamo con qualcuno che non ha la stessa nostra storia pensiamo mai che la sua interpretazione della parola potrebbe essere diversa dalla nostra?? O abitudinariamente abbiamo la presunzione di credere che tutti interpretino quella parola in quel modo o peggio ancora che quello sia l’unico o il modo giusto?? Definire una persona di colore “negro” è uno spregiativo oppure è spregiativo il senso che gli diamo noi?? Io propendo, onestamente per la seconda ipotesi.

Ecco che da queste riflessioni metto in dubbio anche il concetto di passato… è davvero giusto osservare il passato per costruire il futuro?? Osservarlo si, ma con molta attenzione perché questi ragionamenti mi fanno dubitare del fatto che osservare troppo il passato ci impedisce di vedere oltre a quello che quel passato ha permesso, e creare il futuro sui limiti del passato potrebbe essere poco produttivo.

Ad oggi ritengo che creare il futuro, immaginare il futuro, sognare il futuro proprio o non unicamente personale partendo dal presente sia forse più indicato, perché il presente contiene già il passato e non rinchiude (almeno credo) in maniera così robusta quello che potrebbe essere l’espansione del futuro stesso.

Ah le stupende colonne sonore delle musiche balcaniche le trovate come omaggio al film in alcuni filmati su youtube…

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