15 Marzo 2023 in Everything Everywhere All at Once
Una delirante e bizzara storia di multiversi è semplicemente l’allegoria di un rapporto tra madre e figlia e di una vita a cui non riescono a dare un significato.

Quando la sua lavanderia a gettoni è oggetto di un controllo fiscale, Evelyne Wang si ritrova catapultata in una folle avventura al centro del multiverso e viene investita del ruolo di eroina salvatrice del suo e di molti altri mondi!
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Everything Everywhere All at Once
Attori principali: Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan, James Hong, Jamie Lee Curtis, Tallie Medel, Jenny Slate, Harry Shum Jr., Biff Wiff, Sunita Mani, Aaron Lazar, Brian Le, Andy Le, Neravana Cabral, Chelsey Goldsmith, Craig Henningsen, Anthony Molinari, Dan Brown, Panuvat Anthony Nanakornpanom, Cara Marie Chooljian, Randall Archer, Efka Kvaraciejus, Peter Banifaz, Audrey Wasilewski, Li Jing, Dylan Henry Lau, Boon Pin Koh, Timothy Eulich, Daniel Scheinert, Michiko Nishiwaki, Jane Lui, Jason Hamer, Timothy Ralston, Hiroshi Yada, Randy Newman, Daniel Kwan, Elle Alexander, Emmett Ferguson, Waymond Lee, Amanda MacLeod, Pablo Ramos, D.Y. Sao, Freya Fox, Mostra tutti
Regia: Daniel ScheinertDaniel Kwan
Sceneggiatura/Autore: Daniel Scheinert, Daniel Kwan
Colonna sonora: Ryan Lott, Rafiq Bhatia, Ian Chang
Fotografia: Larkin Seiple
Costumi: Shirley Kurata
Produttore: Anthony Russo, Joe Russo, Tim Headington, Tim Headington, Daniel Scheinert, Daniel Kwan, Mike Larocca, Jonathan Wang, Josh Rudnick, Theresa Steele Page
Produzione: Usa
Genere: Azione, Commedia, Fantascienza
Durata: 140 minuti
Una delirante e bizzara storia di multiversi è semplicemente l’allegoria di un rapporto tra madre e figlia e di una vita a cui non riescono a dare un significato.
La cosa migliore del film è il titolo – che in italiano avrebbe funzionato persino meglio: Tutto dappertutto tutto assieme. Per il resto siamo di fronte a uno strambo amalgama di umorismo infantile – si ride, ma per scene appunto infantilmente salaci o per invenzioni bambinesche (l’universo con le dita a hot-dog) – e di sentimentalismo con qualche sfumatura vagamente mistica – il film presenta quella che potrebbe essere la scena madre più lunga della storia del cinema: 38 minuti. Il tema degli universi paralleli è interessante, ma avrebbe bisogno di uno sforzo intellettuale decisamente più impegnativo.
I Daniels mi avevano stupito e divertito con Swiss Army Man. Perciò, quando ho saputo della distribuzione negli Stati Uniti di questo nuovo film, ho subito drizzato le antenne. Dubitavo di un suo arrivo nei cinema italiani: davo praticamente per scontato l’atterraggio del film direttamente su qualche piattaforma, e, invece, seppur con qualche mese di ritardo rispetto all’uscita negli USA, Everything Everywhere All at Once è arrivato anche nelle sale d’Italia e, nell’ambito della programmazione attuale, è un unicum, senza dubbio.
È un film che affronta temi fantascientifici, ma non fa parte di un franchise, non annovera supereroi propriamente detti, non è un remake, prequel o sequel di qualcos’altro, si basa su un soggetto originale, è un film “occidentale” che (al netto dei protagonisti asiatici) ambisce alla follia, al nonsense, al dinamismo e ai sottotesti di certi prodotti cinetelevisivi “orientali”.
Everything Everywhere All at Once è un curioso passatempo audiovisivo che, al proprio interno, affastella idee, visioni, citazioni e riflessioni in modo compulsivo (come la casa dei Wang, somigliante, per densità di oggetti presenti, all’alloggio di un accumulatore seriale).
Escludendo la complessità della materia (le implicazioni connesse all’esistenza di un multiverso), la trama è abbastanza lineare e veicola una morale pratica e confortante (scoprire il lato “buono” della propria vita e apprezzarlo).
Però, nel complesso, l’ho trovato noioso (o, meglio, ripetitivo) e ho sentito pesarmi addosso un po’ troppo le due ore e venti minuti di visione.
Assodato il (buffo) meccanismo del “tappeto elastico”, il film involve e, in più occasioni, reitera, senza avanzare di un passo.
Bizzarro, ok, ma dov’è il vero colpo di teatro?
Film di stampo demenziale. La trama non era ben coesa, questo e’ giustificato proprio per aumentare il nonsense, ma ha portato ad avere certi passaggi chiari, e altri che invece necessitavano di piu’ spiegazione. Inoltre un po’ troppo lungo, sarebbe stato piu’ fresco e dinamico con 20-30 minuti in meno. Nel complesso comunque accettabile a parer mio. In sala il pubblico (giovane e numeroso, anche relativamente alla posizione del cinema non favorevole per questo target) ha gradito, meno spiegabile il grosso seguito, un po’ esagerato, che sembra avere nei vari siti esteri di recensioni e commenti.