Recensione su Se mi lasci ti cancello

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14 Luglio 2013

“Non sono andato al lavoro stamani, ho preso un treno per Montauk, non so perché”

Il Palinsesto italiano, che lo riproponeva questa sera su La 7 mi ha rimandato alla memoria questo gioiellino di film che è “Eternal sunshine of the spotless mind” di Michel Gondry, sceneggiato da Charlie Kaufaman, la più particolare e forse anche più profonda commedia romantica che abbia mai avuto la fortuna di vedere. E pensare che mi ci sono avvicinato tardissimo, “snobbandola” per il genere che non mi si addice tanto e soprattutto per via dell’orribile titolo dato per la distribuzione italiana, il pessimo, ridicolo, schifoso titolo di “Se mi lasci ti cancello”, messo a posta per farla sembrare una stupida commediola romantica, tipo quelle made in italy attualmente, in modo da richiamare più gente al botteghino. Ed invece è tutt’altro… la sceneggiatura, vincitrice del premio Oscar, è estremamente originale, la regia di Michel Gondry è eccezionale, ricca di trovate visive davvero raffinate ed emozionanti. E soprattutto per tutta la durata del film si respira un’amtosfera splendida e nonostante la complessità della trama si resta affascinati e coinvolti dalla storia d’amore tra i due protagonisti, trattata con una sensibilità ed una profondità che ultimamente non la si incontra di frequente al cinema. E così ci si immerge progressivamente in un viaggio caleidoscopico nella vicenda personale dei protagonisti, nel loro inconscio, tra i vicoli bui della mente, nel loro passato, nella loro infanzia ed il tutto assume alti livelli di poeticità, per l’attenzione ai sentimenti, alla psicologia dei personaggi, per via di dialoghi frizzanti, a tratti ironici, a tratti profondi. Ci si emoziona, ci si emoziona tantissimo. Si sorride, a tratti si ride, pur assaporando sempre una certa malinconia, che rende ogni scena ancora più bella.

Ecco, fidatevi e diffidate come la peste dal titolo italiano. Il titolo inglese è tratto invece da questi versi di Alexander Pope:
“How happy is the blameless vestal’s lot!
The world forgetting, by the world forgot.
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray’r accepted, and each wish resign’d.”

“Com’è felice il destino dell’incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata.
Infinita letizia della mente candida!
Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio.”

“Infinita letizia della mente candida”, priva di ricordi. E’ infatti un film proprio sull’importanza dei ricordi, positivi o negativi che siano. E’ un film che ci dice, con i suoi tratti poetici ed onirici, che nella vita non bisogna cancellare assolutamente niente. Che ogni esperienza fa parte di noi, ci costruisce. E che i rapporti amorosi non possono essere perfetti, ma quando c’è amore non c’è marchingegno che tenga che lo possa in qualche modo deturpare.

La trama è apparentemente complessa e si sviluppa attorno all’invenzione da parte di una fantomatica clinica / società medica americana di un metodo per rimuovere i ricordi dalla mente delle persone. A questa “cura” si sottopongono la bizzarra e vivace Clementine Kruczynsky (interpretata da una splendida e come al solito bravissima Kate Winslet, qui con dei capelli coloratissimi che mi fanno impazzirre) e Joel Barish (Jim Carrey) per dimenticare la loro storia d’amore, arrivata ormai al capolinea. Non è mia intenzione stare a snocciolare la trama in tutta la sua complessità (fatta di due storie parallele e flashback, senza linearità temporale. Più difficile a raccontarla che a seguirla durante la visione). Sta di fatto che per un motivo che scoprirete, il film inizia con Joel che invece di recarsi al lavoro decide quasi impulsivamente di scendere dal treno e recarsi invece a Montauk (“Non sono andato al lavoro stamani, ho preso un treno per Montauk, non so perché”), cittadina di mare dove incontra nuovamente Clementine. Ovviamente i due sono ancora una volta attratti l’uno dall’altra e si innamorano di nuovo. Si torna quindi indietro nel tempo alla sera in cui Joel si è sottoposto al trattamento per cancellare la memoria e da lì in poi si dipana il film, con simpatiche situazioni in cui sono protagoniste anche Kirsten Dunst ed Elijah Wood, con quel mix eccezionale tra ironia e malinconia, e soprattutto con una leggerezza fantastica (in contrasto con la complessità della trama, grazie alla maestria della premiata ditta Gondry-Kaufman)…
La sequenza in cui Joel e Clementine si distendono sul lago ghiacciato per guardare insieme le stelle è di una poeticità da far venire i brividi. Al termine della storia, il finale agrodolce, che non da certezze, non chiude nessuna porta e non ne apre di nuove, ma lascia tantissimi spunti di riflessione e quel sapore dolce in bocca, tanta voglia di amarsi per quello che siamo, con i nostri difetti. E’ l’epilogo perfetto per quella che è davvero una bella perla da riscoprire…

“In questo momento potrei morire Clem, io mi sento…così felice, non avevo mai provato cosa fosse la felicità, sono esattamente… dove voglio essere!”

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