Recensione su Estate violenta

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12 Novembre 2014

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Estate violenta

Opera interessantissima quella diretta da Valerio Zurlini nel ’59. L’Estate violenta è quella del 1943, quando il 25 Luglio cade il ventennale regime fascista. E’ la radio ad annunciare la caduta del governo Mussolini e trasmette la dichiarazione del maresciallo Badoglio. In questo momento lo spettatore vede così la reazione di un popolo oppresso da vent’anni di regime, l’animo dell’italiano che scoppia come una bomba: le case del fascio vengono prese d’assalto ed i gerarchi vengono pestati. Azioni impetuose ed impetuoso del resto è l’amore fra i due protagonisti dell’opera. Le scene prese in esame nelle righe precedenti non sono legate all’incipit della pellicola, una pellicola che rimanda lo spettatore agli ultimi anni del fascismo. Ambientata nell’Estate del ’43, l’opera inizia presentando un giovane rampollo della ricca borghesia riminese, tal Carlo Caremoli un ventenne interpretato da Jean Louis Trintignant (lo ricorderete sicuramente per Il soprasso di Dino Risi, Tre colori: film rosso di Kieslowski, Finalmente Domenica di Truffaut o lo spaghetti western Corbucciano Il Grande Silenzio). Carlo pur essendo il figlio di un gerarca è una figura antifascista: è moderato, ascolta musica proibita, quella proveniente da Oltreoceano, jazz “negro” che il regime voleva allontanare dai salotti borghesi delle città, addirittura studia all’università ed usa il trucchetto degli esami da sostenere per evitare la leva militare, la cosa gli riesce anche grazie all’influenza paterna.

Arriva a Riccione a bordo di un treno ed è qui per trascorrere le vacanze assieme al suo gruppo di amici, delle persone che sembrano vivere in una bolla, protetti dal regime a cui fanno parte pur non volendo. Anche loro vorrebbero vivere in un contesto migliore, come il nostro sono degli esterofili, ballano sotto le note di Temptation e si atteggiano a divi o dive dei film hollywoodiani. Le donne sono particolarmente disinibite, comportamento che mal si sposava con la politica del fascismo verso il gentil sesso. Nella loro spensieratezza non sembrano rendersi conto del periodo storico in cui stanno vivendo. Li vediamo brindare, ritagliarsi degli spazi di normalità, passare le giornate in spiaggia, al cinema, illudersi e dimenticare che fuori c’è un regime. La quotidianità del gruppo è interrotta da un primo evento, la guerra entra nelle vite dei nostri in modo trasversale, quando un aereo della Luftwaffe vola a bassissima quota lungo la spiaggia in cui soggiornano. E’ in questa occasione che Carlo si imbatte in Roberta, una bella Milf con una bambina terrorizzata dall’aereo. Sarà Roberto a tranquillizzare la piccola Colomba e ad approfondire la conoscenza della trentenne Roberta. Da questo momento la rispettabilità borghese della giovane mamma verrà sempre meno. Sposata con un eroe di guerra deceduto durante un’azione militare, la giovane Roberta si innamora di Carlo compromettendo il buon nome della sua famiglia. una famiglia che non vuole avere niente a che fare con gli ambienti da cui proviene il giovane.
Indifferenze, preoccupazioni, diffidenze, facciate da salvare, apparenze, sono questi gli ingredienti del film. Un paio di scene mi hanno colpito a tal punto da scriverne in materia. La prima è ambientata nel salone della villa di Carlo, qui si balla sotto le note di Temptation. Abbiamo così un intenso gioco di sguardi fra Carlo e Roberta che vanno in giardino per baciarsi.Quindi, nonostante la guerra ci si ostina a divertirsi, si esorcizzano le paure La seconda invece, più politica, riguarda l’annuncio della fine del regime (ma non del conflitto). Con gli assalti e i raid contro i gerarchi emergono gli effetti di vent’anni di repressioni. In questo momento lo spettatore vede così la reazione di un popolo oppresso da vent’anni di regime, l’animo dell’italiano che scoppia come una bomba: le case del fascio vengono prese d’assalto ed i gerarchi vengono pestati, le tragedie personali diventano collettive. Gli squadristi che vent’anni prima andavano in gruppo a purgare una o due persone, si trovano barricati in casa, terrorizzati. Nella rappresentazione dell’antagonista, il fascista pur apparendo stereotipato (il padre di Carlo è pelato e si atteggia a uomo d’azione) non è una macchietta, nel suo essere spregevole preannuncia quello che accadrà da lì a poco ovvero la trasformazione dei tedeschi da subdoli alleati in nemici terribili. La pellicola è un gioiellino, ci fa fare delle domande ed è interessante dal punto di vista storico. Ve la consiglio caldamente e trovate il film completo qui sotto.

DonMax

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