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Ercole A New York

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So bad it’s so good / 17 Ottobre 2014 in Ercole A New York

Prima e forse più del pur giustamente celebrato Alex l’ariete, incarna appieno l’ideale del “so bad it’s so good”. Sì, perché Ercole a New York trae la sua grandezza da quello che normalmente renderebbe un film pessimo. Un’ora e venti di dialoghi risibili ed effetti speciali di quart’ordine che però passa più velocemente del previsto e lascia lo
spettatore esterrefatto ma tutto sommato divertito. La comicità involontaria è senza dubbio il pezzo forte del film, accentuata dalla presenza del giovane Schwarzenegger,
allora fresco del titolo di Mr. Olympia e che pare interpretare con massima serietà il ruolo del semidio greco in gita a New York. Le fragilità dell’ impianto narrativo vengono abbondantemente compensate dalla massa muscolare di un Arnold culturista prima ancora che attore. Accreditato all’epoca come Arnold Strong, sorge un ragionevole dubbio sui criteri di scelta del cast quando si scopre che la sua spalla nel film è il comico Arnold Stang.
Un appunto finale: Il doppiaggio italiano, il più delle volte additato come crimine contro l’umanità, riesce se possibile a “migliorare” il tutto, aggiungendo un
ulteriore tocco trash. Goffo e talvolta sgrammaticato (memorabile Giove che cerca di scoraggiare l’irrequieto Ercole in partenza per la Terra: “a te non ti piacerebbe laggiù”) mette a dura prova anche gli spettatori più austeri. Struggente anche l’addio che Ercole, tornato sull’Olimpo, invia attraverso una radio a transistor al suo fido
compare Frittella: “La solitudine può avere una bellezza tutta sua”.
Tenendo presente che ci sono film veramente meritevoli, un 9 o un 10 sarebbe probabilmente poco rispettoso mentre un 8 mi pare doveroso.

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Schwarzy quando iniziava / 7 Novembre 2013 in Ercole A New York

La versione americana di un peplum di serie Z all’italiana. Una chicca del genere trash, nota perlopiù per spezzoni su YouTube rubati a Telesanterno, su cui sono riuscito a mettere le mani. La potenza della comicità involontaria (difficile cogliere il sottile confine con quella volontaria) ha dell’assurdo e Arnold, benché imberbe 23enne, è più pompato che mai: perfetto per interpretare un Ercole figlio di Giove desideroso di vedere il mondo dei mortali e che finisce nella Grande Mela.
Al suo primo film, Schwarzy era già l’attore più famoso della pellicola, giacché gli altri hanno il dubbio merito di essere stati ancora più misconosciuti già all’epoca. E, dalla loro recitazione, posso capire perché.
Un’introduzione che se avessi saputo essere di un kolossal avrei preso sul serio, ma che appartenendo a questo film strappa già delle risate; scene la cui durata, a prescindere dalla loro importanza, è a random; dialoghi semplicissimi, stucchevoli e prevedibili; evidente mancanza di mezzi per la realizzazione di pur basilari effetti speciali, che costringe ad inquadrature assurde; saette di Giove che sono chiaramente pezzi di grata piegati all’occorrenza; un Olimpo particolarmente pieno di dee lascive. Queste le caratteristiche.
Questi, invece, i momenti clou: Arnold che, a bordo di una biga, frusta un tizio in macchina; un ralenti nel combattimento finale che dev’essere costato metà del budget a disposizione; un “momento dei ricordi” con spezzoni dello stesso film visti appena mezz’ora prima, che strappa l’applauso definitivo per l’ingenuità.
Nell’ora e venti di cui consta questo capolavoro si fa uso e abuso della massa muscolare di Arnold (i cui pettorali vengono fatti danzare un paio di volte), tanto che, per cimentarsi in prove ginniche, Ercole si toglie un capo d’abbigliamento alla volta, restando a torso nudo ma con il berretto di lana in testa. Tutto giusto.

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