Recensione su Era mio padre

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Era mio padre
Regia:

Hanks fa il cattivo e Newman chiude in bellezza / 1 Ottobre 2016 in Era mio padre

Dopo il successo di American Beauty, la seconda regia di Sam Mendes è un gangster movie sui generis, tendente al drammatico, piacevolmente lento ma tutto sommato non entusiasmante.
Tom Hanks si confronta con un ruolo da pseudo-cattivo o cattivo-suo-malgrado, con una recitazione pacata sicuramente atipica per il genere.
Ultima apparizione sul grande schermo per un monumento come Paul Newman, che a quasi ottant’anni mostrava ancora un discreto fascino senile e di non aver perso la capacità di recitare.
L’ambientazione nei primi anni Trenta è forse l’aspetto più suggestivo della pellicola, insieme alla fotografia di Conrad L. Hall, quasi coetaneo di Newman, con cui aveva condiviso il set in Butch Cassidy (anche allora come direttore della fotografia, ruolo ricoperto anche in American Beauty). Sue le meravigliose tinte fosche, i verdi tendenti al grigio, le atmosfere plumbee, le affascinanti luci notturne (pur nell’evidente artificiosità delle stesse).
Discutibile la traduzione del titolo in italiano, che toglie di mezzo il significativo gioco di parole dell’originale.

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