Ender's Game

Buon film di fantascienza tratto dal libro di Orson Scott Card (che ha dato inizio a un ciclo di libri; da vedere se ci saranno seguiti anche nei film).
Il film segue l’addestramento e la crescita di Ender, un giovane costretto come altri suoi coetanei a rinunciare alla sua giovinezza per essere addestrato come un “soldato spaziale” per evitare un’altra invasione aliena (del popolo dei Formic). Un buon cast con il protagonista Asa Butterfield che si era già fatto notare in “Hugo Cabret”, Harrison Ford nei panni del capitano che arruola il giovane Ender (affiancato da Viola Davis), Ben Kingsley, Hailee Stainfeld (“Il grinta”) nei panni della combattiva Petra e Abigail Breslin nel ruolo della sorella di Ender. Un buon film che riesce a far riflettere anche sui nostri tempi e il finale che sorprende un pò.

Una pellicola un po’ sopravvalutata. Peccato che molti spunti erano buoni e che la pellicola non annoia. Il percorso interiore di un bambino in una guerra futuristica era un’idea molto allettante. Non dico che sia stato brutto, anzi. Ma poco “serio”, perchè punta pù a colpire lo sguardo con la fantascienza e gli ottimi effetti speciali, anche se fa un ottimo lavoro col personaggio di Ender. Bravo Ford, ma Kingsley poteva applicarsi di più (sembra Il Mandarino di “Iron Man 3″… dai!) Credo sia un film che divide. Magari a voi piacerà più di me.

“Ender’s Game” è tutto un grande viaggio nella crescita del protagonista, Ender, appunto. Un viaggio che si popola di navi spaziali, ambientazioni futuristiche, battaglie a gravità zero, ma che si costruisce essenzialmente su un ingrediente chiave: la forza e il senso di colpa.
Il film (riprendendo il libro in una maniera che reputo adeguatissima) gioca sull’intelligenza, la forza, la propensione al comando di Ender, ma al contempo con il suo desiderio di pace e la sua propensione a “fare la cosa giusta”.

Ender è un bambino cresciuto troppo in fretta e spesso è costretto a trovarsi di fronte a situazioni di cui non capisce il vero fine: tutta la sua battaglia è una lotta per controllare la sua vita, ma paradossalmente riuscirà a farlo solo nel momento più tragico, quando sarà stato supremamente sfruttato.

Per tutto il film si respira la straordinaria sensazione del “c’è qualcosa che non va” ed essa, lungi dall’infastidire, lo rende una vera calamita per gli occhi.
Ma “Ender’s Game” è molto di più: è scoprire come nasce e cresce un capo, è seguire una giovane ciurma di neonati soldati nel loro viaggio verso la vittoria, è la sua ambientazione futuristica (a mio parere magistralmente realizzata), le battaglie a colpi di pistole laser, è una domanda sul perché si combatte e cosa ci spinge a farlo.

A mio parere assolutamente da vedere (ancor meglio se prima si legge il libro), perchè oltre al lucido messaggio che è in grado di evocare le quasi due ore di film non risultano per nulla pesanti.
(P.S. particolare attenzione va riservata alle figura del Colonnello Graff e del Maggiore Anderson!)

Film sostanzialmente piacevole, arricchito dalla presenza di attori del calibro di Harrison Ford, il quale ritorna nello spazio nei panni di un cinico capitano che solo a tratti mostra segni di umanità, e Ben Kingsley, eroe di guerra che tutti credevano morto. Viene ripreso in chiave futuristica il modello harrypotteriano del ragazzino destinato a salvare l’umanità e mandato ad addestrarsi in una scuola “speciale”. Per tutto il film si aspetta lo scontro tra gli umani e la razza aliena nemica, ma quando questo avverrà non sarà come ce lo aspettavamo. La crescita interiore di Ender, le insicurezze iniziali, il senso del dovere trasformato in propensione al comando e in un terribile rimorso finale, sono l’elemento più interessante di “Ender’s Game”, condito da una notevole quantità di effetti speciali, paesaggi spaziali e navi da guerra che rimandano a capolavori del cinema di fantascienza del passato, come Star Trek, Star Wars o Alien.