Recensione su Elephant

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CalciNellePalle / 13 Novembre 2012 in Elephant

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Elephant di Gus Van Sant dura solo 81 minuti, quindi potrebbe sembrare una cosa “rapida ed indolore”, come quando ti strappano un cerotto e ti po
rtano via un quintale di peli, ed invece no!
Elephant è un’acutissima agonia, invisibile ma lancinante, paragonabile alla bastardaggine di quei sottilissimi e insidiosi taglietti fatti con la carta, solitamente in punti particolarmente utilizzati della mano. Un fastidio insopportabile, ma che devi tenerti finchè non passerà. E per fortuna, prima o poi, tutto passa.

Il film è ambientato in un normale giorno, in una normale scuola e vede come protagonisti dei normali studenti, con dei problemi normali. E’ il racconto di una mattina come un’altra, osservata da varie prospettive che si incroceranno poi nella tragedia. Perché ormai è risaputo che Elephant è una delle tante letture del massacro avvenuto alla Columbine High School, nel 1999, in cui persero la vita una dozzina di studenti.

Più della metà del tempo è dedicata a riprendere schiena, spalle e nuca dei ragazzi che la telecamera pedina nel vuoto asettico dei corridoi scolastici, come per spiarli silenziosamente. Forse è un richiamo al tipo di inquadratura (quasi) in prima persona dei moderni videogiochi (che vengono citati in una scena semi-saliente), o forse è solo una fotografia indifferente e distaccata di questa realtà che vuole farci immedesimare di più nell’ambiente, visto che immedesimarsi con i personaggi è impossibile.
Sono i classici studenti stereotipati, visti e rivisti in ogni film americano, per i quali non c’è bisogno di un’approfondita analisi per conoscerli. Sappiamo già tutto quello che c’è da sapere. C’è il belloccio, desiderato da ogni ragazza, la sfigata occhialuta e brufolosa (che a me inizialmente sembrava un uomo..) derisa dalle compagne, le fighette snob e bulimiche, gli emarginati, i sognatori etc. Tutte cose già mangiate, digerite e vomitate dal nostro bagaglio culturale, ormai da anni. Una serie di inutili “identità” che ci viene gettata lì superficialmente, così come la relazione fra di esse, colorite malamente da banali e magrissimi dialoghi presenti nella routine di ognuno di noi, che credo vogliano sottolineare l’incurabile solitudine provata da questi giovani disagiati (ognuno a suo modo).
Anche le azioni quotidiane, lente e noiose, sono messe al bando, spesso totalmente ignorate dalla telecamera, che preferisce puntare su primi piani imbarazzanti e privi di spessore, di questi attori non professionisti (ma non per questo scarsi). Ma l’obiettivo di ritrarre una giornata di scuola tipo, reale e credibile, viene centrato in pieno, non posso negarlo. Anche se potevano bastare benissimo pochi minuti, invece che diluirli, frammentando il tempo, stravolgendo l’ordine cronologico che solo sul finale congiungerà tutti i pezzi. Una trovata interessante, ma per me inutile, in un contesto simile.

Perciò prima di giungere al passo saliente del film, abbiamo in mente la carrellata di personaggi con tutti i loro disagi alle spalle. Perché è questo il punto fondamentale, ma non spiegato, alla quale il regista si astiene dal dare una spiegazione, negando una chiara chiave di lettura allo spettatore. Il disagio. Il disagio che c’è, ma viene ignorato. Così come il disagio provato da Alex & Eric, i responsabili del massacro.
Alex è un emarginato e vittima di bullismo, mentre Eric a vederlo, sembra la miniatura di Eminem (ho letto che in lingua originale l’hanno fatto parlare rappando). Entrambi soli, ma insieme. In un contesto sociale terribile, dove i genitori li scansano e la solitudine si fa pesante, trovando così conforto nella violenza. Si dilettano con videogiochi sparatutto e ordinando armi su internet.. e proprio mentre un pacco contente un fucile giunge a casa, cosa stanno facendo questi due matti del ca**o per ammazzare il tempo? Si guardano un bel documentario su Hitler! Aaah, ma che trovata spiazzante! E in più, come se non bastasse, dopo pochi secondi si slinguano dentro la doccia, nudi (?). Boh, vabbè!

Armati fino ai denti e con indosso delle tute mimetiche FINALMENTE (sìììì, il momento clou è arrivato!) si addentrano nella scuola, con una naturalezza stravolgente ed ESILARANTE in alcuni punti. Perché questa scena può essere tutto meno che reale! Io se vedessi dei miei compagni, che sono visibilmente degli squilibrati, vestiti come dei Marines che mi passano accanto con dei borsoni sospetti, non è che li saluterei come se nulla fosse per poi tornare sulla mia strada!
E soprattutto se sento sparare da un’ora, non andrei a vedere che cosa sta succedendo. Non c’è gente che scappa come dovrebbe, né che reagisce come il comune senso della paura prescriverebbe. Non c’è terrore, né angoscia. Non c’è niente! E’ una delle scene di violenza meno emozionanti che abbia mai visto.
Ok, Van Sant magari era alla ricerca della freddezza in questo film indipendente, una realtà cruda, priva di fronzoli emotivi e cose così, mi sta bene. Mi sta tutto bene! Ma lui ha girato una sequenza surreale. Solo dei lobotomizzati reagirebbero in quel modo! L’unica cosa davvero superfighissima di questa parte, sono i momenti in cui i due “killer” si vedono sfuocati sullo sfondo, e si avvicinano pian piano alla telecamera come se fossero dei leoni affamati in cerca delle prossime gazzelle da sbranare. Basta, fine.

Niente viene spiegato e niente viene approfondito, come si cercasse continuamente un “non-significato”, che in effetti non c’è, e non ci viene presentato, se non tramite i personaggi stessi. Come John ad esempio, scampato al massacro e che pure sul finale resta fuori dall’edificio a guardare la scena, come se nulla fosse successo. Senza emozioni, vuoto come la sua vita, come se non si fosse reso conto di cosa sia realmente avvenuto dentro la scuola che frequenta tutti i giorni.
Insomma Elephant non è un film, è solo una telecamera-segugio che segue dei ragazzini in una giornata tipica, che sarà destinata ad essere una giornata “particolare”, ma solo per loro. Io mi auguro che già domani avrò rimosso ogni ricordo di quest’esperienza che non mi ha lasciato nulla, se non un po’ di rancore e un “vaffanc**o” sulla punta della lingua per Van Sant, che inspiegabilmente ha deluso le mie aspettative! MALEDETTO VAN SANT!

“Stanno massacrando l’intera scuola?!”
“Sticazzi, noi abbiamo già i nostri problemi.”

4 commenti

  1. caoszeta / 13 Novembre 2012

    Non avrei saputo dirlo meglio.

  2. Caramel / 13 Novembre 2012

    Non potrei essere più d’accordo

  3. Billy Parham / 23 Novembre 2012

    io invece non sono d’accordo.

  4. dadewan / 23 Dicembre 2012

    Neanche io sono d’accordo.

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