Recensione su El Norte

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Los campesinos / 4 Ottobre 2013 in El Norte

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“Non possiamo continuare ad essere sfruttati in questo modo, qualcuno deve lottare per la nostra terra. Non c’è altra soluzione. È lo stesso ovunque. Per il ricco noi campesinos siamo soltanto un paio di braccia, questo è tutto quello che pensano di noi, braccia da lavoro e persino i loro animali sono trattati meglio di noi.”

Dice “il puma” Hemilio Xuncax poco prima di morire per mano dell’esercito governativo guatemalteca.
Restano i suoi due figli Henrique e Rosa, che per non fare la fine del padre decidono di fuggire verso Nord, perchè I disperati di tutto il mondo per un motivo o per un altro tendono sempre ad essere attratti dal nord.
La seconda parte si intitola “ El coyote” che in gergo è la guida che permette di passare la frontiera.
“ Sveglia fottuti indios! Siamo arrivati a Tijuana, il cagatoio del mondo!”, Tijuana tappa messicana intermedia della faticosa traversata che li condurrà fino alla sfavillante San Diego, da lì a Los Angeles.
Il terzo e ultimo capitolo: “El Norte”, ovvero gli USA. Clandestini, malpagati e mai veramente accettati scopriranno ben presto che la realtà è ben diversa da come se la erano immaginata.
Negli anni 80′ in cui è girato ed ambientato, si stima che circa 500,000 guatemaltechi si siano incamminati verso i mirabolanti Usa per sfuggire dalla brutale repressione messa in atto contro gli indigeni del luogo. Quegli stessi USA che vedevano nel Guatemala una pedina importante del loro predominio latino-americano tanto da addestrare e sostenere l’esercito governativo.

È un film sull’immigrazione clandestina del centro america, che oltre ad essere ben diretto da Gregory Nava (nativo di San Diego USA, piuttosto vicino alla frontiera) offre sensazioni precise del dramma migratorio, senza i consueti pregiudizi (buonismo o inverso) che rischiano di snaturare la reale dimensione del fenomeno.
Fece parlare di sè al momento della sua uscita, sia per i meriti stilistici che per la problematica sollevata, ora è finito nel dimenticatoio.

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