Recensione su Lo spirito dell'alveare

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Lo spirito dell’alveare: favola terrea. / 23 Dicembre 2014 in Lo spirito dell'alveare

(Sette stelline e mezza)

Film atmosferico, in cui la forza delle immagini e l’empatia suscitata dai personaggi strutturano e reggono l’intero racconto. Materia e sentimento, quindi, conciliati in maniera sapiente da Vìctor Erice, parco regista spagnolo (ha realizzato solo tre lungometraggi, l’ultimo nel 1992).

Metacinema rarefatto che usa il Frankenstein di James Whale con Boris Karloff come pretesto per raccontare l’età dell’innocenza, la perdita dell’Eden, le torri d’avorio famigliari, adottando, come contraltare, la poetica ed inquietante immagine dell’alveare.

La piccola protagonista (una bravissima Ana Torrent che, all’epoca, aveva solo sei anni) è puro candore, occhi d’ebano sgranati sulla magia ed il terrore del mondo, fotografato da Luis Cuadrado con una terrea tavolozza di colori che fanno somigliare la Catalogna ai paesaggi fiammighi di Bruegel.
Le musiche di Luis de Pablo, chitarra e piffero, mi hanno ricordato molto quelle composte da Fiorenzo Carpi per il Pinocchio di Comencini.

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