Recensione su Educazione siberiana

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19 Giugno 2013

Devo ammettere che la mia curiosità di vedere questo film è legata anche ad una breve presentazione di Lilin che ho visto a Quelli che il calcio… qualche mese fa. Clima spensierato, giocoso, tipico della Caballo ma c’era quasi una sorta di timore reverenziale nei confronti dell’ospite. C’era sempre l’impressione che non fosse a suo agio o che si offendesse per gli scambi ironici che circolavano in studio.
La vera storia di un “siberiano” nudo e crudo, come si dice. Di un combattente che fin dall’infanzia ha imparato a colpire, a ferire ed a farlo nel modo più doloroso. Ma un combattente un codice criminale ben chiaro in testa.
La contrapposizione tra il rispetto di una tradizione feroce e la sregolatezza criminale incarnata dai due protagonisti non è una novità. Anche se è una storia vera, non è troppo originale, ma è forte la curiosità per un personaggio nato e cresciuto in quelle condizioni ghettizzate, da cui è però uscito con un codice di comportamento ben definito, un pò come un samurai della steppa. Il contorno di vecchi padrini (grandioso Malkovich…siberiano fin nello sguardo) e maestri tatuatori (un buon Stormare) accentua ancora di più l’interesse per una comunità ai limiti.
Inoltre, la regia di Salvatores, associata ad una buona fotografia, rende più che godibile il film che, un pò come La migliore offerta di Tornatore, è un ottimo prodotto da esportazine. Ben girato, con un buon cast, non ha nulla di quella parte di cinema italiano, che mira all’intrattenimento e che risulta insopportabilmente mediocre e artefatto (vedi le serie tv tipo Pupetta con l’Arcuri….).

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