Recensione su Easy Rider

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La fotografia di una generazione / 12 Aprile 2014 in Easy Rider

Mi capita di rivederlo ciclicamente, ed ammetto che visto ora, così senza altri input, possa sembrare un reperto archeologico, in realtà è la fotografia di una generazione, genuina, senza fronzoli aggiunti, una vivisezione asettica di uno spaccato di società americana fine anni sessanta. Io avevo credo 16 anni quando lo vidi la prima volta, e fu naturale innamorarsi subito di personaggi e ambientazioni (moto comprese). A posteriori lo trovo sempre un bel film, anche se un po’ noioso in certi passaggi, ma politicamente coraggioso per l’epoca. L’analisi della società americana, è scioccante e spietata, la discriminazione del “diverso” o del “forestiero” è imbarazzante, e possiamo solo lontanamente immaginare da questi comportamenti le difficoltà e le angherie subite dalla gente di colore. La storia è semplice, ben narrata, ci proietta subito al fianco dei nostri protagonisti, splendidi Hopper e Fonda, grandissimo Nicholson in una delle sue prime apparizioni (credo) peccato per la sua uscita prematura dal film.
Le location fanno sognare, solo dal vivo sono meglio. I dialoghi sono propri degli anni settanta, con pregi e difetti del vintage…. Un film che per certi versi mi ricorda molto “Un uomo da marciapiede” i sogni, il viaggio, lo scontro con la dura realtà.
Un film che vi consiglio, anzi un trittico che potreste fare per uno spaccato completo sula società americana sarebbe: Easy rider – Missisipi Burning e La vita di David Gale buone visioni.

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