14 Recensioni su

È stato il figlio

/ 20127.3138 voti

Sempre più Su(d) / 13 Settembre 2017 in È stato il figlio

Davvero un bel film questo di Ciprì. Una narrazione intuitiva, disvelata progressivamente, accompagna lo spettatore in un clima surreale che ha tutto per essere una storia veritiera del Sud-Italia. Ottime tutte le interpretazioni, in particolare quella della Quattrocchi. Nota di merito alla fotografia.

Esordio col botto / 10 Gennaio 2016 in È stato il figlio

Sarò breve, sono col cellulare, ma ci tenevo ad esprimere un parere su questo film, visto che lo ha girato un mio concittadino.
Ciprì ha realizzato davvero un gran film,dove gli attori sono protagonisti assoluti della vicenda. All’inizio sembra una commedia,ma poi, a poco a poco, ti accorgi che il film cambia pelle e ti sta per sferrare un pugno in pancia.Pugno che arriva nel finale che più drammatico ed INGIUSTO non si può. Dopo i titoli di coda ti chiedi “perchè?” ti resta quell’amaro in bocca simile a quando perdi una partita con un rigore che non c’era.
Ottimi tutti gli attori, Servillo (l’unica cosa che gli si può rimproverare è la non perfetta pronuncia palermitana)e la nonna su tutti.

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Voce di vecchia. / 19 Maggio 2014 in È stato il figlio

Ad eccezione di tutte le prove attoriali, in egual misura eccellenti, di coloriti dettagli d’ambiente (sogno o son desta, o nella scena in cui Servillo canta, al cantiere navale, cita velatamente un certo Dancer in the Dark di Von Trier?) e di una bella fotografia, questa prova “in solitaria” di Ciprì (di cui, peraltro, finora, conoscevo solo Cinico TV) non mi ha affatto convinta: racconto esploso, eccessivamente episodico, con quadri narrativi indipendenti tra loro, fastidiosamente slegati.
La sequenza finale, però, con l’exploit della nonnetta, è quasi da antologia.

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Grottesco e ironico. / 4 Novembre 2013 in È stato il figlio

Palermo, storia di una famiglia in cui il figlio quasi inetto in alcuni frangenti vessato dal padre, il contesto sociale poco abbiente di un quartiere popolare si trasforma in tragedia prima con la morte della figlia piccola uccisa dalla mafia e poi dal padre.
Sicuramente un film triste con l’interpretazione magistrale di Servillo e le musiche di Carlo Crivelli lo rendono interessante.

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24 Settembre 2013 in È stato il figlio

Grottesco, amaro, Servillo grandioso come sempre.
Ma anche tutti gli altri attori non sono da meno, vedesi..la nonna…

Il re di Palermo / 20 Agosto 2013 in È stato il figlio

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Nicola Ciraulo, interpretato da un irriconoscibile Toni Servillo, un padre siciliano a cui viene ammazzata la figlia dalla mafia. Dopo questa disgrazia, alla famiglia Ciraulo spetta un grosso risarcimento che dopo una lunga attesa verrà effettuato. La famiglia si riunisce per decidere come spendere questi soldi e alla fine Nicola, il capo famiglia, acquista una Mercedes. Meravigliosa, esilarante e grottesca quella che considero la scena simbolo del film, in cui lo vediamo alla guida delle Mercedes, con leggiadria, estasi e un sorrisetto beffardo, con i simboli della Sicilia sullo sfondo in una sorta di apoteosi e divinificazione dell’automobile, che lo fa sentire il re di Palermo e che è stata ottenuta grazie alla morte della figlia. Il finale l’ho trovato un po prevedibile ma cio non intacca il mio giudizio positivo su questo film.

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12 Aprile 2013 in È stato il figlio

Molto bello anche se potrebbe essere difficile nel capire il dialetto.
Un dramma familiare dal risvolto comico e surreale, quasi grottesco.
Ma forse più reale di quello che si può pensare.
Ad maiora!

14 Dicembre 2012 in È stato il figlio

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Uno dei milioni di film con Toni Servillo, quello di Ciprì, un Servillo mutato al punto che giuro quando ho visto il trailer ci ho messo del tempo a capire che era lui :/

Comunque, Palermo, famiglia gretta e povera. Il capofamiglia Nicola recupera ferro con papà e figlio, il figlio è l’unico sognatore di tutti. Muore la figlioletta durante una sparatoria, Nicola chiede un rimborso per le vittime della mafia. Il risarcimento arriva dopo mille peripezie, tra avvocati legulei orribili e strabici e usurai ridanciani e obesi. Con il poco che rimane la famiglia si compra… una mercedes. E mal gliene incoglierà, perché questo atto di ubris (pure nella tesi di economia avevo messo la ubris XD è come il prezzemolo, dappertutto sta) porterà ad una catena di cause ed effetti che porteranno all’esplosione di un colpo di pistola, l’implosione della famiglia e la morte di Nicola-Servillo. L’umanità è degradata, e Nicola, ignorante e meschino nel suo piccolo, ne è l’emblema. Una piazza circondata da caseggiati popolari costituisce le quinte per la tragedia, altra umanità sparsa e schifosa, ma così umana, si aggira nei dintorni, e un vecchio sta sempre nel mezzo della piazza. Mi sembra chiaro che per i sognatori non c’è spazio. Quindi è stato il figlio.

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5 Novembre 2012 in È stato il figlio

Antiretorico , sardonico , ruvidissimo e graffiante , Daniele Ciprì, allora in coppia con Franco Maresco , aveva già descritto in maniera dissacrante una certa società in una serie di clip trasmessi negli anni ‘90 su Rai3 (si chiamava Cinico TV ed alcune sequenze sono tutt’oggi riproposte su BLOB) quindi chi li avesse visti non avrebbe bisogno d’altro per inquadrarne lo stile .
Ed in questo suo primo film “da solo” esso non cambia anche se notevolmente ammorbidito , né vi mancano i consueti tetri quartieri dormitorio a fare da contorno allo squallore di una periferia degradata , dove i bambini “giocano” a far scoppiare bombolette spray su roghi improvvisati in mezzo a carcasse di auto arrugginite ed abbandonate per strada, e dove anche il mare delle brutte spiagge, circondate da insediamenti industriali e da ciminiere eruttanti fumi densi , ha un aspetto triste e malsano .
In tale scenario fatiscente si sviluppa il racconto di una tragedia maturata nell’ambito della famiglia Ciraulo , un gruppo di poveracci che sbarca il lunario alla meno peggio , sino a che la sorte non decide di dare una svolta al loro destino sotto forma di un grosso risarcimento per la morte della figlioletta, a causa di un proiettile vagante conseguente ad un regolamento di conti della mafia , che viene impiegato nell’acquisto di una lussuosa Mercedes….
Un ottimo esordio di Ciprì con una storia amarissima e sconcertante , ambientata in Sicilia ma che potrebbe accadere dovunque , sui “valori” che vengono talvolta assunti come importanti per un riscatto nella vita , e che lascia allo spettatore numerevoli spunti di riflessione .
A parte il solito Servillo , che riesce ad eccellere anche esprimendosi in siciliano e per il quale non ripeterò le scontate lodi , il cast sembra essere stato scelto con cura fra attori ed attrici meno conosciuti , ma accomunati da un’avvenenza inversamente proporzionale alla bravura , assolutamente centrati nelle rispettive parti .

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20 Ottobre 2012 in È stato il figlio

Ottimi interpreti e buona storia. Peccato solo che, dopo aver visto sia Lo zio di Broklyn che Il ritorno di Cagliostro, io mi aspettassi un’evoluzione nella regia, un saper crescere o cambiare togliendo i soliti personaggi feticcio, le pance abnormi, gli eccessi grotteschi ed una fotografia in omaggio al bianco e nero che sono un marchio di fabbrica ma anche un limite. Una censura che avrebbe senza dubbio migliorato il film stesso.
La scena finale con la nonna scatenata vale, da sola, tutto il film.

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A màchina / 3 Ottobre 2012 in È stato il figlio

Non completamente convincente questo ritratto dell’Italia anni settanta.
Racconta molto bene i vizi e le manie di quegli anni, con «a màchina» (una Mercedes blu) come ciliegina sulla torta.

Fotografia e regia raccontano con il solito contrasto lo squallore usando immagini volutamente raffinate.

Ma è un po’ tutta la storia a non ingranare, manca un po’ di fluidità nel racconto, il film si muove essenzialmente ad episodi.

Ciprì avrebbe bisogno di uno sceneggiatore di mestiere.

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“Tieni, a nonna.” / 30 Settembre 2012 in È stato il figlio

Immenso Servillo supportato da ottimi comprimari.
Qualche autocompiacimento di troppo nella regia (raggiungere gli standard di Sorrentino ormai è l’aspirazione di tutti i giovani registi italiani), in alcuni punti un po’ lento.
Finale inquietante e potentissimo. Il sangue non è stato lavato: ogni cosa viene insabbiata, con il denaro o con l’inganno. Nessuna giustizia è stata fatta.

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17 Settembre 2012 in È stato il figlio

Film molto duro, che descrive una situazione purtroppo estremamente verosimile e molto difficile da accettare; forse una trama leggermente piu’ elaborata avrebbe potuto dare qualche spunto riflessivo in piu’. Abbastanza giusto nei tempi, ma si nota in molti passaggi una certa incuria nell’aspetto scenografico, cosi’ come e’ troppo palese un collage di luoghi.

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anche sette e mezzo / 17 Settembre 2012 in È stato il figlio

Cinico e grottesco, confermo. Ma i personaggi e le situazioni questa volta non sono estremi, siamo tutti noi.
In fondo è davvero una storia di famiglia. Noi italiani siamo stati studiati per il familismo amorale, non siamo alla canna del gas perchè la rete famigliare sta mantenendo, più o meno, una generazione che non ce la fa, in nome della famiglia facciamo manifestazioni (abbiamo il family day no?), tengo famiglia è il nostro mantra, la nuova corruttela è tutta famigliare…
Ecco qui si guarda una famiglia e ciò che le accade, i suoi rapporti di forza, i suoi equilibri. Tutto avviene in famiglia, la morte della bimba è riconducibile ad un regolamento di conti della sua famiglia, il dispiegarsi della storia è tutta interna lla famiglia: alla base c’è una certa povertà, tre generazioni che si specchiano le une sulle altre (non a caso il figlio più giovane è più mantenuto che altro), il mutuo soccorso si basa su un vincolo di sangue che regola il sostentamento di tutti. Il miraggio del denaro cancella anche il solo ricordo di uno dei membri di quella famiglia, il potere del denaro esprime desideri decisamente semplici e totalmente effimeri, il denaro, tanto, non serve per qualcosa di concreto, ma per il superfluo. Perchè il superfluo è diventato segno identitario.
Bellissima la scena finale in cui la tragedia prende tutti i connotati dei grandi drammi greci con l’ergersi della figura della nonna a sottolineare il sopito, ma mai morto, matriarcato delle genti del sud: la legge della famiglia viene imposta; tutto accade al suo interno e finché accade al suo interno la colpa e la responsabilità seguono altri codici. E qui sì che il realismo e la concretezza si realizzano pienamente.
Al di fuori del perimetro famigliare c’è la conoscenza, tutto il percorso che porta Nicola dallo strozzino, ma anche quello che gli assicurerà il conto in banca viaggia lungo i percorsi della conoscenza e della rete informale che disegna il potere in Italia. Poi abbiamo la chiesa e stendiamo un velo pietoso. Poi c’è la burocrazia, non direi la legge, infine la polizia ed è gabbata in tutto e per tutto.
E’ un film davvero denso in cui tutti i personaggi sono caricaturali sì, ma molto veri, quasi simbolici

Fotografia e colonna sonora molto belle

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