Recensione su E ora dove andiamo?

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17 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Nadine Labaki è la regista di Caramel, film abbastanza amato nei giri gggiusti di un qualche anno fa, ed è pure una delle poche milf che mi farei (è anche tra le protagoniste, c’è lei nella locandina).
Questa volta lo sfondo non è più la città ma un solitario villaggio libanese non meglio identificato, separato dalla civiltà da una specie di zona di guerra di uno dei tanti rivoli del sempiterno conflitto israelo palestinese, per cui il villaggio è semi isolato. Esso è però particolare, perché vi convivono pacificamente musulmani e cristiani, fianco a fianco, mentre intorno e nelle notizie dei media infuria la violenza interreligiosa. La dicotomia è qui tra uomini e donne, in quanto i primi sono sempre pronti a litigare e a tirar fuori i fucili gli uni contro gli altri, mentre le donne, pur con tutte le loro zuffe, sono solidali e stufe di piangere i loro morti, e fanno di tutto per evitare che anche nel villaggio succeda il peggio. Per cui inscenano una finta lacrimazione della Vergine Maria, invitano delle ballerine russe gnocche e nude abbastanza di modo che gli uomini non pensino alla guerra e alla fine, con l’aiuto del prete e dell’imam che sono culo e camicia (non nel senso che sono gay eh), drogano di brutto tutti gli uomini e buttano tutte le armi del villaggio nel cesso (metaforicamente). E tanti saluti. Quanti morti dovremo ancora seppellire prima che abbia fine quest’assurdità? Il tutto riesce a passare disinvoltamente in rassegna vari toni, dalla tragedia più cupa alla commedia, con addirittura qualche pezzo da musical. Parlare della guerra, e della sua insensatezza, e parlarne senza farla vedere, si può; ed ha pure un sacco senso.

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