Recensione su Oltre le colline

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6 Febbraio 2015

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Torna in Romania di sferragliante a bordo un treno la per nulla simpa Alina. E’ stata a sgobbare in Germania, torna a prendere Voichita, sua unica amica, che apparente, mente?, ha trovato pace nel perimetro di un convento. Ortodosprotestntwhaddafak. In questo convento sono tutte donne e sorelle, c’è un prete padrone rigido e fiero (padre) e una donna del prete che è madre. Coltivano la terra, quando va bene vanno a vendere/scambiare qualcosa a bordo di un’auto scassata. Ma la loro povertà è poca cosa, nulla, rispetto a quella che si percepisce, e lascia immaginare, tutt’intorno, con gente in attesa che la sorella vecchia muoia per poterla rimpiazzare e robe del genere. Come si inserisce Alina in tutto ciò?
Male, molto male.
Per restare deve chiedere perdono per i suoi peccati, accettare le regole del convento; lei, che segretamente si intende altro che amica, è innamorata di Voichita, la quale per la cronaca è pure una discreta gnocca, Alina dicevo sbarella di brutto. Dai e dai, per calmarla il padre decide di fare un esorcismo. Libera nos a malo. Con tutta la buona fede dei religiosi ignoranti, finisce che l’ammazzano. Le azioni di Alina sono disordinate e confulse (:D era un refuso, ma ne è venuto un incrocio tra confuse e convulse) e autolesioniste, fuor di logica; nel senso, non è certo un personaggio così stupido a poter sovvertire la chiusura di un quadro sociale del genere, fatica a suscitar compassione, e sì che se ne prende tante. Azioni di cui sono riassumibili le motivazioni, l’amore per l’amica e la ribellione a un contesto che tra povertà e conformismo uccide qualsiasi sentimento al di là della sopravvivenza. Contesto in cui si è installata Voichita, che non è partita e non vuole, la quale per davvero o per finta ha trovato un’ipotesi credibile di vita in una regola monastica cui dedicarsi, anche se sembra più per vuoto di alternative che altro. La desolazione si rispecchia nel paesaggio, brullo e spoglio, che sai, come si suol dire, sarebbe uno di quei paesaggi impervi dell’anima a cui la fede non può dare sollievo ma un’oblio senza sogni. Belin che romantico. E se sgarri ti esorciccio.

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