Recensione su Dune

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24 Novembre 2016

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Con la realizzazione di questo film si chiude un cerchio. “Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito”, questa frase, attribuita allo stesso George Lucas, è quanto mai vera giacché una delle maggiori fonti d’ispirazione del regista californiano fu senza dubbio la saga letteraria di Frank Herbert. E’ altrettanto vero, però, che senza il successo Guerre Stellari a nessun produttore sarebbe venuto in mente di trasporre al cinema una storia complessa e di ampio respiro come quella dei romanzi di Herbert.

Già dagli anni settanta Hollywood tenta di portare sullo schermo Dune. Il primo a interessarsi della cosa fu il visionario e controverso regista e fumettista cileno Alejandro Jodorowsky, il quale aveva già contattato come scenografo H.R. Giger, l’artista che in seguito creerà lo xenomorfo di Alien (1979), e altre personalità come l’altro fumettista Moebius, Salvador Dalì, Mick Jagger, i Pink Floyd, Orson Welles e David Carradine.
Il progetto non andrà mai in porto. L’odissea produttiva di uno dei più grandiosi film mai realizzati viene raccontata nel documentario di Frank Pavich Jodorowsky’s Dune (2013).

Fallita l’opzione Jodorowsky, il tutto passerà nelle mani dell’altrettanto controverso regista David Lynch, che all’epoca aveva all’attivo solo due film: l’allucinante Eraserhead (1977) e il biografico The Elephant Man (1980).

Lynch, che scrisse anche la sceneggiatura, girò materiale per quattro ore di film, neanche sufficienti, comunque, a inserire nel film tutto il substrato del romanzo. La produzione di De Laurentis lo privò però del director’s cut, tagliando molte scene per portarlo a una durata più canonica di sole due ore. Il film che ne venne fuori, uscito nel 1984, risultò così compresso e squilibrato nelle varie parti del racconto, con alcune sequenze incomprensibili e caotiche.

Non mancano lati positivi, che in parte fanno dimenticare i tagli con l’accetta del montaggio. Tutto il film è saturo di un’atmosfera mistica, onirica, magica e affascinante, anche grazie a una fotografia “sporca” e alla scelta di rifuggire visivamente da ogni suggestione hi tech, ma anzi di conferire alla tecnologia, seppur presente in abbondanza, un aspetto retrò.

Ottimi gli effetti speciali, riguardanti soprattutto i famosi Vermi di Dune, realizzati dall’italiano Carlo Rambaldi.
Evocativa la colonna sonora a opera, tra gli altri, di Brian Eno e dei Toto. A interpretare il protagonista Kyle MacLachlan, col quale Lynch girerà altri tre film e la serie televisiva I Segreti di Twin Peaks. Tra i numerosi attori coinvolti anche il cantante Sting (nel ruolo del perverso protetto del barone Harkonnen), Max von Sydow, Sean Young (la Rachael di Blade Runner), Jürgen Prochnow, Brad Dourif, Silvana Mangano e Patrick Stewart (il futuro capitano Picard di Star Trek TNG).

Il film fu un flop commerciale clamoroso, costato circa quaranta milioni di dollari, riuscì a stento a recuperare le spese, soprattutto grazie all’uscita in Europa dove ebbe maggior successo che in patria. I motivi dell’insuccesso furono molteplici. Per prima cosa è un film di fantascienza molto diverso da quelli che il pubblico era abituato a vedere nei cinema in quegli anni, soprattutto se paragonato alla recente saga di Guerre Stellari. Bisogna poi ammettere che effettivamente la trama del romanzo è molto complessa e difficile da trasporre fedelmente su pellicola. Per chi non ha letto il romanzo diversi passaggi possono rimanere oscuri e confusi, anche per via dei tagli operati dalla produzione. Nonostante tutto Herbert fu comunque soddisfatto del lavoro di Lynch, riconoscendogli di avere ben illustrato il mondo del suo romanzo. Come è capitato con molti altri insuccessi commerciale, anche Dune col tempo ha raggiunto comunque lo status di film cult!

L’esperienza con Dune segnò profondamente Lynch che dopo di questa non realizzerà più pellicole di fantascienza. Nel 1988 fu lanciata da parte della produzione una Extended Edition di tre ore, se possibile ancora più confusionaria e maldestramente montata della precedente. Lynch ritirerà il suo nome dai credits di questa versione, il regista risulterà come Alan Smithee, lo pseudonimo di chi non vuole firmare un’opera, mentre come sceneggiatore cambierà il proprio nome in Judas Booth, dall’unione dei nomi di Giuda Iscariota, il traditore per antonomasia, e di Wilkes Booth, l’assassino del presidente Lincoln, giusto per far capire come si sentisse pugnalato alle spalle riguardo alla sua opera!

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