Remake ambizioso e sprecone, ma riuscito / 28 Dicembre 2023 in Dumbo
Dei recenti remake in live action dei classici Disney che ho visto finora, Dumbo di Tim Burton mi sembra il più ambizioso e sprecone ma riuscito.
Stante quella che ritengo sia l’inutilità artistica di questi rifacimenti, questo Dumbo aggiunge alcuni elementi alla storia raccontata nel film a cartoni animati degli anni Quaranta, un po’ con l’obiettivo di inscriverlo con maggior forza nell’alveo dei topos burtoniani (freaks, circo, ecc.), un po’ per raccontare una storia fantasy più “realistica” e metaforica.
Penso che il risultato sia apprezzabile, benché -personalmente- non abbia gradito la presenza molto gratuita di un villain canonico e prevedibile, con i suoi annessi e connessi (compreso il buon cuore della sua Catwoman… pardon, della sua trapezista), e nonostante che il popolo dei “diversi” del circo sia rimasto molto abbozzato, con gran spreco di potenziale visivo e narrativo.
All’epoca dell’uscita del film in sala, avevo letto in giro che l’elefantino volante di questo film aveva un aspetto spaventoso. Non sono d’accordo: il Dumbo di Burton è molto simile, per aspetto, dolcezza e “credibilità”, all’originale del ’41. Perciò, a mio parere, è tutt’altro che cringe.
La computer graphic usata ha permesso di ottenere effetti di grande realismo coniugati a caratteri cartooneschi, con un buon senso di continuità.
Il cucciolo di Burton si esprime essenzialmente con lo sguardo triste dei suoi grandi occhi chiari e acquosi e sappiamo bene quanto il regista ami i visi con questo tipo di caratteristiche (a proposito di questo lavoro, poi, si vedano anche i volti di Eva Green o della -poco credibile- ragazzina che interpreta la figlia di Colin Farrell, dominati da occhi grandi, con forme e sguardi molto particolari).
Mi ha fatto molto piacere ritrovare sullo schermo Danny De Vito che, dopo Big Fish (e, se vogliamo, anche Batman – Il ritorno), Burton ha voluto mettere di nuovo nei panni del direttore di un circo.