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Due occhi diabolici

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Molto anni 90! / 9 Febbraio 2021 in Due occhi diabolici

Delle due storie sicuramente quella di Argento, la seconda, è molto più interessante: il suo stile è inconfondibile, anche se la regia di Romero è tutt’altra cosa.
Nonostante l’età del film, tutto sommato si rivede con piacere senza annoiarsi, sicuramente all’epoca trasmetteva molta più angoscia di oggi.
“L’han trovato nella foresta e qualcuno gli ha fatto la festa!”
7/10.

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scontro tra titani / 31 Luglio 2019 in Due occhi diabolici

due mostri sacri del cinema a confronto. A mio avviso PER I MIEI GUSTI ho sempre preferito Romero, ma qui Argento ( complice anche una storia molto più interessante ) sfodera pezzi di grande cinema horror. Ottimo recupero d’annata, e pensare che in origine doveva esserci lo zampino anche di Stephen King, che poi ha abbandonato.

17 Settembre 2014 in Due occhi diabolici

Due mostri sacri del cinema horror per omaggiare uno dei più grandi scrittori del genere, Edgar Allan Poe, due episodi macabri, inquietanti ed enigmatici girati con grande maestria dai due registi.
“I fatti del caso di Mr.Valdemar” è senza alcun dubbio il più inquietante tra i due, Romero dimostra ancora una volta di possedere la capacità innata di creare una notevole tensione e una notevole suspense, il suo episodio è carico di pathos, di tensione, di paura, con un finale da brivido.
“Il gatto nero” (uno dei racconti più deliranti ed enigmatici di Edgar Allan Poe e di tutta la letteratura mondiale) è tra i due l’episodio che ho preferito, agghiacciante, morboso, visionario, con delle inquadrature da brivido e con un Harvey Keitel in stato di grazia(coadiuvato anche dal meraviglioso doppiaggio del grande e compianto Ferruccio Amendola).
Un ottimo prodotto e un buon lavoro di coppia per omaggiare uno dei più grandi scrittori dell’horror di tutti i tempi. Consigliatissimo, soprattutto agli appassionati del genere.

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Due occhi d’Argento!!! / 25 Marzo 2013 in Due occhi diabolici

Un film diviso in due in tutti i sensi. Si passa dal purtroppo mediocre episodio di George A. Romero, un regista senza dubbio in gamba, ma che lontano dai suoi zombi e scenari apocalittici, sembra trovarsi più a disagio di un orso polare nel Sahara, al malato e affascinante episodio di Dario Argento, il quale, a mio modo di vedere, rimane l’ultimo lavoro di vero impatto del regista romano, che da parecchio tempo arranca di brutto. Se la prima parte è scontata, a volte stupida e per niente tesa, con attori fuori luogo, ambientazione da alta società piatta, risaputa e un epilogo elementare privo di idee, il secondo tempo argentiano, complice un Harvey Keitel in palla, una storia tetra e folle e quel sinistro gatto nero, che da il titolo all’opera, risulta spietata ed enormemente efficace nel mettere in mostra le tipiche efferate visioni del buon Dario e a al col tempo nel descrivere la crescente follia omicida del protagonista. Un progetto,dunque, riuscito per metà, due esempi di horror di due registi con stili diversi. Se mai si fosse trattato di una sfida, in quel caso, il nostro Dario l’avrebbe decisamente spuntata.

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