Recensione su Dorian Gray

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Versione spoglia di tutto l’anfratto filosofico del classico di Wilde / 19 Maggio 2017 in Dorian Gray

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il giovane ereditiere Dorian Gray, giunge nella Londra vittoriana. Entrato nelle grazie del carismatico Lord Henry Wotton, che lo introduce nella bella vita della capitale, conosce il pittore Basil Hallward (Ben Chaplin) cui commissiona il proprio ritratto. Ossessionato dalla ricerca del bello e orripilato dalla prospettiva di invecchiare mentre l’immagine del quadro rimarrà per sempre inalterata, esprime davanti al ritratto il desiderio che fosse invece lui a restare per sempre giovane e la sua effige a mostrare i sintomi del tempo che passa. Inspiegabilmente il desiderio si avvera, ma l’immagine del ritratto, come uno specchio oscuro, col tempo non mostrerà solo il decadimento fisico, ma anche quello morale cui Dorian andrà incontro con la sua condotta dissoluta.
Oliver Parker, regista giunto al suo terzo adattamento cinematografico di un’opera di Oscar Wilde dopo Un marito ideale (An Ideal Husband, 1999) e L’importanza di chiamarsi Ernest (The Importance of Being Earnest, 2002), decide di puntare su un pubblico più giovane cogliendo gli aspetti più superficiali e morbosi del romanzo, spogliandolo di tutto il dibattito filosofico su arte e bellezza, giovinezza e corruzione, indirizzando decisamente il racconto sui binari da horror gotico alla moda sullo stile della saga di Twilight ma con maggiori dosi sesso. Il risultato è un prodotto ben confezionato ma lontano dall’acutezza, dalla sottigliezza e dalla raffinatezza dell’eccentrico autore irlandese. Il film è peraltro debole anche nel mostrare la progressiva decadenza del protagonista, che si riduce nel vederlo frequentare fumerie d’oppio e case di malaffare, non abbastanza da giustificare lo squallore, la perversione e la corruzione che poi traspaiono dall’imbrutimento del ritratto. Rispetto al romanzo, uscito nel 1890, il film spinge la vicenda fino al 1920, facendoci vedere un Dorian Gray ancora giovane nell’aspetto, che cerca inutilmente redenzione nell’assicurarsi l’amore di Lady Emily Wotton (Rebecca Hall), figlia del suo vecchio protettore, personaggio inventato per l’occasione. Ben Barnes, l’attore che interpreta Dorian, possiede certamente il physique du role del personaggio ma non riesce a renderne appieno la dannazione. Ottima invece l’interpretazione di Colin Firth nei panni di Lord Wotton.

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