17 Recensioni su

Dogville

/ 20037.7467 voti

Un film teologico / 6 Novembre 2015 in Dogville

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La scenografia teatrale, dopo lo shock iniziale, contribuisce a creare l’atmosfera unica di Dogville. E la vicenda di Grace mantiene l’attenzione desta per tutta la durata notevole del film. Ma è verso il finale che la chiave di ciò cui abbiamo assistito viene rivelata. Chi è davvero lo strano gangster, il padre di Grace, la cui attività sembra consistere nella punizione inflessibile di assassini e stupratori? Da quando in qua i gangster si dedicano a fare giustizia? Chi è davvero Grace, che non ha famiglia ma solo quel padre, che è mite e disposta a perdonare i suoi peggiori nemici, e che rimane in silenzio di fronte alle accuse del sinedrio convocato per giudicarla?
La luminosa Grace, la Grazia, è scesa nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Lo spettacolo di un Dio Padre che convince il Figlio (beh, la Figlia, in questo caso) ad abbandonare la misericordia nei confronti di un’umanità irredimibile ha il fascino un po’ blasfemo dell’eresia radicale – ricorda un po’ il Borges di «Tre versioni di Giuda». Ricordo che una dozzina di anni fa, dopo essere uscito dalla sala, camminando al buio, mi erano venuti in mente quei teologi che hanno vissuto come un problema il fatto che all’incarnazione non sia mai seguita una visibile redenzione: chissà cosa avrebbero pensato della risposta di Von Trier, che l’umanità ha perso la sua occasione, e che siamo tutti dannati. E avevo provato, lo ammetto, un brivido di freddo.
Per la verità non è chiarissimo se la popolazione di Dogville rappresenti l’intera umanità o un suo campione particolarmente disgraziato. Per Von Trier Dogville è chiaramente in primo luogo una rappresentazione dell’America, come lasciano intendere i nomi simbolici (Thomas Edison), gli abitanti che intonano O Beautiful America, e soprattutto la canzone di David Bowie e le immagini dei titoli di coda. Ma per cosa stia a sua volta l’America non sappiamo; la scena più cruda del film sta quasi per ripetersi in un altro film dello stesso regista (Nymphomaniac), con lo stesso interprete (Stellan Skarsgård), ma questa volta in una (innominata) città europea. Si potrebbe pensare che Dogville, la città del cane, la città di Mosè, stia per un’altra città, teatro dell’antica vicenda che il film ripete e rovescia; ma ad evitare interpretazioni malevole – o semplicemente troppo arzigogolate – c’è il fatto che l’unico a salvarsi di tutta Dogville è proprio Mosè.

Per le soluzioni visive originalissime, per le interpretazioni, per i significati profondi, Dogville è indiscutibilmente un capolavoro. Resta il dubbio che il gioco intellettuale abbia preso la mano al regista, e che questo magnifico film sposi fino in fondo la teologia che sembra informarlo, risultando alla fine un po’ troppo manicheo.

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18 Ottobre 2015 in Dogville

12 Maggio 2015 in Dogville

Deliziosamente geniale e travolgente!

9 Maggio 2015 in Dogville

Dogville è un manifesto sull’ipocrisia dei benpensanti.
È l’egoismo che si cela dietro l’altruismo.
È un trattato sulla meschinità della natura umana.
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Si chiama Lars von Trier / 13 Settembre 2014 in Dogville

Chi vuole guardare un film di von Trier deve essere consapevole di ciò che lo aspetta. Non ci sono spettacolari scene di esplosioni, effetti speciali, scenografie pazzesche. Non si chiama Michael Bay, si chiama Lars von Trier. Nei suoi film c’è la cinepresa, una sceneggiatura sempre originale e ben costruita, e gli attori. Penso che gli attori con von Trier diano il 100 %, la Kidman dopo questo film ha detto che non lavorerà mai più con il regista danese. Dogville è una cittadina tranquilla, gli abitanti hanno un’esistenza monotona e senza grandi avvenimenti, finchè non arriva Grace (Nicole Kidman). La donna, in fuga da un gruppo di gangster, superate le diffidenze iniziali, riesce a farsi accettare dagli abitanti del posto. Con il passare del tempo, però, anche la polizia locale va alla ricerca di Grace e cominciano i primi malcontenti. Film che critica l’animo umano, che si professa buono e premuroso, ma che in verità è vile e approfittatore.

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La città dei cani / 22 Maggio 2014 in Dogville

Dogville è una di quelle pellicole che crea il giusto compromesso, armonico ed equilibrato, tra il cinema, il teatro e la letteratura. Nove capitoli (più prologo) per raccontare un dramma crudo, una riflessione sui rapporti umani e sulla crudeltà di cui gli umani stessi possono essere capaci. Personaggi macchiette, portavoce di qualità marce come l’egoismo e l’avidità, si muovono in un contesto spoglio di elementi (salvo piccole eccezioni), privo addirittura di una scenografia vera e propria e dove la notte ed il giorno sono sintetizzati su sfondi dove primeggiano alternati il bianco e il nero. Una soluzione originale, che inizialmente può infastidire, ma poi si rivela incredibilmente vincente. Pensate ad alcune sequenze utilizzate da Von Trier e aggiungeteci mura, porte ed alberi. Chiedetevi, a quel punto, se queste possono suscitare lo stesso effetto.
Colonna sonora aulica. E l’interpretazione di Nicole Kidman, poi, è memorabile.

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8 / 15 Maggio 2014 in Dogville

L’essere umano, con le sue oscure e perverse sfumature, è da sempre la miglior scenografia.

Il mondo senza veli / 12 Maggio 2014 in Dogville

Anticonvenzionale rappresentazione della vicenda di un’evoluta ragazza (interpretata da una convincente Nicole Kidman) che scappa dal suo passato/presente in una piccola cittadina sperduta. Si ritroverà ad avere a che fare con la mediocrità e i grotteschi limiti dei suoi abitanti, simboleggianti il lato bestiale e primitivo degli esseri umani.

28 Aprile 2014 in Dogville

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

In realtà non so perchè questo film non mi sia particolarmente piaciuto.

Ho trovato molto interessante la scelta di una mancata vera e propria scenografia (o che quella presente fosse ridotta all’osso), molto “teatrale”, se questo può essere il termine giusto. L’uso di luci e suoni provenienti da una fonte artificiale, non presente nella “realtà” del film mi ha positivamente colpito, mi incuriosisce molto il motivo dietro a questa scelta.
Anche la mancata introspezione dei personaggi, la cui unica caratterizzazione si riduce al proprio lavoro è particolarmente efficace, lasciando l’unico giudizio possibile alle loro azioni.
Mi è piaciuto anche il metodo di narrazione, un io narrante onnisciente che salta fuori di tant in tanto incalzando il racconto, sembra raccontarci una storia, leggerci un libro, il film appunto che stiamo guardando.
Il film è duro, non c’è spazio per le emozioni positive e non puoi fare altro che odiare Dogville con tutto te stesso, patetica cittadella falsa e meschina (spero di non essere la sola ad aver ritrovato in Dogville gran parte del nostro mondo) che finge disponibilità e amicizia per la nuova arrivata Grace, salvo infliggerle più e più coltellate nella schiena nascondendo poi la mano.

Qualche, nel mio modestissimo (e molto probabilmente sbagliato) parere: non ho potuto fare a meno di trovare in primis il racconto un po’ lento e in secondo di non sopportare profondamente il personaggio che è Grace.
Non è colpa certo della Kidman, ho trovato la sua recitazione piuttosto efficace, mi è piaciuta molto, ma non ho potuto fare altro che pensare che alla fine lei stessa fosse uguale ai tanti cittadini di Dogville.
Mi spiego: durante tutta la vicenda ella “perdona” e perdona ogni cattiveria, ogni comportamento, ogni meschinità degli abitanti senza mai un “ma”, senza una lamentela, senza alzare i toni (perfino quando fa il discorso per “tirare fuori tutta la verità” lo fa con toni che devono essere pacati e gentili, per evitare che i cittadini se la prendessero), quindi niente, non si ribella, nemmeno dopo la catena al collo, sempre sul punto di chiedere scusa per esistere. Fino a questo non avevo nulla da ridire, se non ci fosse stato l’atto finale, in cui lei decide di giustiziarli tutti, una punizione dura ed eterna, senza redenzione. PERCHE’?
A mio parere si è così dimostrata uguale a qualsiasi altro cittadino, fino a quando aveva la possibilità di usare la sua voce non ha mai alzato un sospiro, poi arrivano i potenti “gangster” e decide di farli fuori tutti.
Son tre giorni che penso a questa scelta e davvero non trovo risposta, cosa non ho colto?
Forse alla fine siamo tutti dei meschini cittadini di Dogville travestiti da indifese Grace.

Mi scuso per l’interminabile papiro 🙂

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31 Agosto 2013 in Dogville

Durante la parte centrale del film ho avuto un calo di attenzione e di interesse, a causa della sua lentezza e pesantezza, ma il finale inaspettato (che io in realtà avevo previsto) gli ridà una certa scossa. Tuttavia ho apprezzato molto il coraggio e l’originalità di questo film, che rinuncia alle scenografie (e persino ai muri delle case) per focalizzare tutta l’attenzione sull’interiorità dei personaggi, anzi, dell’intero genere umano, analizzata con crudo realismo e sincero pessimismo: la natura dell’uomo è fragile e, perciò, malvagia. I personaggi, odiosi e paragonati a cani, fanno risplendere, per contrasto, la luminosa dolcezza di nicole kidman, vittima della loro spietata “umanità”

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Seguire la propria natura / 16 Maggio 2013 in Dogville

Dogville appare come una tranquilla e amorevole cittadina ma l’improvvisa apparizione di una ragazza in fuga di nome Grace portano alla luce tutte le paure e le debolezze dell’essere umano.
Il film pone l’accento sulle emozioni i desideri e gli istinti dell’uomo che per sua natura lo portano a commettere azioni orribili.
Il titolo Dogville è emblematico per mettere a paragone i cittadini a dei cani(animali) che seguono la loro natura . La scenografia spoglia quasi teatrale arricchiscono il film nella sua drammaticità e esaltano il significato profondo del film.

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Dubito che mi verrà voglia di riguardarlo / 19 Novembre 2012 in Dogville

Per la prima ora e mezza circa ho fatto seriamente fatica a tenere gli occhi aperti, poi finalmente c’è stata un’accellerazione seppur minima.
Leggendo le altre recensioni non capisco se sono io che ho dei problemi o cosa, perchè a me, a parte il sonno, non mi ha smosso nulla.
Devo però ammettere che la scenografia l’ho trovata interessante.

Di argomentazioni ed arroganza / 22 Giugno 2012 in Dogville

Von Trier certamente non è un regista i cui film si possano guardare con una ciotola di pop-corn in mano, con la speranza di passare una serata allegra. I suoi film ti smuovono dentro, ti sconvolgono, ti triturano la coscienza e ti spiattellano in faccia realtà e possibilità che nessuno vuole prendere in considerazione. Ma lo fanno e, prima o poi, si è costretti ad accettarle. La storia di Grace, che scappa da una realtà che giudica mostruosa sperando di essere giunta nella terra del latte e del miele e che, invece, si ritrova nel peggiore degli inferni,quello del perbenismo, delle “argomentazioni” e dell’aiuto che si trasforma in sopraffazione. La sua cosiddetta “arroganza”, il candore e la rassegnazione con cui affronta i soprusi a cui i cittadini la sottopongono, che cercano di convincere loro stessi di non star facendo nulla di sbagliato, arriva fino ad un limite che fa innervosire lo spettatore. Ma, alla fine, arriva il colpo di scena.
Sinceramente penso che Von Trier sfoghi nella settima arte la sua vena di follia che altrimenti l’avrebbe fatto diventare un serial killer. 🙂 Sebbene difficili, pesanti, scomode, sconvolgenti, le sue opere penetrano dritte sotto la carne come una stilettata. E io ne sono sempre più affascinata.
Unica minuscola pecca, un po’ lento, ma certo non noioso.

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Umanamente scorretto. / 15 Giugno 2012 in Dogville

Umanamente scorretto. E’ questa la prima espressione che viene in mente per descrivere Dogville, ad oggi, una delle migliori tra le opere di Lars Von Trier, regista difficile, strano, ma sempre intrigante, forse proprio per la ‘demonizzazione’ che l’opionione pubblica ha fatto della sua filmografia. Dogville è una cittadina asettica: poche persone, davvero poco, che si conoscono tutte, si amano tutte, non escono mai dal paese e vivono grazie a quel poco che riescono a racimulare. Vivono felici, per lo più, senza raccogliere nè volere noie di qualunque tipo. Le cose cambiano quando entra nel giro degli eventi della città la bella e sperduta Grace, ricercata da un gruppo di killer per non si sa cosa. Tom, scrittore fallito della cittadina, la accoglie amorevolmente, cercando di farle ritagliare un posto nella comunità.Tutto va decisamente bene, fino a quando, gli abitanti della città cominceranno davvero a far vedere il loro vero volto. Rappresentazione teatrale, brechtiana, impossibile, quella che Von Trier chiama in gioco in Dogville, film difficile da giudicare realmente, a causa della complessità dei temi. C’è, da una parte, la cittadina scura, senza contatti con il mondo, in cui gli abitanti hanno proprio paura di ciò che si trova al di fuori della comunità; la fittizia accoglienza, i sorrisi falsati, l’amicizia recitata dagli abitanti su Grace, allo scopo di ingannarla; la meschinità umana, quando i cittadini si rendono conto di poter fare di Grace quello che vogliono, tramite ricatti; la conclusione, con la vendetta di Grace, brutale. Il film è diviso in 9 capitoli più un prologo, che delinea la presentazione della cittadina e dei suoi abitanti. Man mano che si passa di capitolo in capitolo, il respiro narrativo diventa sempre più flebile, l’aria sembra più rarefatta, fino all’esplosione finale. Von Trier rifiuta di delineare psicologicamente i personaggi di contorno alla vicenda, gli abitanti, dei quali conosciamo solo i nomi e gli impieghi, proprio per descriverne la mancanza di umanità, che alla fine è il tema principale del film. Mancanza di umanità che questi esprimono in due modi principali: per le donne è la violenza, non solo fisica(la distruzione delle statuine di Grace ad opera della donna che credeva che lei fosse l’amante del marito); per gli uomini il sesso(in una celebre scena del film, Tom dice ‘tutti gli abitanti di questo paese hanno avuto il tuo corpo tranne me’). Von Trier rinnega il manifesto che era stato del suo cinema. Dogma 95 non esiste più: stavolta in suo film c’è un set, luci artificiali, attori non proprio spontanei. Interessante inolte è come il danese rende la personalità femminile del suo film: Grace, che sembra un’ingenua e impaurita, ma splendida Nicole Kidman, in un ruolo decisamente significativo, ma che nel finale del film riuscirà a ribaltare il suo punto di vista. Dopo un acceso dialogo con il padre(in cui si scoprirà che Grace era fuggita di casa per non ‘intraprendere la carriera’ da gangster del padre), la donna viene convinta che l’uomo non può perdonare un altro essere umano che gli fa del male, solo perchè è nella sua natura(‘Ai cani, si possono insegnare tante cose, ma non se li perdoniamo ogni volta che obbediscono alla loro natura’ dice il padre di Grace), e quindi opta per una vendetta equa. Il finale del film, tra i più brutali e a sorpresa del cinema europeo moderno, rappresenta un ulteriore rovesciamento della medaglia nel film. Questo si vede soprattutto quando Grace affronta alla fine Tom, colpevole di averla tradita, e si vendica perfino su di lui. Dall’inizio Von Trier aveva disseminato di indizi alla fine il rapporto tra i due, che si piacciono a vicenda ma che non hanno il coraggio di amarsi, e che alla fine si lasciano nel peggiore dei modi. La lontananza dall’umanità, non solo nella morale, ma anche nel set del film, è, probabilmente, il tema dominante del quasi capolavoro di Lars Von Trier. Un film di 3 ore, dalle incredibili sfaccettature e con un finale anti-lieto fine. Perchè è questo ciò che merita l’umanità.

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13 Marzo 2012 in Dogville

Una donna in fuga da una grande città americana degli anni trenta ottiene rifugio in un villaggio abitato da poche famiglie
all’inizio viene accolta senza troppi problemi ma poi ogni persona rivela il suo lato più cattivo e sfrutta la ragazza in ogni modo in cambio dell’ospitalità offerta.
arriva il padre della ragazza, un boss della malavita che accetta di mettere in atto la crudere vendetta della figlia nei confronti dell’intero villaggio
La povera Nicole Kidman ha rischiato un esaurimento a causa di questo film e per fortuna ne è uscita bene.
non è un film facile da vedere con leggerezza, bisogna essere consapevoli di quello che succederà
innanzitutto la scenografia, sembra un palco teatrale e le case sono indicate da dei segni sul pavimento.
poi la telecamera a mano che sembra sempre sul punto di cadere
infine la storia tesa e tragica, senza nessuno spiraglio di positività
nonostante tutto ho ammirato il coraggio della messa in scena e apprezzo soprattutto i protagonisti che hanno deciso di rischiare affidandosi a questo pazzo regista danese

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15 Ottobre 2011 in Dogville

Nel mio personale percorso tra le opere di Von Trier mi accorgo che la qualità va decisamente salendo. Ero rimasto stupito dall’esperimento di “Dancer in the Dark”, ma qui devo dire che partivo con un bel carico di pregiudizi, in primis, l’idea che mancasse una scenografia. E, invece, questo ha reso anche più forte il film, facendo si che incontrasse il teatro e diventasse teatro.
Splendido il cast, fatto di personaggi odiosi – di nuovo la critica spietata ad una società bigotta e povera di spirito – su cui brilla una Nicole Kidman in grande spolvero. Ed è Grace, la misteriosa ragazza dall’animo buono e speranzoso che piomba in questo misero paese di bigotti e ignoranti che nella loro sciocca convinzione di essere modello ideale della società si rivelano per quello che sono: un branco di bestie senza cuore e cervello. E Von Trier prende un personaggio apparentemente masochista ma di fondo incorruttibilmente puro e lo da in pasto a questa marmaglia, per poi farlo assurgere a giudice e punitore. Ottima sceneggiatura, che non ha momenti di cedimento e si porta sul piano della migliore rappresentazione teatrale.
Il resto diventa inutile. La scenografia non conta, i personaggi e la loro psiche sono protagoinsti indiscussi.
Un film potente e duro, tanto che alla fine pochi si esimerebbero dal fare quello che Grace fa e ciò a cui assistiamo è talmente necessario che non viene percepito nella sua brutalià, ma quasi giustificato, perchè l’imbarbarimento della specie è cosa anche peggiore.
E in tutto questo il personaggio più esecrabile è quello di Tom, l’inerme pensatore, vigliacco, opportunista e traditore.

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Dogville se riesce a coinvolgerti lo “odi” / 8 Febbraio 2011 in Dogville

Grace giunge a Dogville in fuga da due killer. Grazie a Tom, portavoce della comunità, riceve rifugio a patto di svolgere piccoli lavori. Quando però si viene a sapere che la giovane donna è una importante ricercata le pretese di “dogville” aumentano.
E’ faticoso, estenuante, per lo spettatore scoprire lentamente, giorno per giorno, quanto meschina ed egoista sia la natura umana
Per questo Dogville se riesce a coinvolgerti lo “odi”.
Lo odi perchè nessuno è “veramente cattivo” ma ognuno da il suo contributo per respingere lo straniero.
E’ questa credo sia la chiave di lettura più importante del film: l’accoglienza dello straniero nella nostra società, lo sfruttamento del più debole, il perdono e la vendetta.
Scuote le coscienze perche nessuno si può ritenere completamente innocente.

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