Dog Star Man / 10 Maggio 2020 in Dog Star Man

“Dog star man” è uno dei film più folli e visionari siano mai stati creati e pensati. Lo stile di Stan Brakhage è totalmente anticonvenzionale, dove una singola inquadratura viene presa, riproposta, sovraesposta in un’infinita di modi (forse rappresenta il mondo dei possibili sguardi del regista?). E’ un cinema completamente poetico: la narrazione “in prosa” tipica del cinema contemporaneo viene totalmente esclusa, rimangono delle suggestioni, delle impressioni da cui si possono ricavare della sensazioni. Tuttavia nulla è casuale: ogni immagine si lega ad un’altra nel mondo di Brakhage, in un modo che noi non possiamo comprendere fino in fondo.
Tuttavia, possiamo individuare dei nuclei tematici intorno ai quali il regista ruota:
-La nascita e più in generale la generazione: vediamo delle “pulsazioni” all’inizio del film, dei battiti di vita. Anche dei fuochi bruciare(simbolo nell’ebraismo della presenza di Dio) e nella terza parte sfumati e sovraesposti in puro stile Brackhage dei rapporti sessuali da cui si originerà un bambino.
-Il conflitto uomo-natura: in particolare nella seconda parte dove c’è la scalata dell’uomo con il cane ad una montagna, ma è una scalata impossibile, dove la Natura si continua ad opporre alla scalata dell’uomo (qualcosa di Leopardiano in un certo qual modo).
-La pressoché totale assenza del suono: un suono breve è causa di tutto ciò che accade nei vari “movimenti” dell’opera cinematografica, mai fine(opponendosi in un certo qual modo al 4’33” di John Cage)
-Una sorta di percorso nelle parti dell’opera assimilabile al ciclo delle stagioni ed assimilabile in questo modo alla vita umana, ma tuttavia un ciclo mai definito, sempre in preda ad un “caos artistico” (qualche critico immagina Brackhage come regista assimilabile al concetto di apeiron dei filosofi della natura greci).
-Eppure proprio in questo caos ed in queste opposizioni si può celebrare in un certo qual modo una sorta di comunione, un’epifania(concetto preso dai romantici dell’800).

Insomma, un film che lascia molti spunti, molte domande e poche risposte.

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