5 Recensioni su

Dirty Dancing: Havana Nights

/ 20046.192 voti

Bellissimo / 12 Marzo 2020 in Dirty Dancing: Havana Nights

Fantastico! / 31 Agosto 2014 in Dirty Dancing: Havana Nights

Devo essere sincera, all’inizio non nutrivo molte speranze. Il primo rimane un capolavoro, ma questo mi ha decisamente folgorato!

Mamma mia! / 11 Giugno 2013 in Dirty Dancing: Havana Nights

Ok, non sarà come ll primo Dirty Dancing, ma a me questo film piace da morire.

3 Aprile 2012 in Dirty Dancing: Havana Nights

Titolo assolutamente fuorviante, ma filmetto piuttosto carino.

due recensioni al prezzo di una / 24 Agosto 2011 in Dirty Dancing: Havana Nights

dirty dancing 2 pare non si sottragga all’assioma incontrovertibile secondo il quale i seguiti dei film siano cagate colossali.
ad onor del vero bisogna ammettere che anche l’originale non è proprio una perla del cinema ma ha sempre avuto dalla sua il fatto di essere un classico generazionale e nonostante baby fosse un vero e proprio sanitario (nel senso di cesso) poteva contare su di un corpo perlomeno aggraziato ed una fisicità acerba che ben si confaceva al personaggio e non di meno al fatto che avesse da ballare per tre quarti del film. poi c’era la maglietta nera del patrick swayze buonanima, la lotta di classe e le incomprensioni padre-figlia. e una serie di balli, proibiti appunto, per cui si sviluppava una carnalità danzereccia mica da ridere. infine, l’ormai mitica battuta del “nessuno può mettere baby in un angolo!” pronunciata dal nostro eroe in fase di riscatto dall’ostracismo dei vecchiacci del villaggio vacanze, con ballata finale, salto, bacio, palpate a profusione e via sudando.
in ultima analisi, baby era una sedicenne in piena tempesta ormonale che scopre di avere un corpo con un maestro di danza eterosessuale che la massacra di lezioni a petto nudo (e che petto!), la palpa ai limiti della decenza e delle figure di mambo, la martoria a suon di strusci anche sugli spigoli del juke-box. chiarito ciò, i due ovviamente finiscono con l’avere una relazione illecita e poco platonica.

analizzando invece il seguito di questa inarrivabile pietra miliare del cinema, “dirty dancing 2: havana nights”, la prima cosa che si nota è lo scompenso fisico dei protagonisti. lui è un fuscello cubano che minaccia di spezzarsi ad ogni assalto di lei, una manzona nordamericana. il poveretto cerca di rinverdire i fasti del suo predecessore (che gli dà dei punti anche a cinquant’anni, appare in un cameo come maestro di danza) indossando una canottiera bianca della “012 benetton” che a stento riesce a riempire. per il resto si lamenta, balla, saltella, salva fratelli e sopravvive all’arrivo di fidel castro. ogni tanto prova a far capire alla sua partner che dovrebbero rappresentare la passione in danza, dunque il fatto che lei scompaia per una settimana ogni volta che lui le mette una mano sul fianco non li aiuterà nella competizione per vincere la quale decidono di ballare insieme.
parliamo di lei, appunto. intanto, è un mostro biondo di centottanta (ad occhio) libbre di peso per un’altezza che si aggira intorno ai 1,87 m. circonferenza della vita pari a quattro baby legate insieme più altre quattro cynthia rhodes dietro (non ve lo dico chi era cynthia rhodes). ad ogni movimento si genera un’illusione acustica per la quale ci si convince di sentire incrinarsi le mattonelle del pavimento, e più avanti nel film la clavicola del suo partner. non c’è molto altro da dire se non che ci si gioca ancora una volta la carta della lotta di classe, cambiando latitudine ma non le generalità dei protagonisti (lei esponente dell’upper class americana e lui derelitto miserabile e una volta tanto sporco negro o quasi).
in sintesi ci si annoia abbastanza, ma ecco perchè scrivo tutto questo:

i protagonisti di dirty dancing 2: havana nights non trombano seriamente fino a dieci minuti dalla fine. ma come si permettono?

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