Recensione su Diretto da John Ford

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L’orizzonte non sta mai nel mezzo, ragazzo / 14 Ottobre 2016 in Diretto da John Ford

Più un tributo che un documentario, forse aggiunge poco di quanto già si sa di Ford (l’unica cosa che davvero non conoscevo era la storia d’amore con Kate Hepburn), tuttavia la sua bellezza sta tutta nel sentire grandi attori del passato (Wayne, Stewart, Carey jr.) e registi del presente (Scorsese, Eastwood, Hill, Spielberg…) parlare di lui, delle sue enormi qualità e delle sue mattane, tirando fuori gli aneddoti più sfiziosi.
Interessante il consiglio a un giovane Spielberg: “Quando avrai capito che la linea dell’orizzonte deve stare nel margine alto o in quello basso dello schermo, mai nel mezzo, potrai diventare un buon regista”.
Bogdanovich colleziona scene dal repertorio sconfinato dei suoi 140 film, provando catturare la bellezza di quelle immagini in tutta la loro genuinità: la strana, forse inspiegabile magia di alcune sequenze, come il lungo dialogo – una chiacchierata tra vecchi amici – tra Widmark e Stewart seduti sulla riva del fiume in Cavalcarono insieme.
“He liked the emotion to be the fist time emotion”, dice Henry Fonda; per Ford l’attore al first take era fresco e attento, poi la scena dovendola ripetere via via peggiorava, gli attori si stancavano. Secondo James Stewart ciò che serviva all’attore in un film di Ford era una specie di “improvvisazione pianificata”.
Ford non era certo subordinato ai suoi (grandi!) sceneggiatori, tendeva anzi a prosciugare i dialoghi all’essenziale, da cui una sua peculiare abilità nel creare lunghe scene silenziose con immancabile sottofondo d’archi; era inoltre collezionista di rituali, fossero tradizioni irlandesi, americane o degli indiani Dakota e celebrava la famiglia idilliaca, sebbene è proprio nel momento in cui essa si trovava ad essere disintegrata dalla Storia che emergeva la sua miglior ispirazione poetica, come testimonia Walter Hill.
Per un Ford addicted come me, questo documentario è una carezza al passato fatta da un uomo di cinema a tutto tondo, Peter Bogdanovich, l’unico intervistatore che poteva resistere al caratteraccio del vecchio guercio senza mollare con le domande, nonostante le repliche monosillabiche e palesemente scocciate.

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