Un viaggio nella Parigi Belle Epoque / 15 Maggio 2021 in Dilili a Parigi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dilili a Parigi è un viaggio fantastico e fantasioso nella Paris Belle Époque.
Questo è il primo film di Michel Ocelot che ho visto, benché, di nome, lo conoscessi da tempo, grazie alla notorietà ottenuta da lungometraggi animati come Kirikù e la strega Karabà (1998) e Azur e Asmar (2006). Negli anni, ho visto molte immagini dei lavori di Ocelot e mi pare che, dal punto di vista estetico, Dilili riproponga l’elegante stile formale e il character design degli altri lavori del regista e animatore francese (eppure, ho letto un’intervista in cui Ocelot si scusa di avere uno “stile”!).

Dal punto di vista tecnico, Dilili è un film dall’aspetto molto raffinato che, però, ripetutamente, paga lo scotto di un’animazione 3D in computer graphic che, seppure restituisce con precisione fotografica i paesaggi urbani e gli interni spettacolari di case e locali della Parigi di inizio Novecento, rende molto artificiosi l’animazione e la caratterizzazione di diversi personaggi, minori e non. Dilili è tra gli esiti più felici della commistione tra l’amore di Ocelot per le silhouette del teatro delle ombre e l’uso della CGI, ma lo stesso, per esempio, non posso dire del co-protagonista Orel, freezato, statico, anzi asettico.

Tolte le mie perplessità su alcuni risultati formali, il film è un’appassionante avventura nella vivacissima Parigi al volgere del secolo.
Dilili, troppo bianca per il suo villaggio in Nuova Caledonia e troppo nera per i francesi, è una bambina intelligente e curiosa che, nel tentativo di risolvere un mistero, entra in contatto con alcune delle più grandi personalità della cultura e della scienza dell’epoca. L’elenco dei suoi incontri è lunghissimo. A memoria, ne ricordo solo alcuni: Marie Curie, Sarah Bernardt, Emma Calvé, Edoardo principe di Galles, Henri de Toulouse-Lautrec, Louise Michel, Auguste Rodin, Louis Pasteur, Claude Debussy, Claude Monet, Renoir padre.
Una setta, conosciuta come i Maschi Maestri, rapisce donne e ragazzine e le confina nelle fogne di Parigi, per rieducarle, fiaccando in loro ogni anelito di emancipazione. L’immagine delle Quattrozampe usate come poltrone è davvero impressionante.

A fronte di qualche faciloneria narrativa, nel complesso, Dilili a Parigi è un buon film per tutta la famiglia, con un’eroina originale e coraggiosa, amici adorabili e un ottimo messaggio (non troppo) di fondo: ogni individuo ha una dignità che non deve mai essere calpestata e ciascuno, a partire da chi è oggetto di sopraffazione, deve esserne consapevole, per (ri)trovare la libertà.

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