Tutti vogliono la mia vita / 14 Giugno 2013 in Il vaso di Pandora

Storia nera a sfondo erotico dalla trama complessa, sviluppata però con straordinario nitore da quel genio di Pabst. Il regista, al contrario delle fantasmagorie di Murnau, pare saldamente ancorato con i piedi a terra, concede poche sfumature, nessuna sequenza onirica. Un eccezionale gioco di espressioni attorno ad una delle eroine più sexy del cinema muto, Louise Brooks, dallo sguardo magnetico e l’intensa carica sensuale. Lulù non è una vera dark-lady, essendo fondamentalmente frivola e ingenua; ma danza consapevolmente sulla linea d’ombra, gioca con il peccato e la seduzione, ama sinceramente e liberamente, senza farsi imbrigliare dal bigottismo maschilista del suo tempo. Ed è per questo che attira a sè gli istinti più belluini e sopraffattori degli uomini, così come la passione – saffica e materna – dell’amica Geschwitz. “Tutti vogliono il mio sangue. La mia vita”, confida al vecchio fauno Schilgolch, suo “tutore” non immune da bramosie nei suo confronti. Il male la conquista passo per passo, in un incessante sabba che le sconvolge i sensi, spingendola più giù negli abissi della perdizione, per finire nelle spire di una Londra tetra e fumosa, splendidamente in contrasto con i festeggiamenti natalizi che percorrono le sue strade. Una perla del cinema muto, da non perdere davvero.

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