Recensione su Diaz - Don't clean up this blood

/ 20127.4312 voti

16 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film da vedere come diritto e dovere civile, possibilmente al cinema. Fondamentalmente lo sappiamo tutti cosa è successo, la polizia uno dei giorni finali del g8 o 7 o quanti ca**o sono è entrata in una scuola e le ha date di santa ragione. Beh, ecco, saperlo e vedere questo film sono due cose del tutto diverse. Per non parlare di quel che può essere viverlo, ma non voglio nemmeno pensarci. Dico solo che eravamo io e Pornomane e Superlavoratore. E siamo usciti e abbiamo camminato quasi fino a casa senza aprire bocca. Non parlava nessuno. Era terribile, ed era uno schifo. Ho deciso, non è mai troppo tardi, che io non mi sento rappresentato da uno Stato così. Da delle forze dell’ordine così. Se questo è l’ordine ficcatelo nel culo. Anzi no, ca**o vuoi, non è questo. Questo è bullismo da terza media, solo fatto coi manganelli.
Anyway, si parte con le violenze dei black bloc, che sembrano non avere molto senso, e forse non ce l’hanno davvero. Cosa ca**o vuole, un black bloc? Di realizzabile, intendo. Comunque, le tante storie particolare confluiscono ovviamente nell’evento centrale. La gente che non sa dove dormire si raduna alla Diaz. Un capo polizia decide che gli hanno aggredito una pattuglia, e di fare irruzione. La scena del fiume di pulotti che entra manganellando è terribile, ed è terribile per mezzora. E va avanti, e avanti, e non finisce mai, ed è storia dell’altro ieri, non come quando vedi i nazisti. Cazzo, è gente che gira tra di noi. Nel carcere di Bolzaneto, come figura dagli atti del processo, che portò poi alla condanna di una settantina tra poliziotti e secondini, ci furono pure torture. Non punite perché la tortura nel codice italiano nemmeno esiste. Non è questione di cinema, ma di sapere cosa ti può capitare se per caso non sei d’accordo. E non è bello.
Era difficilissimo uscire dopo aver visto Diaz e non aver voglia di menare un celerino

Lascia un commento