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Diaz - Don't clean up this blood

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Quella sera del 21 luglio 2001.. / 12 Agosto 2017 in Diaz - Don't clean up this blood

Premettendo che il film tratta un argomento davvero profondo e complesso, difficilmente “indirizzabile” sotto un unico punto di vista, non ho trovato nell’opera di Vicari ciò che mi aspettavo. Dal punto di vista strettamente cinematografico, Diaz è un’opera per lo più visiva, esteticamente ineccepibile, ma ciò, a mio avviso, non basta per raccontare i fatti che accaddero durante la “Macelleria Messicana”. Si lascia poco spazio ai dialoghi, forse il metodo migliore per raccontare le diverse visioni dell’accaduto, e ai personaggi, molto criptici ed enigmatici, davvero troppo. Vicari non vuol fare “di tutta l’erba un fascio”, perciò deresponsabilizza, per quanto può, un po’ tutto e tutti. Nella Polizia c’è chi è buono e chi no, nei manifestanti c’è chi è un “black bloc” e chi no. E’ giustissimo pensarla così, tuttavia avrei preferito un maggior coraggio sull’osare risposte, considerando che questo film era necessario, sopratutto dopo la sentenza di assoluzione dei vertici della Polizia.

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Cazzo! / 15 Marzo 2016 in Diaz - Don't clean up this blood

Neanche a vedere Salò di Pasolini mi era venuto un attacco di vomito. Qui si, perchè, c’ero. Ero alla tv a vederlo quel G8. Ero un adolescente e volevo andarci a quella manifestazione, ma poi non ne ebbi la volontà. Ero sola, ed essendo una ragazzina, i miei non si fidarono. Così ero alla tv, a sperare coi manifestanti in un futuro migliore di quello deciso da pochi potenti. Poi… Il delirio. La morte e la follia.
Neanche Pasolini ha potuto immaginare il degrado umano a cui siamo giunti con questa Europa, dalle notti della Diaz, e del G8 di Genova.

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2 Giugno 2015 in Diaz - Don't clean up this blood

Propongo alcune considerazioni sparse su una pellicola sicuramente controversa, quanto ai contenuti, e che ho trovato non esaltante da un punto di vista tecnico-artistico.
È difficile non entrare nel merito quando si affrontano temi di questo genere, ma vorrei provare ad analizzare le cose nel modo più lucido, distaccato ed oggettivo possibile.

Ci sono poliziotti fascisti e che muoiono dalla voglia di usare il manganello, così come ci sono manifestanti non pacifici che pensano che la soluzione a tutti i problemi sia devastare qualsiasi cosa gli si pari davanti.
Ci sono molti poliziotti padri di famiglia che coprono poliziotti che si sono macchiati di violenze ed efferatezze, così come ci sono alcuni manifestanti non violenti che coprono manifestanti violenti perché, in fin dei conti, fanno comodo o semplicemente perché non hanno la forza di opporvisi, o ancora perché, inconsciamente, quel gioco sporco qualcuno di loro lo vorrebbe fare ma per paura o per non macchiare la propria maschera di pacifismo vi si sottrae.
Questi che ho elencato non sono stereotipi, ma categorie di persone che ciascuno di noi conosce e che io personalmente conosco.
I fatti di Genova hanno visto le une e le altre cose in un crescendo di violenze che non ha pari nella storia recente del nostro Paese.

Sono due ruoli difficili, quello del poliziotto e quello del manifestante.
La polizia come la fa, la sbaglia: quando agisce viene accusata di aver agito male, quando non agisce viene accusata per la sua inazione.
Il manifestante, invece, deve sempre sopportare l’accostamento al violento, per il solo fatto di essere un manifestante (fosse anche Gandhi, non importa).
Questo film parla della Diaz, tralasciando (o accennando in modo del tutto insufficiente) quanto accaduto nei giorni precedenti.
Dunque è un film che decide chiaramente di schierarsi dal lato dei manifestanti, che, per come la vedo io, vennero pestati selvaggiamente e crudelmente da poliziotti che persero la testa, diventando il braccio armato di coloro (vertici della polizia o della politica?) che in cuor loro desideravano riscattarsi da una figuraccia trasmessa in mondovisione: l’incapacità di gestire l’ordine pubblico in una situazione così importante, in cui i riflettori della comunità internazionale erano tutti puntati su una città.

Il film, è stato detto, è abbastanza verosimile in quanto basato su atti processuali. Eppure serve una precisazione molto importante: per atti processuali si intendono anche le testimonianze e le deposizioni delle parti offese. Quindi atto processuale non significa verità processuale, ciò deve essere ben chiaro. L’unica “verità processuale” è quella che emerge dalla sentenza definitiva, che ha attestato, in modo piuttosto generale, che vi sono state violenze e torture (reato che però non esiste nel codice penale italiano e che viene dunque ricondotto nelle fattispecie delle lesioni e delle percosse).
Sulla violenza rappresentata nella pellicola è stato detto tutto e il contrario di tutto: che Vicari ha esagerato, oppure che alla Diaz è stato addirittura peggio di quello che si può vedere nel film. Certo che se la scena dell’assalto fosse davvero verosimile, allora è stato un miracolo che alla Diaz non ci siano stati almeno una decina di morti (basta vedere il numero delle manganellate in testa che vengono dispensate).

Fatte queste considerazioni generiche sui fatti oggetto del film, e considerato che sarebbe stupido decidere di dare un voto sulla base di essi, non resta che il giudizio tecnico, l’unico che possa consentire una valutazione oggettiva.
Ma prima è necessario premettere (e ciò sicuramente può incidere sulla valutazione, non essendo un mero fatto) che un film del genere ci voleva, anche soltanto per accendere ancora una volta il dibattito e per far conoscere a chi era troppo giovane fatti di cui non si dovrebbe perdere memoria.
Ciò detto, ho trovato diversi attori francamente imbarazzanti, contrapposti ad altri decisamente all’altezza (sarà un caso, ma questi ultimi sono quelli stranieri).
La regia di Vicari è buona, con un ottimo controllo della macchina da presa nelle concitate scene dell’assalto.
Meno buona la sceneggiatura (l’immancabile, inutile, love story che toglie spazio a cose più importanti) nonché discutibili alcune scelte, in primis quella della bottiglia, a cui si da troppa importanza come pretestuoso “casus belli” quando l’unico vero movente dell’ingiustificata e stupida violenza barbara commessa dai poliziotti è stata l’altrettanto ingiustificata e stupida violenza barbara commessa dai black-block.

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Quel giorno del 2001… / 12 Maggio 2015 in Diaz - Don't clean up this blood

Quel giorno del 2001…
Film coraggio che denuncia in modo chiaro e netto una pagina orrenda della storia dell’Italia, la narrazione si basa su atti del processo ci sono scene crude ma rendano bene l’idea di quello che accade quel giorno e di come chi ha il potere lo usa spesso e volentieri a loro piacimento agendo per il “bene” dello stato.
Quel giorno del 2001 avevo 14 anni e capivo poco di quello che stava succedendo a Genova… ma gli anni passano ed una persona si informa sui fatti che non comprende e si fa una sua idea sulle torture di quei giorni e di come la “giustizia” assolve dei colpevoli acclarati, ma il parere di una persona libera non si cancella… io non dimentico.

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24 Ottobre 2014 in Diaz - Don't clean up this blood

Il film e interessante e sconvolgente. Avevo 11 anni quando e successo quindi non capivo molte cose ancora. Adesso sì e sono senza parole.

Ottimo film documentario ! / 20 Febbraio 2014 in Diaz - Don't clean up this blood

Da vedere per capire cosa riesce a fare lo stato o chi lavora per lui !

6 Gennaio 2014 in Diaz - Don't clean up this blood

http://www.internazionale.it/news/italia-europa/2012/07/10/davies/

27 Gennaio 2013 in Diaz - Don't clean up this blood

Vi avviso che è una recensione sentita e di parte, mi spiacerebbe se qualcuno dovesse offendersi, ma questa è.
Chiunque abbia un minimo di coscienza civile dovrebbe vedere questa ricostruzione minuziosa ( che si basa sugli atti processuali. Non si dica che Daniele Vicari, il regista, abbia romanzato.) dello scempio nazionale avvenuto alla scuola Diaz nel luglio del 2001, durante il G8 di Genova.
Io avevo 9 anni, ma ricordo ancora di come rimasi colpita dalla morte di Giuliani e dalla carneficina nella scuola Diaz. Rivedere, amplificato dal potere del cinema e con più cognizione di causa, quei fatti è stata durissima. Bisogna prepararsi a provare rabbia per tutte le due ore. Rabbia per quel puttaniere e delinquente di Berlusconi che con tono falso e cordiale propina la versione “ufficiale” dei fatti; rabbia per la merda umana che fu la Polizia che pestò a sangue centinaia di manifestanti; rabbia per i burocrati arrivisti, ipocriti, schierati e fascisti che montarono una sceneggiata inesistente per giustificare la sgombero violento della scuola Diaz; rabbia per gli agenti alla caserma di Bolzaneto , COLPEVOLI ( L’ASSOLUZIONE DI QUESTA GENTE E’ STATO UN ATTO CRIMINALE) di aver TORTURATO gli arresti, sottoposti a sevizie psicologiche, fisiche e sessuali, di aver denudato le ragazze e averle costrette a fare piroette, di averle minacciate di violentarle con i manganelli, di aver fatto stare in piedi per ore gli arrestati, senza la possibilità di andare in bagno, di avergli sbattuto la testa a muro, di aver inneggiato al nazismo, fascismo e razzismo. Roba che questi esseri (non fatemi iniziare su come la Polizia italiana sia impregnata di fascismo e repressione) dovrebbero essere condannati all’ergastolo se me lo chiedete ( e nel nostro codice penale del ca**o non esiste il reato di tortura. Non esiste); rabbia per De Gennaro,il delinquente capo della Polizia ai tempi del “via” all’irruzione, e adesso sottosegretario del governo Monti, assolto da ogni accusa, come quelle di atto in falso pubblico; e rabbia per tutte le montature che hanno infangato gente innocente ( bombe motolov trovate altrove ma attribuite alla scuola Diaz). Infine rabbia per il nostro Stato corrotto, fascista, colpevole, aguzzino e antidemocratico, che nulla mai farà per fare giustizia, ma anzi continuerà nel suo operato prolobby, procapitalismo, pro qualsiasi merdata.

Dopo ciò, qualche cenno al film. A mio parere un’opera coraggiosa, utile e ben girata. Un buonissimo montaggio gestisce la storia tra salti temporali e ripetizioni di scene essenziali. Un cast in formissima e una bella colonna sonora.
Ne vale enormemente la pena.

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13 Gennaio 2013 in Diaz - Don't clean up this blood

Film intenso, crudo e forte come un pugno nello stomaco, che lascia molte domande sui fatti impuniti della Diaz. Belle scelte registiche pecca nella narrativa, un po’ statica con attori più che altro comparse.

Categorizzare l’odio / 10 Gennaio 2013 in Diaz - Don't clean up this blood

Mi chiedo dove sia il contesto in questo film, dove sia la profondità di analisi, dove siano la tensione di quei giorni – Carlo Giuliani è un fantasma – l’incapacità di gestire una manifestazione gigantesca da parte dei poliziotti, la presenza di manifestanti violenti, la scelta indiscriminata delle forze dell’ordine di colpire alla cieca, anche chi era lì per far valere i propri diritti pacificamente; i poliziotti sono rappresentati tutti, indistintamente, come bestie nate, caratterizzati da un ghigno malvagio e grottesco (la considerazione che l’irruzione fosse stata commissionata da altissimi gradi, cosa gravissima, passa in secondo piano. E’ più facile giocare sul lato emotivo che su quello documentaristico).
La violenza mischiata a ossigeno che si respirava in quei giorni sparisce, tutto è decontestualizzato, come se l’ondata di manganellate fosse piovuta dal cielo, come se i poliziotti fossero entrati nella Diaz a pestare la gente perché non avevano di meglio da fare che mostrare il loro lato animalesco, in un’ottica di fiction all’italiana francamente stucchevole. Nelle scene in Bolzaneto sembra addirittura di assistere a Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini.
La vicenda gravita intorno a una precisa distinzione di ruoli alquanto consolatoria e ben delineata, non c’è spazio per le sfumature; il pericolo, in questo caso, è quello di dividere il mondo in categorie, depersonalizzandoci tra noi, fomentando un odio che arriva persino a dimenticare le sue radici. Il risultato è che i poliziotti o sono tutti buoni o sono tutti fascisti, i manifestanti o sono tutti piccoli grandi eroi della libertà o sono tutti vandali, criminali, black block o hippy che si fanno le canne. Evidentemente si arriva a un punto di saturazione tale che si ha il costante bisogno di identificare un nemico per sfogare la propria frustrazione, effetto di una società malata, la stessa che, come ci ricorda Vicari prima dei titoli di coda, ha scelto di non sospendere gli indagati in attesa del verdetto e di non convocare una commissione di inchiesta parlamentare sui fatti della Diaz.
Questo è lo sguardo oggettivo che vorrei ritrovare in un film che prende in analisi grandi contenuti. Da parte mia, invece, a livello puramente personale, sto e starò sempre dalla parte dei manifestanti (quelli pacifici), sto e starò sempre dalla parte delle vittime di quell’aggressione senza senso, sto e starò sempre dalla parte di quelle persone indifese, disarmate, arrese che non si meritavano un trattamento del genere (ma nemmeno fossero stati pericolosi criminali, se è per questo).
La nota positiva è che almeno è stato girato un film che ne parla, a prescindere da tutti i suoi limiti e dalle profonde lacune, da qui la mia sufficienza.

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28 Dicembre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Da questo film mi sarei aspettato molto di più, sia per il budget a disposizione, sia per il valore morale che avrebbe dovuto avere l’opera.
Tecnicamente è un disastro sotto tutti i punti di vista… già all’inizio vediamo un filmato “applicato” sul monitor di una videocamera, che sembra fatto da un ragazzetto alla lezione 2 di post-produzione di base.
Uscendo dal discorso tecnico la situazione non migliora. Viene rappresentata una Genova “tranquilla” e con aria quasi di festa, i ragazzi davanti alla Diaz che sono belli freschi e rilassati, quasi come fossero in campeggio. Beh, l’atmosfera di quel tardo pomeriggio/sera era molto diversa. La figura del poliziotto “buono” dentro la Diaz è la cosa meno credibile che abbia mai visto, forse al pari della scena del barista che lascia le chiavi del locale a tre perfetti sconosciuti…
I poliziotti del reparto celere sono visti come entità e non viene approfondito un minimo nessuno dei personaggi -se non quello buono- ed in questo modo lo spettatore non si immerge nella “umana” che la pellicola voleva trasmettere in certe situazioni, perchè non puoi avere rancori verso entità astratte.
Tralascio il discorso puramente politico -anche se una pellicola del genere dovrebbe essere letta anche in chiave politica- del fatto che dal film sembra quasi che il massacro alla Diaz sia stato un colpo di testa di un paio di poliziotti e che non si trattasse di ordini impartiti da molto in alto.
Boh, che dire… sulla carta poteva essere un bel lavoro ma si è trasformato in un film facilone che forse può emozionare qualche ragazzino, niente di più!

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16 Dicembre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film da vedere come diritto e dovere civile, possibilmente al cinema. Fondamentalmente lo sappiamo tutti cosa è successo, la polizia uno dei giorni finali del g8 o 7 o quanti ca**o sono è entrata in una scuola e le ha date di santa ragione. Beh, ecco, saperlo e vedere questo film sono due cose del tutto diverse. Per non parlare di quel che può essere viverlo, ma non voglio nemmeno pensarci. Dico solo che eravamo io e Pornomane e Superlavoratore. E siamo usciti e abbiamo camminato quasi fino a casa senza aprire bocca. Non parlava nessuno. Era terribile, ed era uno schifo. Ho deciso, non è mai troppo tardi, che io non mi sento rappresentato da uno Stato così. Da delle forze dell’ordine così. Se questo è l’ordine ficcatelo nel culo. Anzi no, ca**o vuoi, non è questo. Questo è bullismo da terza media, solo fatto coi manganelli.
Anyway, si parte con le violenze dei black bloc, che sembrano non avere molto senso, e forse non ce l’hanno davvero. Cosa ca**o vuole, un black bloc? Di realizzabile, intendo. Comunque, le tante storie particolare confluiscono ovviamente nell’evento centrale. La gente che non sa dove dormire si raduna alla Diaz. Un capo polizia decide che gli hanno aggredito una pattuglia, e di fare irruzione. La scena del fiume di pulotti che entra manganellando è terribile, ed è terribile per mezzora. E va avanti, e avanti, e non finisce mai, ed è storia dell’altro ieri, non come quando vedi i nazisti. Cazzo, è gente che gira tra di noi. Nel carcere di Bolzaneto, come figura dagli atti del processo, che portò poi alla condanna di una settantina tra poliziotti e secondini, ci furono pure torture. Non punite perché la tortura nel codice italiano nemmeno esiste. Non è questione di cinema, ma di sapere cosa ti può capitare se per caso non sei d’accordo. E non è bello.
Era difficilissimo uscire dopo aver visto Diaz e non aver voglia di menare un celerino

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INDIGNAZIONE!!! / 22 Novembre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

Film importante per non dimenticare la pazzia dei vertici di chi ci governa. Importante anche per capire che anche nella ragione ci sono le mele marcie. Importante perché anche in un fascio non tutta l’erba è andata a male.
Io non posso, non voglio e non credo che una categoria intera (come purtroppo sento tanti dire) possa essere considerata violenta, assassina e bastarda. Le forze dell’ordine sono importanti per l’ordine e questo devo fare. Poi purtroppo all’interno ci sono i violenti, come anche tra i manifestanti, ma sono e non devono essere i rappresentati di una categoria. Questo credo sia il messaggio del regista. Tra la polizia ci sono i violenti, quelli con il manganello facile, quelli che frustrati hanno bisogno di picchiare per sentirsi forti e importanti (“Io i miei non li tengo più…”) ma ci sono anche quelli che non ci stanno, quelli che non attaccano, quelli che hanno una coscienza e tentano di fermare questi atti o almeno di limitarli con le loro forze. E purtroppo ci sono tra i manifestanti che non sanno nemmeno il perché si manifesta ma vanno per distruggere e rovinare una festa di giustizia. Un film che mette angoscia e orrore nel vedere picchiati e umiliati persone senza colpa se non per essere stati li. La pazzia però purtroppo è ancora molto più grave in quanto viene dall’alto, diene dai dirigenti, deriva dalle persone che abbiamo votato e che creano invece che “ordine” violenza, sangue e tragedie. E soprattutto falsità degli eventi.
E’ un film che DEVE essere visto ma soprattutto CAPITO e non passivamente vedere solo le manganellate e accusare nel complesso tutta la Polizia. Capito vuol dire aprire gli occhi e condannare, accusare e giudicare tutti i rei. Purtroppo se una categoria viene chiamata “Forze dell’ORDINE” e invece fa l’opposto dell’Ordine non può mai stare nella ragione.
Gandi insegna, non solo tra i manifestanti ma anche chi difende il Palazzo.
Questo film questo messaggio vuole inviare e per me lo ha fatto nella drammaticità degli eventi.
VEDETELO!!!
NESSUNO DEVE DIMENTICARE!!!
NESSUNO!!!
Ad maiora!

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24 Ottobre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

Mai mi sarei aspettata un film talmente facilone e non obiettivo.
Tutto quello che ho visto è stata una spettacolarizzazione della violenza fine solo ad aumentare l’odio nelle persone che si lasciano convincere da qualche scena piena di sangue e grida.

Mostriamo per bene le umiliazioni a sfondo sessuale che ha subito una ragazza, mostriamo a pieno schermo le manganellate in faccia alle ragazze, mostriamo per più minuti il laghetto di sangue che proviene dal corpo di una ragazza svenuta, mostriamo la cattiveria su un povero anziano, mostriamo tutte le umiliazioni subite dai giovani, mostriamo benissimo e per lungo tempo tutti quanti i feriti doloranti ma non mostriamo minimamente gli atti di vandalismo nella città durante i giorni, non mostriamo minimamente la tensione e la difficoltà, non mostriamo assolutamente i vandali scagliati contro le forze dell’ordine, non mostriamo alcun motivo ed alcun perchè.
Facciamo un film in cui si vedono soltanto: poliziotti-animali fomentati e violenza a non finire soprattutto verso il gentil sesso. Così sì che le persone usciranno dal cinema con le idee chiare.

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Da vedere dopo. / 21 Ottobre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

Inizialmente non mi aveva entusiasmato, ma dopo aver visto il documentario Black Block, mi sono accorto della perfetta scelta degli attori protagonisti (gli stranieri del film recitano anche bene) che sono identici agli stessi protagonisti del documentario e della precisione nel trasporre cinematograficamente tutte le scene e ciò che accaduto nella scuola, raccontato appunto in Black Block.
Se nel documentario uno dice di essere stato trascinato per due metri (esempio), nel film, la stessa persona viene fatta trascinare per due metri.
Purtroppo quello che è accaduto è causa di “magheggi” studiati dall’alto, e nel film questo lato viene un po trascurato per dare spazio alla violenza.
Peccato per il cliché solito dei film italiani dove la storia d’amore ci deve sempre essere.

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18 Ottobre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

Impossibile riuscire a trovare le giuste parole dopo aver trovato questo film.
Sconvolgente perché è realtà.

16 Ottobre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

L’impegno di Vicari meriterebbe tutte le stelle del firmamento: nessuno, finora, aveva mai tentato di mettere in scena, al cinema, i fatti occorsi in quei giorni di puro delirio.
Il valore di Diaz in termini divulgativi è importantissimo ed è un bene che il pubblico abbia accolto questo film tanto postivamente.
Si tratta di uno strumento utile ed importante nel meccanismo “del ricordo”: vedere, per non dimenticare, anche se dei pestaggi in strada di quei giorni molto è stato mostrato. Nulla, però, in un caso come questo, è superfluo e anche una ricostruzione fittizia è funzionale ad alimentare l’indignazione. Ed io mi scortico le mani, applaudendo l’impegno ed il coraggio di questo giovane regista romano.

Purtroppo, come ben sottolineato da altri espressisi prima di me, è la resa definitiva del prodotto a rendere Diaz un’opera poco riuscita dal punto di vista cinematografico.
Sicuramente, la parte meglio realizzata è quella dell’irruzione nella scuola: gli occupanti dell’edificio sembrano creature in trappola, in attesa che il peggio li sommerga, come un’ondata infernale. La costruzione delle sequenze e i movimenti di macchina, qui, sono particolarmente azzeccati: l’ansia ed il dolore dei protagonisti sono drammaticamente palpabili.

Per il resto, vuoi per l’indeterminatezza narrativa che lo caratterizza, vuoi per alcuni scivoloni tecnici (la bottiglia che ricorre tanto spesso è stata realizzata francamente male: eppure, grazie ad un contributo video incrociato in Rete, so che altri lavori di postproduzione grafica in questa pellicola sono stati molto curati e notevoli), Diaz rasenta la qualità della fiction televisiva media italiana, il che non è -generalmente- motivo di plauso.

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10 Settembre 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

Visto. Non sarà un film memorabile ma è molto efficace. Ha il merito di non scadere troppo nel manicheismo. Buono.

5 Maggio 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

Film davvero duro ma molto bello.
Ha pregi e difetti ma nel complesso è un film da vedere.

I difetti
La parte iniziale del film, pur lunga, non è molto curata.
Non inquadra bene le giornate di Genova, nè dalla parte del movimento nè dalla parte dei poliziotti.
La struttura molteplice e disorganizzata del movimento è evidenziata solo in una riunione in cui ognuno pensa solo alle proprie difficoltà vuoi di logistica, o di rapporti con la stampa o di ‘compagni arrestati’. La complessità del movimento, che andava dalle suore ai black block, non viene assolutamente evidenziata, si perdono lunghi minuti in telefonate, in logistica, in dialoghi poco significativi.
Anche dalla parte dei poliziotti non viene assolutamente evidenziata la durezza delle giornate di scontri, di insulti, di cariche e contro-cariche. Non si capisce il perchè di tanta tensione, vengono solo evidenziate diversità di vedute sull’utilizzo della forza ma senza una reale spiegazione.
Questo manca molto quando si giunge all’irruzione nella scuola.
O si saltava completamente e si lasciava al pubblico informarsi sui precedenti o si spiegava meglio.

I pregi
La parte dell’irruzione alla Diaz è veramente ben fatta: drammatica, angosciante, durissima.
La parte di Bolzaneto poteva forse essere più approfondita, ma quello che c’è è davvero shockante.
La ricostruzione ‘storica’ ottima: tutta basata sugli atti processuali e sulle testimonianze.
Le scene violente durissime, ma non fini a sè stesse.
Gli attori veramente in parte: dai ragazzi, fino ai poliziotti e ai dirigenti.
Insomma un film che davvero cattura, che ti fa vivere quello che purtroppo è successo veramente. L’equidistanza fra le varie posizioni è ottima: certo i poliziotti non fanno una gran figura ma così è stato, nemmeno i black block la fanno, prima devastano e poi se ne vanno quando sentono l’aria che tira.

E dopo la visione le domande e la rabbia.

Come è possibili che simili cose accadano in una democrazia occidentale nel 2001? Come mai gli uomini riescono a raggiungere simili livelli di abiezione? La violenza è insita in noi? La pietà c’è solo quando si sta bene? In guerra tutto è permesso e il nemico è sempre e comunque un sub-umano?
Per parlare più concretamente, io credo che la polizia debba servire a difenderci. Se qualcuno mi assale, mi deruba, mi offende, chiamo la polizia. Ma se sono i poliziotti a fare questo chi chiamo i carabinieri?! Noi permettiamo ad alcune persone di usare la forza, la violenza, le armiamo, le dotiamo di strumenti di offesa che possono provocare ferite, contusioni e anche la morte.
Noi li paghiamo, noi li autorizziamo. Va da se che dovrebbero essere controllati in maniera totale. Non possono esserci sbavature nemmeno piccole. L’abuso, l’errore, l’eccesso possono sempre esserci, ma vanno puniti e repressi in nodo esemplare.
Invece la polizia violenta fa gioco a tutti, al potere e al contro-potere.
E poi persone che fanno quello che hanno fatto alla Diaz andrebbero al manicomio criminale non in giro armati.
Quante volte nella vita abbiamo desiderato colpire qualcuno, e quante volte l’avremmo fatto se fossimo stati armati e non avessimo avuto paura delle conseguenze. Ma se anche ne avessimo avuto la possibilità avremmo continuato fino a vedere il sangue? Avremmo colpito giovani ragazze inermi per minuti e minuti fino a farle svenire? Avremmo spaccato braccia, teste gambe a persone inermi? Ancora peggio a Bolzaneto, dove non c’è neppure la scusante della foga, della velocità, della rabbia. Lì a freddo si insultano, umiliano, percuotono, persone inermi, colpevoli forse di aver fatto casino in città, si torturano sistematicamente per ore e ore.
Pensiamo a cosa vuol dire essere arrestati in italia se si è stranieri o drogati o comunque in fondo alla scala sociale.
Torniamo alla Diaz.
C’è chi dice che i poliziotti in fondo sono uomini, che erano stressati, caricati, al limite della sopportazione.
E allora? E’ il loro mestiere. Dovrebbero essere addestrati per questo.
Anch’io mi stresso con i miei studenti, ma questo non mi permette si essere, non dico violento, ma nemmeno scorretto.
Il poliziotto deve fermare i violente, non massacrarli.
E se nell’impeto della carica è impossibile distinguere i violenti dai pacifici, appena si rallenta deve intervenire il ragionamento.
Si trovano su youtube filmati di Genova in cui rappresentati delle forze dell’ordine (sigh) si accaniscono su persone a terra, continuano a picchiare per tempi incredibili. Ricordate il filmato del dirigente in borghese che prende a calci un ragazzino con lo zaino?
Mentre scrivevo questo cose ho guardato la puntata di Lucarelli sui fatti di Genova e ho capito un più le dinamiche degli scontri.
In linea di massima è andata così: corteo pacifico, i black block si infiltrano e fanno casino poi scappano, la polizia carica il corteo pacifico. Fin qui ci può stare, ma la carica non solo è indiscriminata come è da aspettarsi, ma violentissima, lunghissima, con inseguimento strada per strada dei manifestanti, arresti indiscriminati, percosse alle persone arrestate, e poi ‘l’inferno Bolzaneto’.
Una cosa che mi ha colpito nelle testimonianze su Bolzaneto è che nessuno dice “Mi sono ribellato e allora hanno infierito ancora di più” lo shock era talmente alto che nessuno si è ribellato.
Ho letto da poco Un giorno della mia vita di Bobby Sands, attivista dll’IRA morto nelle carceri inglesi, e lì si racconta di tutte le proteste messe in atto dai detenuti. Ma la loro era una lotta politica, erano pronti ed abituati alla violenza che praticavano anche loro.
Ma in Italia nel 2001 non pensiamo sia possibile. Dice una testimone:”Non riuscivo a crederci, credevo di essere in un incubo”. Viviamo tranquillamente la nostra vita, sicuri dei nostri diritti, ci preoccupiamo della scuola, della spesa, della macchina. E invece niente è sicuro, i nostri diritti possono essere calpestati impunemente da un gruppo di pazzi. Oltre a Genova molti, anzi troppi fatti di cronaca ci riportano a questa realtà: Aldrovandi, Cucchi, Uva…
Sono fresco di lettura di 1984 e a Genova si è realizzato il Ministero dell’Amore, dove la persona viene completamente annullata, umiliata, distrutta. La violenza della Diaz è così estrema che non ti permette nemmeno di farti forza, di pensare “sono dei bastardi ma io resto un uomo”, non permette di aiutarsi, di stringersi la mano, di consolarsi. A Bolzaneto tutti in piedi faccia al muro per 10-12 ore senza poter parlare, continuamente colpiti o insultati.
Il fatto che sia chi ti dovrebbe difendere che fa queste cose rende ogni protesta, ogni ribellione vana anzi impossibile, anche a posteriori perchè lo stato difende sé stesso.
C’è qualcosa che non va.
Bisogna rimettere l’uomo al centro delle cose. E bisogna riformare dal profondo le forze anti-sommossa. Non è una guerra è ordine pubblico, ripeto ordine. Ancora queste persone credono alla divisione fascisti-comunisti. “Zecche comuniste” li chiamano e fra questi un pensionato CGIL, un giornalista del Carlino… e in piazza: rete lilliput, emergency, scout, tute bianche, sindacati ecc. ecc. Almeno un po’ di notizie su chi si va a controllare. Una cultura di base! Il muro di Berlino è crollato nel 1989!!!

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5 Maggio 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

non riesco a dire se l’opera cinematografica è bella o brutta, ha però il merito di invitare alla riflessione e quindi ha raggiunto il suo scopo.
forse sarò una delle poche voci fuori dal coro ma non mi è sembrato veramente imparziale come è stato scritto ovunque.
il comportamento della polizia non è stato esemplare, si potrebbe anzi definire criminale, ma poco è stato visto e poco si capisce del clima teso in cui viveva la città; a parte nella scena iniziale infatti non si sono visti gli atti di vandalismo e distruzione che hanno devastato il centro di Genova.
Amnesty e l’opinione pubblica hanno giustamente condannato l’operato delle forze dell’ordine ma non mi sembra che qualcuno abbia condannato anche l’operato dei black block. senza la loro presenza forse non si sarebbe arrivato a tanto – anche se in ogni caso non si doveva arrivare a quello che poi è purtroppo accaduto.

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Non è bastato. / 18 Aprile 2012 in Diaz - Don't clean up this blood

Non è bastato passare settimane, mesi, anni della mia vita a seguire le vicende riguardanti il g8 di Genova.
Non è bastato vedere decine di filmati.
Non è bastato leggere deposizioni, testimonianze, articoli e libri. E’ stato un enorme, grosso e indescrivibile pugno nello stomaco. Credo che probabilmente sarebbe il caso che questo film venisse fatto proiettare ovunque in modo che nessuno dimentichi. Sono state 2 ore davvero terribili, 2 ore di lacrime, rabbia e disgusto. Ero indecisa se dare o meno un voto a questo film, ma ero sicura che non avrei adottato mezze vie. Avrei dato il massimo o non avrei dato il voto. Quando a fine film sono uscita dal cinema mi sono sentita come se stessi uscendo io stessa da Bolzaneto.

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