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Devil's knot - Fino a prova contraria

/ 20136.2118 voti

Insufficiente / 12 Gennaio 2018 in Devil's knot - Fino a prova contraria

E’ di una freddezza e di una nullità disarmante! L’idea sarebbe anche ottima… ma si svolge in malo modo e a fine film si rimane perplessi, come a dire “e mbè?” ….

Superfluo / 19 Aprile 2017 in Devil's knot - Fino a prova contraria

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Posto che la confezione sia molto elegante e che l’intento del regista fosse quello -più che encomiabile- di ‘fare giustizia’, non ho capito l’utilità cinematografica di questo film di Egoyan che, per diversi motivi, tutti negativi, mi ha ricordato Zodiac di Fincher.
Entrambe le pellicole:
– affrontano un noto caso irrisolto di efferata cronaca nera;
– affastellano linee “investigative” senza confermarne nessuna;
– instillano dubbi che restano tali.
Fatico davvero a capire a cosa sia servito realizzare un film di questo tipo, quando, sull’argomento, in precedenza, erano già stati realizzati svariati documentari, più o meno oggettivi (quanto il film stesso, comunque).

A latere, mie gelide critiche a parte, il reiterato richiamo all’isteria collettiva di vicende come quella di Salem è molto efficace e la scena del ritrovamento dei tre ragazzini e la ricomposizione dei loro corpi fa venire la pelle d’oca.

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15 Giugno 2015 in Devil's knot - Fino a prova contraria

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Tratto da una storia vera, un film abbastanza inquietante non tanto per le scene ma per i contenuti.
Una tranquilla cittadina di provincia americana viene sconvolta dalla sparizione di tre bambini di 8 anni; quando vengono trovati i loro corpi senza vita, la polizia e la comunità puntano il dito contro i satanisti e trovano tre adolescenti perfetti capri espiatori.
Atom Egoyan già in “Il dolce domani” aveva affrontato e sconvolto il pubblico con la morte di bambini ma qua il film è ancora più sconvolgente per gli interrogativi che solleva. Man mano che si procede nell’indagine e poi nel processo, ci sono sempre più contraddizioni nelle accuse verso i tre ragazzi; ma nonostante ciò la gente non cambia la sua opinione iniziale.
Un buon cast su cui spiccano Reese Witherspoon (la mamma di uno dei bambini morti) che fatica a riprendersi dalla tragedia, Colin Firth (l’investigatore della difesa), Dane DeHaan (Chronicle e The Amazing Spider-man) un ragazzo interrogato.

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Come si poteva fare meglio… / 15 Giugno 2014 in Devil's knot - Fino a prova contraria

Non so bene perchè ma il film, per le tematiche, provoca profondo interesse e di per se è importante perché lascia il potere di conoscere, questo scandaloso e mostruoso caso, che ha sconvolto l’america. Ma non puoi avere una buona base e fare così un film del genere, non parte mai, non arriva mai a prenderti totalmente, gli attori sono piattissimi e non riesco ad essere soddisfatto nemmeno un po’. La sufficienza serve per il coraggio di portare un tema del genere in sala, dove da un po’, il mercato cinematografico non parlava di errori made in U.S.A a sfondo giuridico ma forse…e dico forse, il tutto andrebbe rifatto in maniera più spinta. Più emotiva e meno tecnica.

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26 Maggio 2014 in Devil's knot - Fino a prova contraria

Un buon film per affacciarsi al fatto di cronaca dei West Memphis Three, ma non per approfondire, per capire. Dopo documentari di grandissimo impatto sull’opinione pubblica americana, a Egoyan spetta un compito arduo e finisce per confondere, fare troppe domande e non dare alcuna risposta. Meglio Riise Whiterspoon che Colin Firth.

Emotivo e rabbioso, 7! / 15 Maggio 2014 in Devil's knot - Fino a prova contraria

Non aspettatevi niente di horror o un thriller d’altro bordo: Devil’s Knot è un film-denuncia che racconta la storia (tutt’oggi ancora inspiegabile) del ritrovamento di 3 bambini uccisi e della dubbia colpevolezza di 3 adolescenti. Un caso ancora aperto che lascia una tensione emotiva per tutto il film, ma senza eccedere nel thriller. Vedremo un film giudiziario, un documentario dei fatti tra sospetti e confessioni e bugie e alla fine tante tante domande senza risposte. L’inquietante sta nel fatto che la verità ancora non è emersa. Attori in uno stato passivo, espressioni, sguardi e pochi fatti. ma la storia parla da sè. 7.

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12 Maggio 2014 in Devil's knot - Fino a prova contraria

Come si fa a dire che Devil’s Knot sia un brutto film?! Me lo chiedo, essendo io uscita quasi in lacrime dalla sala. E non solo per l’atrocità visiva e morale che bisogna sopportare in due ore di pellicola, ma per tutto il marcio che va oltre quelle semplici inquadrature e che da sempre e per sempre infesta le nostre società.

Devil’s Knot si veste da thriller, ispirandosi al celebre caso giudiziario dei Tre di West Memphis (citato anche in serie come C.S.I. e Californication) per sollevare temi scottanti, ben più politici e sociali di quanto ci si possa aspettare da premesse del genere.

Atom Egoyan prende in esame un efferato omicidio per raccontare una storia assurda, quasi incredibile, e smascherare così tutta l’incompetenza e la sommarietà investigativa dimostrata dalla polizia americana in quel caso specifico e che tutt’ora, infatti, non ha portato ancora a nessun risultato.

Un racconto da brividi, se non ci si dimentica che è basato su una storia vera e se si tiene conto di “come” siano state svolte quelle indagini. Considerazioni che potrebbero causare un sovraffollamento cranico di domande, sollevando dubbi e questioni sui sistemi giudiziari mondiali e sulla corruttibilità e la precarietà dell’essere umano in quanto tale. Riflessioni scomode per animali appartenenti alla specie, ma a che servirebbe un film del genere se non a questo!?

E’ difficile digerire che le convinzioni popolane e il bigottismo di paese abbiano potuto intralciare prove e distruggere piste per il ritrovamento dei veri criminali del disumano crimine consumato a West Memphis, criminali tutt’ora rimasti impuniti e in libertà.

Tutto per concentrarsi su una caccia alle streghe senza fondamenti. Per dare in pasto alla stampa e all’opinione pubblica del tempo, i cattivi che si aspettava. Dei ragazzi al di sopra delle righe, colpevoli solo di interessarsi all’occulto, vestirsi di nero e ascoltare musica metal. I maniaci psicopatici perfetti, per dei conservatori di periferia.

E per puntare a tutto questo non si è ancora concluso niente. Nemmeno a vent’anni distanza, dopo che Damien Echols, Jessie Misskelley Jr. e Jason Baldwin (interpretati da controparti fisicamente perfette) si sono fatti i loro begli anni di galera, fondati unicamente su ipotesi, prove indiziare manipolate e probabilmente fasulle.

E’ insopportabile per me rendermi conto che la mente umana sia così corruttibile, che i nostri credo possano offuscarci gli occhi davanti l’oggettività dei fatti. Ed è tanto più insopportabile scoprire che la polizia abbia dato peso solo alla soluzione più ovvia, senza badare mai alle grande lacune che costellano il caso, imprigionando delle persone probabilmente innocenti e arrivando a nominare persino la pena di morte. Già discutibile a priori, a mio avviso.

Devil’s Knot è un film di denuncia che dovrebbe dar da pensare, piuttosto che essere giudicato dalla copertina. Dalla sequenza di fatti che espone. Dall’insignificante interpretazione di Colin Firth, mai più mediocre di così.
Ma di questo possiamo non preoccuparcene, visto “il tutto” che c’è dietro.

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10 Maggio 2014 in Devil's knot - Fino a prova contraria

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Che dire, la storia in effetti è interessante… peccato che questo sia l’unico merito del film e non sia attribuibile al regista dato che la storia è realmente accaduta. Troppe scene dedicate al piagnucolio e all’introspezione in un film che promette di essere un thriller e di illustrare lo scagionamento di tre giovani innocenti da parte di un affascinante investigatore (è quello che penso quando vedo Colin Firth in locandina!), e che invece lo scagionamento te lo racconta tramite le classiche scritte informative che compaiono a fine film…

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7 Maggio 2014 in Devil's knot - Fino a prova contraria

La convivenza con il male, la ricerca di vendetta, la cecità umana, le anomalie del sistema giudiziario: sono i temi al centro di “Devil’s knot – Fino a prova contraria”, thriller drammatico diretto dal regista canadese Atom Egoyan, che riporta la propria visione della raccapricciante matrice persecutoria dell’evoluzione investigativa e procedurale di uno dei casi giudiziari più controversi avvenuti in America negli ultimi vent’anni. Ad interpretare il film sono i premi Oscar Reese Witherspoon, che grazie al favore della critica è ricercatissima tra le attrici di Hollywood, nel ruolo di Pam Hobbs, e Colin Firth, artista di formazione classica proveniente dal teatro inglese (un particolare ben riconoscibile nel suo modo di approcciarsi alla recitazione), in quello dell’investigatore Ron Lax.

Prima della pellicola di Egoyan, su questa vicenda sono stati realizzati quattro documentari nati in seguito a movimenti pro-verità sul web: “Paradise lost – The child murders at Robin Hood Hills” e altri tre titoli che contribuirono alla riapertura del caso, incluso “West of Memphis”, versione di Peter Jackson affidata alla regia di Amy Berg e presentata al Sundance Film Festival del 2012, nella quale per la prima volta si appoggiavano le accuse contro Terry Hobbs, patrigno di uno dei bambini assassinati. Ricorrente è il tema dell’innocenza trafugata e delle piccole vite infrante nelle produzioni del regista (ricordiamo “Il dolce domani”, che nel 1997 si portò a casa numerosi premi), il quale stavolta è alle prese con l’arduo compito di trasporre con fedele attinenza fatti di cronaca già esaminati, in una rinnovata accezione che non crei intemperanti licenze artistiche. Talmente arduo che il film presenta uno script non privo di difetti e di voragini nella narrazione, altresì rimaneggiato fino allo sfinimento, e nemmeno supportato da un cast di contorno idoneo alle punte di vanto dello stesso. Sembrano lontanissimi i tempi in cui Reese Witherspoon vestì i panni di June Carter nel superbo “Quando l’amore brucia l’anima”, così come quelli de “Il discorso del re” per Colin Firth (tipi di interpretazioni e di generi cinematografici molto diversi); in “Devil’s knot”, al contrario, risultano irriconoscibili le doti di questi due artisti, costretti in due personaggi costruiti senza un minimo di introspezione e di caratterizzazione e corredati invece da un’insipida bidimensionalità.

I “solchi del maligno” scavati in luoghi inaspettati, l’influsso delle credenze popolari, una “caccia alle streghe” che si rivela mero e livoroso tentativo di ricerca di un qualsiasi capro espiatorio: sono elementi che ricordano la stessa analisi letteraria attuata da Nathaniel Hawthorne (per i meno informati, basti tenere a mente “La lettera scarlatta”, di cui Roland Joffé portò il messaggio sul grande schermo) e fondamentali anche per la pellicola di Egoyan, ma che incoerentemente rimangono un mero accenno, fra banali esercizi di montaggio e un tema musicale onnipresente e fastidioso, al di fuori di ogni logica. Nei suoi meccanismi investigativi, il film trema e vacilla alla ricerca disperata delle emozioni forti, facendo leva esclusivamente sulle tremende circostanze del crimine perpetrato, fino a creare una risoluzione titubante e restando intrappolato in un divario incolmabile tra la vera inquietudine, tangibile e tagliente, dei reali West Memphis Three, e quella della traduzione in immagini, che però ha ben poco di cinematografico.

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