“Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.” Dante Alighieri, Inferno Canto III. / 25 Marzo 2013 in Detachment - Il distacco
Diretto da Tony Kaye (regista di American History X) questo film del 2011 è un deprimente spaccato su una parte del sistema educativo americano e non, nascosto dal sottile strato delle high school fighette con giocatori di football che indossano la felpa della propria squadra e cheerleaders belle, spocchiose e zoccole. Tra disillusioni, indifferenza e arroganza disgraziati insegnanti si barcamenano cercando di svolgere il loro mestiere nel modo più proficuo e dignitoso possibile e al contempo risolvere i loro problemi personali, o quantomeno conviverci. Il risultato è un luogo di lavoro insopportabile e fonte continua di amarezza, senza soddisfazioni. La regia enfatizza molto quest’ultimo aspetto concentrandosi sui volti dei personaggi, con tocchi simili tecnicamente a Sergio Leone, inquadrando e squadrando ogni volto per carpirne ogni minima espressione o ruga. Dall’altra parte della barricata vi sono alunni che si potrebbe definire “problematici” usando un eufemismo che si chiudono in loro stessi, si danno alla prostituzione o si comportano come gangsta in stile Grand Theft Auto: ciò comporta una distanza tra corpo docenti e alunni come tra la Groenlandia e la Nuova Zelanda impedendo ai primi di insegnare e ai secondi di imparare (o esercitarsi nella nobile arte di fingere di farlo). La sceneggiatura di Carl Lund ci accompagna in una lenta e progressiva deriva, facendo abituare lo spettatore a ciò a cui sta assistendo lentamente e senza strappi. Adrien Brody assomiglia in maniera impressionante a Giorgio Gaber ed interpreta un personaggio che subisce più disgrazie di Cristo dopo i Getsemani; molto bravo, ritorna quasi ai fasti de Il pianista ed è un buon fulcro per il film stesso. La giovane Sami Gayle acerba ma buona anche considerando il difficile personaggio della baby prostituta verso cui lo spettatore prova un misto di sensazioni non ben definibili. In piccole parti James Caan, ex Sonny Corleone de Il padrino, Lucy Liu e Marcia Gay Harden, membri del disagiato corpo insegnante. Un bel film indipendente, che dovrebbe forse essere fatto vedere agli studenti nelle scuole.

“Diretto da Tony Kaye (regista di American History X)”
Ach, lo sapevo che c’era qualcosa che non andava!
Non ami questo film? 😉
Detachment? No, cioè, sì, la prima volta aveva fatto il suo effetto. La seconda volta no, tutt’altro, pareva volesse catalizzare in un’ora e mezza di film tutto il dolore dell’umanità per farti star male. Ma se ti riferivi ad “American history x”, allora ne vado più fiero: l’ho odiato sin da subito.
Mi riferivo al secondo, non avendolo ancora visto non mi posso pronunciare.
No, m’è piaciuto, allora, ma ti parlo a livello di sceneggiatura, che ho trovato fastidiosa. La trama è gestita male, con dei cambi di pensiero nei personaggi troppo repentini e poco credibili. La storia, poi, è fondamentalmente politically correct, e non vuole in alcun modo affrontare il tema del nazismo – quella è una maschera: è un film molto cattolico, che parla di redenzione e misericordia ma lo fa male, in termini già visti e già sentiti. Però a molto piace, quindi probabilmente mi sbaglio (come al solito). Boh, alla fine m’è sembrata una paccottaglia moralista senza capo né coda… ah, e poi scopiazza un po’ troppo “La haine – L’odio”. Sì, insomma… un film da centri sociali.
no, NON m’è° – ovviamente mancava un “non”