Dellamorte Dellamore

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Dellamorte Dellamore

Francesco Dellamorte lavora come custode nel piccolo cimitero del paesino italiano di Buffalora; solitario, riflessivo, con uno strano senso dell'umorismo, vive in compagnia del suo buffo aiutante Gnaghi, omone che si esprime a smorfie e versi a causa di un ritardo mentale. I due sono bersaglio dello scherno e delle dicerie della gente del paese, ma a Francesco non importa molto, ai vivi ha sempre preferito i morti; certo, questi ultimi ultimamente gli danno un pò da fare, visto che non ne vogliono sapere di rimanere nelle loro tombe...
laschizzacervelli ha scritto questa trama

Titolo Originale: DellaMorte DellAmore
Attori principali: Rupert Everett, François Hadji-Lazaro, Anna Falchi, Mickey Knox, Fabiana Formica, Clive Riche, Katja Anton, Barbara Cupisti, Anton Alexander, Pietro Genuardi, Patrizia Punzo, Stefano Masciarelli, Vito Passeri, Alessandro Zamattio, Marijn Koopman, Renato Donis, Claudia Lawrence, Francesca Gamba, Elio Cesari, Maurizio Romoli, Maddalena Ischiale, Elena Fresco, Michele Soavi, Andrea De Sica, Bruno Romagnoli, Mostra tutti

Regia: Michele Soavi
Sceneggiatura/Autore: Gianni Romoli
Colonna sonora: Manuel De Sica, Riccardo Biseo
Costumi: Alfonsina Lettieri, Maurizio Millenotti
Produttore: Heinz Bibo, Tilde Corsi, Conchita Airoldi, Dino Di Dionisio, Michèle Ray-Gavras, Gianni Romoli, Michele Soavi
Produzione: Italia
Genere: Horror
Durata: 103 minuti

Dove vedere in streaming Dellamorte Dellamore

Il prototipo di Dylan Dog / 29 Aprile 2020 in Dellamorte Dellamore

Piccolo capolavoro italiano di Michele Soavi tratto dall’omonimo romanzo di Tiziano Sclavi, nonché prototipo di quello che diverrà Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo di casa Bonelli. Il film è grottesco la qualità è un po’ da film di serie B, ma il film è una preziosa perla del cinema horror che non si prende troppo sul serio. L’unica pecca di questo film? Quella impedita di Anna Falchi, incapace a recitare e brava solo a mostrare i suoi seni. Onestamente se ne poteva fare benissimo a meno di lei e di quelle scene. Totalmente superflue.
E’ proprio a causa sua se non do a questo cult un 8 pieno. Peccato… chissà cosa passava per la testa ai produttori e a Michele Soavi a quel tempo.

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Ultimo grande horror di una stagione ormai finita / 7 Settembre 2017 in Dellamorte Dellamore

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un paesino della Bassa Padana, Buffalora, ha una curiosa particolarità. I morti che sono seppelliti nel locale cimitero ritornano in vita dopo sette giorni e, come i più classici degli zombie, sono affamati di carne umana. A rispedirli nella fossa, con l’altrettanto classico proiettile nel cervello, ci pensa il custode del cimitero, Francesco Dellamorte. Ad aiutarlo c’è Gnaghi, un ritardato mentale che vive con lui nel cimitero, incapace di proferir parola a parte quell’unico verso (“gna”) che gli ha fruttato l’onomatopeico nome. Sembrerebbe una vita interessante, ma in un paese dove i morti tornano in vita e i vivi sembrano già morti, Francesco è soffocato dal tedio e dalla routine del proprio ruolo, tanto che a volte cede alla tentazione di “portarsi avanti con il lavoro” e uccidere i vivi prima che diventino morti viventi. Tra una tumulazione e una re-inumazione, il Nostro trova il tempo di vivere una surreale storia d’amore con una donna che si presenta ogni volta sotto diverse spoglie. Dellamorte Dellamore è tratto da un romanzo omonimo di Tiziano Sclavi, conosciuto ai più come il creatore della serie a fumetti Dylan Dog. Il romanzo, uscito nel 1991 sulla scia del successo che riscuoteva il fumetto, era stato ultimato in realtà già nel 1983, anno in cui curiosamente uscirono anche il romanzo Pet Semetary di Stephen King e il film Zeder di Pupi Avati che avevano uno spunto narrativo abbastanza simile: terreni dove chi vi è sepolto torna in vita. Il personaggio era già apparso nel 1989 in una storia del più famoso fumetto, uno speciale dal titolo Orrore nero, dove oltre a farlo incontrare con l’investigatore dell’incubo, riproponeva parte della trama del romanzo. A pubblicazione avvenuta, Dellamorte fu presentato come il modello da cui si era poi evoluto il personaggio di Dylan Dog. Il libro, come altri dell’autore usciti in quel periodo, era illustrato da Angelo Stano, l’allora copertinista della serie a fumetti. Altre caratteristiche accomunavano i due personaggi, tanto che molti scambiarono il film come una trasposizione del fumetto. Ad esempio, il fatto di usare come arma una pistola del medesimo modello (Bodeo), il passare il tempo costruendo un modellino che non finiranno mai, un teschio per Francesco, un galeone per Dylan, e di avere degli assistenti “particolari” come Gnaghi e Groucho. Ad alimentare ulteriormente il fraintendimento, il fatto che nel film fu chiamato Rupert Everett a interpretare il protagonista, attore cui i disegnatori s’ispirarono per il volto di Dylan, e che l’auto con cui si spostava nel romanzo, una Bianchina, fu sostituita nel film con l’inconfondibile Maggiolone bianco. In realtà i due personaggi, anche se sono entrambi facili alla melanconia, hanno un carattere completamente diverso: Dylan soffre di varie fobie, è romantico, idealista e rispettoso della vita umana, Francesco è invece cinico, disilluso e non si fa problemi a uccidere, come abbiamo accennato, anche degli innocenti. Il film di Michele Soavi, regista cresciuto sotto l’egida di Lamberto Bava e Dario Argento, è uno degli ultimi di un certo livello del defunto cinema di genere italiano. A lui e allo sceneggiatore va il merito di esser riusciti ad adattare un romanzo che, seppur già scritto sotto forma di sceneggiatura, appariva difficile da portare sullo schermo in maniera convincente, impregnato com’era di angoscia, senso di morte e depressione, male oscuro che ha afflitto l’autore per diversi anni. Dopo un inizio incerto ed eccessivamente grottesco, non molto dissimile dalle tarde produzioni di genere italiane con tanto di starlette televisiva (Anna Falchi), il film imbrocca il giusto equilibrio tra stravaganza e atmosfere oniriche, tra dramma, commedia e orrore puro, arrivando a un fantastico finale metafisico e poetico, diverso da quello spietato letto nel romanzo.

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Gnà / 21 Maggio 2015 in Dellamorte Dellamore

Tratto dal romanzo di Tiziano Sclavi ( e che poi a ispirato Dylan Dog ) è un film che descriverei particolare… non che non mi sia piaciuto chiariamoci, anzi però è molto diverso dai classici film italiani ( e forse è per questo che mi è piaciuto ) lo fa diventare una piccola perla del panorama horror ( ma è riduttivo chiamarlo così ) italiano, merita quindi un applauso Michele Soavi ( il regista ) per aver diretto questo film troppo snobbato dalla critica.
Bene la interpretazione Ruper Everett ( il cui volto è stato da ispirazione per creare Dylan Dog ) e il divertente e tenero François Hadji-Lazaro ( Gnachi ) per la interpretazione di Anna Falchi stendiamo un velo pietoso… perchè oltre al lato estetico non da nulla al suo personaggio.
Per gli effetti speciali diciamo cosi e cosi ma dato che è una produzione italiana poteva anche essere di peggio, come per quanto riguarda le musiche ma vabbè…
Il finale del film l’ho apprezzato molto perchè è una metafora riflessiva sulla vita.

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