Recensione su Harry a pezzi

/ 19977.6273 voti

24 Ottobre 2013

Il più freudiano e sboccato dei film di Allen.
C’é un pò di Bergman (nella parodia del “posto delle fragole”) e un pò di Roth (il protagonista sembra un redivivo Portnoy).
La vita di Harry Block, scrittore in analisi, ossessionato dal sesso e dai suoi stessi fallimenti, é un affresco di quotidiana disillusione.
Le solite stilettate all’ebraismo a chiusura di dialoghi religiosi (riecco il Bergman del “posto delle fragole”) in puro stile Allen, forbiti e profondi, mai banali.
Un film che forse non destabilizza, come suggerirebbe il filosofico (e semplicisticamente tradotto) titolo originale, ma che non può non rivelarsi genuinamente sincero.
Qualche battuta gustosissima, che non guasta, e parecchie metafore geniali, come quella dell’uomo costantemente “fuori fuoco”.

2 commenti

  1. paolodelventosoest / 25 Ottobre 2013

    sì vero, è il più freudiano e sboccato, però non c’è paragone tra la dolcezza di Allen e la pesantezza pseudo-pornografica di Roth! Il lamento di Portnoy è un libro insopportabile davvero… Molto meglio Pastorale Americana.

  2. hartman / 25 Ottobre 2013

    ovviamente intendevo parodia del Portnoy di Roth..
    a me di Roth piace tutto.. certo il Lamento è pesante come libro, ma nel suo genere è comunque un libro epocale..
    nelle varie biografie e autobiografie di Allen che ho letto non mi sembra di aver mai sentito parlare di Roth, come ispirazione o altro, a differenza di Bergman, onnipresente.. però io ci ho visto un richiamo parodico, ben oltre la normale propensione alleniana per sesso e psicanalisi che si può trovare, più o meno, in quasi ogni film..

Lascia un commento