24 Ottobre 2013 in Harry a pezzi
Il più freudiano e sboccato dei film di Allen.
C’é un pò di Bergman (nella parodia del “posto delle fragole”) e un pò di Roth (il protagonista sembra un redivivo Portnoy).
La vita di Harry Block, scrittore in analisi, ossessionato dal sesso e dai suoi stessi fallimenti, é un affresco di quotidiana disillusione.
Le solite stilettate all’ebraismo a chiusura di dialoghi religiosi (riecco il Bergman del “posto delle fragole”) in puro stile Allen, forbiti e profondi, mai banali.
Un film che forse non destabilizza, come suggerirebbe il filosofico (e semplicisticamente tradotto) titolo originale, ma che non può non rivelarsi genuinamente sincero.
Qualche battuta gustosissima, che non guasta, e parecchie metafore geniali, come quella dell’uomo costantemente “fuori fuoco”.