6 Ottobre 2012 in La morte e la fanciulla

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film claustrofobico, come la gabbia di terribili ricordi della protagonista, una discesa serrata verso gli Inferi dell’abiezione umana.

Polanski ammalia lo spettatore, lo blandisce, e poi non lo soddisfa: insinua e lascia soggiacere un dubbio che non è solo narrativo, ma è soprattutto morale.
Kingsley è fantasticamente ambiguo: è anche merito della sua interpretazione se è impossibile comprendere se il Dottor Miranda è o meno il tremendo aguzzino di cui racconta Paulina.

Come spesso accade nella produzione del regista polacco, gli interni domestici sono personaggi attivi del racconto e, in questo adattamento da una piéce teatrale, ancora una volta, il nido famigliare diventa covo complice di indicibili segreti.

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