Il capitolo più poetico della trilogia / 18 Luglio 2016 in Dead or Alive 2 - Tôbôsha

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Secondo capitolo di una trilogia tenuta insieme solo dai due attori protagonisti e dalla follia di Takashi Miike.
La struttura è grossomodo simile a quella del film precedente, abbiamo un inizio col botto che lascia spazio ad una lunga parte centrale più moderata, fino al climax ad alto tasso di adrenalina. La differenza grossa risiede nel finale vero e proprio, nel primo capitolo abbiamo una (ormai celebre) sequenza irrealistica e grottesca, in questo secondo capitolo invece Miike opta per toni più pacati e sentimentali.
Il film è infatti molto più intimista e poetico del precedente, e forse per questo motivo può essere considerato migliore. A tratti sembra quasi di assistere ad un film di Kitano, con i killer che si rifugiano in una sorta di paradiso terrestre salvo poi tornare, nel finale, al violento mondo d’origine, un po’ come in “Sonatine”. Oppure i flashforward che mostrano il destino dei personaggi come in “Boiling Point”.
Miike, in questo come in tantissimi altri film, dimostra di saper creare pellicole validissime (anche tecnicamente) con pochi mezzi a disposizione, riuscendo a passare attraverso registri antitetici mantenendo sempre una grande credibilità.

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