4 Recensioni su

Dead Man Walking - Condannato a morte

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Grandioso! / 23 Giugno 2022 in Dead Man Walking - Condannato a morte

Grande film!
La storia è crudele di sè, ma tutto il percorso psicologico che si vive, le riflessioni che ti vengono fuori, enfatizzano la pellicola e ti colpisce dentro.
Sono stati girati molti film sul genere ma questo merita una posizione di rilievo: Penn e Sarandon eccellenti. Oscar per lui (meritatissimo). Anche la regia di Robbins è tutto un dire…
Sottovalutato nel tempo ma da recuperare senza dubbio.
8/10.

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Il dolore non ha colori / 9 Ottobre 2017 in Dead Man Walking - Condannato a morte

L’esigenza di conoscere la verità come fondamento divino. È la solita storia: se di errore deve trattarsi, meglio condannare un innocente o liberare un colpevole?
Robbins vuole dimostrare come chi si trovi nel braccio della morte faccia parte di una regione sociale estremamente caratteristica: povera, esiliata e carente culturalmente. Importante,come per il protagonista di “Shawshank Redemption”,sia la pragmaticità la caratteristica più sorprendente della suora. Non il conforto, la compassione, la grazia. La pragmaticità.
Allo stesso tempo il condannato (la faccia di Penn è perfetta) mette in dubbio la scelta di vita della suora. Era necessario farsi suora per fare del bene agl’altri? È stata la scelta giusta? Tutti meritano il bene?
L’eccedere in alcune scene melense, un tono troppo compassionevole ed una serie di musiche struggenti non giovano però al film, il cui carico emotivo è già fortissimo di suo. Lo stile 90′ si evince in ogni fotogramma di pellicola, e no, non è un pregio.
Insomma “Dead Man Walking” è un film coscienzioso, responsabile, che riconosce che il dolore non ha fazioni, che la compassione non deve esser negata a nessuno, ma sopratutto che il bene deve sempre vincere sul male, su qualsiasi male.

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Grande film / 21 Settembre 2017 in Dead Man Walking - Condannato a morte

Matthew Poncelet (Sean Penn) condannato a morte per omicidio e stupro di una giovane coppia, decide di appellarsi ad una suora, Helen Prejean (Susan Sarandon) negli ultimi giorni che gli restano prima della morte. La suora viene a conoscere il condannato e si trova davanti una persona decisamene piena di sé, razzista, arrogante, ma, soprattutto, che professa la sua innocenza, perlomeno per quanto riguarda gli omicidi e lo stupro, in quanto si professa “soltanto” complice. La suora è in qualche modo colpita dall’incontro, e cerca, nonostante nutra inevitabilmente dei dubbi, di far giustizia ed aiutare, anche e soprattutto sotto un punto di vista spirituale, l’uomo. Gli appelli vengono bocciati e bocciati e quando Matt sceglie la suora come suo “consigliere spirituale” avrà il non facile compito di accompagnarlo nei giorni che restano, cercando di liberare l’animo di Matt dall’odio dentro di sé, nell’attesa di un improbabile ripensamento a proposito della pena di morte. Se per il condannato la situazione è pesante, lo stesso e magari anche peggio lo è per la suora, che si trova ad affrontare una situazione di grande delicatezza mai affrontata (ha sempre lavorato per i bambini e le famiglie povere, quindi questa esperienza del tutto nuova non può che coinvolgerla e sconvolgerla): tanto nel rapportarsi con Matt, che comunque mostra di nutrire realmente stima e rispetto per lei, tanto con la famiglia del condannato, che inizialmente si fida poco della donna, tanto che con le famiglie delle vittime, che considerano assolutamente inaccettabile che una persona di chiesa decida di stare, per così dire, “in mezzo”, cercando di portare consolazione tanto al condannato che alle vittime. Il film è molto emozionante, e tratta in modo decisamente intelligente e direi quasi inusuale una tematica molto discussa come quella della pena di morte, del diritto di togliere la vita ad una persona, a prescindere da cosa abbia fatto, dei rapporti umani che si distruggono e della ricerca in qualche modo di una via d’uscita, più spiritual che terrena. Al di là di come uno la pensi, il film vuole far riflettere senza, almeno secondo me, imporre in modo eccessivo un’idea, e questa l’ho trovata una cosa davvero positiva. Il regista Tim Robbins ha fatto davvero un lavoro encomiabile, aiutato da due attori di prim’ordine come Penn e la Sarandon, premiati per questa opera. Per quanto riguarda gli altri attori, da sottolineare la presenza, tra gli altri, di Peter Sarsgaard, R. Lee Ermey (proprio l’ex Hartman) e di un giovane Jack Black. Per me è uno dei film meglio riusciti sull’argomento, e consiglio a chiunque di guardarlo.

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30 Aprile 2012 in Dead Man Walking - Condannato a morte

Decisamente perfetto. Un film forte ma equilibrato, che non si limita a fare propaganda ccontro la pena di morte, ma ne analizza in maniera scientifica e allo stesso tempo empatica la fredda brutalità, e lo fa attraverso il racconto di una suora che assiste un condannato a morte durante le sue ultimo ore.
La suora è Susan Sarandon, moglie del regista Tim Robbins, e il condannato è Sean Penn (che con Robbins dividerà il set di “Mystic River”). Quindi è un cast “di famiglia”, appassionato e in splendida forma (Oscar alla Sarandon, nomination a Penn e Robbins) ed il risultato è un’opera di enorme impatto sociale, uno di quei film che definiremmo perfetti da proiettare nelle scuole (forse adesso nons i fa più..), un film che fa discutere e che propone all’attenzione una tematica delicata esaminandone minuziosamente ogni aspetto, etico e procedurale. La suora si trova divisa tra la logica comprensione del sentimento di vendetta e di odio delle famiglie, così brutalmente private dei loro figli e l’amore che riconosce ad un uomo che cerca il pentimento.
La religione ha il volto di una donna che crede nella redenzione e il peccatore quello di un uomo che deve attraversare il campo dell’arroganza per riconoscersi pentito.
Ogni aspetto del protocollo di morte è preso in considerazione e portato all’attenzione dello spettatore per sottolinearne la gelida e spietata efferatezza.
Un film da non perdere, che ha anche una colonna sonora di prim’ordine con le canzoni di Bruce Springsteen ed Eddie Vedder.

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