Flopwestern in ripresa solo alla fine / 23 Ottobre 2017 in Das finstere Tal
Nonostante la curiosità per la combo “western-Alpi”, il film non soddisfa le aspettative.
Parte lento, troppo. E questa lentezza non sembra essere strumentale al film: forse l’intento era quello di stranire in tutti i modi lo spettatore, come ad esempio lo fanno gli scenari cupi innevati e silenziosi o le facce inquietanti di tutti i personaggi (tra cui l’irriconoscibile protagonista “umano” della serie del Commissario Rex).
Perplime pure la musica un po’ indie un po’ elettrorock che accompagna alcune scene, sicuramente anche piacevole ma in alcuni momenti (come nel caso della scena della violenta resa dei conti ) in completa stonatura col contesto del film.
In ogni caso, ripeto, è imperdonabile la lentezza e la noia della prima ora del film.
Solo nell’ultima mezz’ora (troppo tardi) l’interesse per il film si riaccende, seppur flebilmente, quando inizia a svelarsi con un ritmo (relativamente) più incalzante la trama, per quanto prevedibile.
Quindi, peccato, perchè se sviluppato diversamente e con un altro ritmo, sarebbe stata una pellicola piuttosto godibile, nonostante ruotasse al tema a noi distante della squallida pratica di matrice medievale dello ius primae noctis dei “signori” della valle.
E dopo questa critica piuttosto inflessibile, il motivo per cui dò un risicato 6 è dato dal finale e dal discorso fuoricampo, che culmina in chiusura con una sentenza significativa: “La libertà è un dono che non tutti desiderano ricevere”.

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